Il mondo evolve e con esso le minacce contro i patrimoni degli investitori, specie quelli attenti alla sostenibilità. A meritare una seria considerazione in tal senso è ora l’intelligenza artificiale, una tecnologia ancora agli albori ma il cui potenziale è sempre più chiaro a molte aziende, a prescindere dal settore di appartenenza. Tuttavia, alla discussione circa i benefici dell’AI si affiancano oggi le preoccupazioni circa le conseguenze sull’impatto ambientale, sociale e di governance (Esg) delle società che implementano questa tecnologia nell’attività quotidiana. Ma quali i rischi, nel concreto? Crystal Geng, Asia Esg Research Lead di BNP Paribas Asset Management ne illustra alcuni, mettendo l’accento sulla responsabilità dei gestori patrimoniali in questo contesto.
AI, i rischi Esg per le aziende che ne faranno uso
1. Rischi alla sostenibilità sociale
“Dal punto di vista sociale, l’AI potrebbe lasciare spazio a diversi rischi legati alla sostenibilità” spiega l’esperta. “La protezione dei dati, i bias insiti nell’intelligenza artificiale e problematiche di sicurezza sono temi discussi da molto tempo dai regolatori, dal mondo accademico e dalle aziende. I governi hanno ad esempio istituito alcune linee guida iniziali, come gli AI Principles dell’OECD/G20”. Adottati a maggio 2019, gli AI Principles promuovono un uso innovativo e degno di fiducia dell’intelligenza artificiale, nel rispetto dei diritti umani e dei valori democratici, stabilendo alcuni standard abbastanza pratici e flessibili così da risultare utili anche nei prossimi anni. Secondo Geng, nonostante l’attenzione al tema da parte delle istituzioni, alcune conseguenze di lungo periodo circa la vasta adozione dell’AI da parte delle aziende sembrano tuttavia non essere state ancora considerate. La ricerca The economic potential of generative AI: The next productivity frontier di McKinsey, pubblicata lo scorso giugno, ha cercato di stimare le aspettative delle società in termini di fatturato extra generato grazie al probabile aumento della produttività (del lavoratore e di conseguenza dell’impresa stessa) in seguito all’utilizzo della tecnologia AI nei compiti legati alla conoscenza e al linguaggio. Le cifre sono significative, sull’ordine di 6,1-7,9mila miliardi di dollari l’anno. Se così fosse, “l’AI potrebbe cambiare l’anatomia del lavoro così come lo conosciamo e provocare potenziali dislocamenti” precisa l’esperta. Così, le aziende “potrebbero avere la necessità di formare la propria forza lavoro all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, assicurando al contempo una transizione equa e inclusiva. Prima che policy precise siano poste in essere da parte dei governi, le società sono incoraggiate a condurre una valutazione dei rischi posti al capitale umano, tra cui il potenziale costo di formare nuovamente i propri lavoratori o di compensare inevitabili licenziamenti”. Ma quali i settori più colpiti? Secondo Geng, l’AI potrebbe porre a rischio i comparti legali, assicurativi e di revisione contabile, così come il turismo.
2. Rischi alla sostenibilità della governance
Riguardo la governance, l’esperta di BNPP AM mette in guardia gli investitori circa “la sfida nel determinare l’esposizione di una società all’uso di testi e immagini falsificati dall’intelligenza artificiale e le potenziali conseguenze finanziarie, considerando soprattutto la scarsa regolamentazione”.
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3. Rischi alla sostenibilità ambientale
Quali le minacce alla sostenibilità ambientale? Stando a uno studio dell’Agenzia internazionale dell’energia riportato dalla Harvard Business Review, l’industria legata allo stoccaggio dei dati informatici è attualmente responsabile del 2-3% delle emissioni globali di gas serra. Non solo: l’analisi precisa che il volume dei dati a livello mondiale è destinato a raddoppiare ogni due anni. “Conservare i dati e affinare i modelli e gli algoritmi di AI attraverso ore di formazione è intensivo anche dal punto di vista dell’energia. L’aumento della competizione tra i principali paesi fautori dell’AI e i relativi mercati potrebbe quindi risultare in volumi significativi di gas serra nel corso dei prossimi anni” continua Geng. Inoltre, “gli investitori dovranno valutare le implicazioni dell’AI sull’impronta di carbonio delle aziende in portafoglio, così come le loro modalità per ridurre le emissioni, man mano che queste adotteranno modelli e tecniche di formazione efficienti o cominceranno a riciclare il calore prodotto”.
La responsabilità dei gestori patrimoniali sostenibili
In conclusione, “mentre la materialità finanziaria dei rischi legati alla transizione climatica stanno diventando più chiari, l’approccio Esg alle minacce poste dall’AI è ancora territorio inesplorato per molti investitori”. In questo contesto, si fa quindi più evidente la responsabilità dei gestori patrimoniali, “che dovrebbero ripensare i propri sistemi di rating Esg per incorporare i potenziali rischi-benefici dell’intelligenza artificiale, così da assicurarsi che questa tecnologia non comprometta la credibilità dei prodotti e degli approcci di investimento in ambito di sostenibilità e prendere al contempo vantaggio delle opportunità collegate” aggiunge Geng. “In BNPP AM, aggiorniamo il nostro framework di rating Esg periodicamente per considerare l’evoluzione della sostenibilità a livello globale. I nostri modelli tengono già conto dei rischi Esg legati all’intelligenza artificiale (come la protezione della privacy) nei settori maggiormente colpiti (come l’IT e alcune istituzioni finanziarie). Stiamo cercando di incorporare tale paradigma anche nell’analisi di società operanti nei settori dell’energia e delle utilities, sanitario, dei servizi professionali, dei media e della pubblicità, dell’agricoltura e della protezione ambientale, rivedendo al contempo le regolamentazioni e la ricerca in materia e considerando come interagire con le società in cui investiamo su questo tipo di rischi”.