Ormai giunti ai bilanci di fine anno, anche il premio Nobel per l’economia, Paul Krugman, ha condensato in poche righe due delle storie finanziarie più emblematiche del 2022. “Se siete tra coloro che hanno acquistato Bitcoin o un’altra criptovaluta in prossimità del suo picco lo scorso autunno, avete perso un sacco di soldi. Vi consola sapere che avreste perso una cifra simile se aveste comprato le azioni Tesla? Probabilmente no”, ha scritto Krugman in uno dei consueti editoriali sul New York Times. Non è la prima volta che le storie, pur diverse, di Tesla e Bitcoin vengono avvicinate sotto il comune denominatore del “fenomeno bolla”. Di fatto le sorti di mercato, nel confronto anno su anno, hanno finito con il somigliarsi.
Alla chiusura del 28dicembre, le azioni Tesla risultano quinte in termini di ribasso in tutto l’indice S&P 500, con un rosso del 68%. Il dato aggiornato al 29 dicembre sul Bitcoin, invece, mostra un rosso da inizio anno del -64,88%, mentre il calo subito da Ether risulta pari al -68%. Le automobili e le criptovalute hanno poco in comune, salvo il fatto che per un paio di mesi Elon Musk ha consentito di comprare le Tesla in Bitcoin (salvo poi ‘accorgersi’ dei suoi ingenti consumi energetici). Eppure, per certi versi alcune epopee dei titoli tech sono finite nel mirino degli investitori con approcci abbastanza simili: quelli dell’investimento alimentato dall’aspettativa di un arricchimento rapido. Un pensiero quasi comprensibile, se si considera che, nel solo 2020, il titolo Tesla aveva moltiplicato di quasi otto volte (+700%) il suo valore.
Faang in crisi
Il club dei titoli tecnologici caduti malamente nel 2021 è, però, piuttosto nutrito e non si limita alla creatura di Elon Musk. Le azioni Meta (ex Facebook), con un ribasso del 65,6% sono le settime per ribasso nell’indice S&P 500, dopo il crescente scetticismo sulle capacità di crescita della piattaforma e sulle potenzialità del nuovo corso legato al metaverso (che, nel caso della società guidata da Mark Zuckerberg fatica a decollare). PayPal, altro titolo ipercomprato nella fase pandemica, ha perso il 63% ed è il nono per ribasso da inizio anno. Rispetto al picco del luglio 2021 PayPal ha cancellato il 78% della sua capitalizzazione. Anche Netflix, altra azione simbolo della lockdown economy, si avvia a chiudere l’anno con un rosso clamoroso, nonostante il recupero nella seconda metà dell’anno (-54%). Nella parte conclusiva della classifica per perfomance dei titoli dell’S&P 500 non mancano poi il colosso Amazon (posizione 476 con un calo del 50,9%) e una altro player del nascente metaverso NVIDIA (478esima con un -52%). Le perdite di Alphabet (Google) sono prossime al 40% (430 esima) mentre Apple è il 370esimo “miglior” titolo del listino con un ribasso del -29%. Un indice equipesato dei titoli Faang, l’acronimo dei cavalli rampanti di Wall Street che riunisce Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google, avrebbe subito un crollo del 47,9%, nettamente peggiore rispetto al -35,5% registrato dal Nasdaq composite nello stesso periodo
Analisti e investitori potranno domandarsi se questo drastico ridimensionamento sia più un’opportunità di acquisto o la fine di una bolla speculativa. La risposta, almeno stando ai manuali, sta nella capacità futura di generare utili da parte di queste società. In merito, Krugman ha una visione molto critica sul titolo Tesla, da sempre divisivo su questo punto. “Per essere estremamente redditizia nel lungo periodo un’azienda tecnologica deve stabilire una posizione di mercato che regga anche quando arriva il momento, come sempre accade, in cui la gente non è più così entusiasta dei suoi prodotti”, ha affermato l’economista, “cosa potrebbe accadere per Tesla? Si potrebbe immaginare un mondo in cui gli agganci dedicati alle Tesla siano le uniche stazioni di ricarica ampiamente disponibili, o un mondo in cui le Tesla sono le uniche auto elettriche che i meccanici sappiano riparare. Ma con l’ingresso delle principali case automobilistiche nel settore dei veicoli elettrici, la possibilità di un mondo del genere è già svanita”. Il copione delle altre big tech potrebbe anche essere diverso: ad esempio, nel caso di Meta potrebbe accadere che il metaverso su cui sta investendo miliardi di dollari si rivelerà, con un po’ di perseveranza, una clamorosa opportunità di monetizzazione per la piattaforma.
Le azioni vincenti del 2022
Come ormai evidente da tempo, l’unico comparto che nell’S&P 500 ha potuto veramente festeggiare è stato quello energetico, con numerose compagnie petrolifere fra le prime file dei “vincitori” nel 2022. Due titoli hanno più che raddoppiato il proprio valore: Constellation Energy corp e Occidental petroleum, quest’ultimo titolo è posseduto per circa il 20% dalla Berkshire Hathaway di Warren Buffett – che si avvia a chiudere l’anno con un (piccolo) segno più. Fra gli altri nomi che compaiono in cima alla classifica (quella elaborata in basso è di Slickcharts) spiccano, Marathon Petroleum, ExxonMobil, Schlumberger. Al di là del petrolio, però si guadagna un’ottima posizione da top 10 anche il produttore di pannelli solari First Solar, con una performance del 67,7% da inizio anno.
Di seguito le performance dei titoli dell’S&P 500 da inizio anno alla chiusura del 27 dicembre
S&P 500 Component Year to Date Returns