A Londra le cose sono andate diversamente…
I prezzi delle case sono aumentati mediamente del 3% dall’inizio della pandemia ma – se andiamo invece ad analizzare specificatamente l’andamento dei prezzi del 10 più importanti “Postcode” di Londra – noteremo un calo medio del 10%, secondo uno studio a firma di Astons.
Evidentemente la difficoltà di movimento da parte di investitori stranieri ha penalizzato soprattutto le aree più care della città che da tempo sono diventate difficilmente accessibili dai cittadini londinesi (o solo da pochissimi…).
Anche i canoni di locazione nelle aree più calde della città sono diminuiti mediamente del 25% e si prevede che Londra potrebbe perdere a causa di trasferimento tra “Brexit e covid” fino a 700 mila abitanti (circa il 6,5%% degli attuali abitanti dell’area metropolitana 10.840.000).
C’è di che preoccuparsi?
Secondo me no… sarà necessario attendere qualche mese per la ripresa dei valori e del numero delle transazioni anche in relazione alle restrizioni attualmente (e finalmente aggiungo io) adottate dal governo nonché una “politica vaccinale” molto intensa. Farei inoltre una distinzione tra il mercato immobiliare del Regno Unito e quello specifico di Londra che rappresentano due diversi scenari.
Suddividerei inoltre anche Londra in almeno due aree: quella dei 10 postcode… e le prime aree periferiche che vedranno la ripresa in tempi diversi e comunque entro il 2021.
Anche secondo Mark Ridley, ceo di Savills, il mercato fuori Londra crescerà a una velocità maggiore rispetto alle zone centrali. Brexit probabilmente non inciderà in maniera sensibile – a parte lo scossone iniziale – sulla fiducia degli investitori e risparmiatori nemmeno dal punto di vista economico.
Anche in questo primo mese del 2021 – che di fatto sancisce ufficialmente il primo mese di uscita dalla Comunità europea del Regno Unito – “il numero delle richieste di consulenza sono aumentate”, – ha dichiarato Volpe, ricordando inoltre che poco dopo l’esito del referendum Brexit – vista la minaccia di trasferimento della sede legale e fiscale di molte aziende – il governo britannico aveva risposto con l’abbassamento dell’aliquota sugli utili aziendali dal 20 al 19%.
Il Regno Unito quindi farà di tutto per tenersi ben stretto il business e sicuramente modifiche adottate dal governo non andranno a influire nei rapporti che Uk già stringe con i paesi extra Eu che continuano e continueranno a considerare Londra il principale hub del mondo.
Nonostante, spesso Brexit venga dipinta come la condanna del Regno Unito “all’isolamento”, i singoli paesi Eu stanno adottando misure e norme per rendere – dal punto di vista tecnico/operativo – i meccanismi di business tra i paesi efficienti come prima o anche più di prima. “All’uopo – ha dichiarato Volpe – l’Agenzia delle Entrate ha sancito e autorizzato con risoluzione 7E del 1° febbraio 2021 l’identificazione diretta di società Uk per l’assolvimento dell’Iva”.
Guardando al medio termine, le principali associazioni di categoria locali prevedono un assestamento o una ripresa dei prezzi e del numero delle transazioni già nella seconda metà dell’anno in corso. Bisognerà quindi stringere i denti per qualche mese ancora… Investitori e risparmiatori cercano, infatti, nel settore immobiliare stabilità e sicurezza.
Il “Global real estate transparency index 2020 rankings di Jll” ha posizionato il Regno Unito al 1° posto per quanto riguarda la trasparenza nel settore immobiliare nell’analisi di 99 paesi nel mondo tenendo conto di centinai di fattori. Giusto per capirci, la Germania è al 10° posto, l’Italia al 17°, la Spagna al 19° e Dubai al 36°!
Indicatori fondamentali per valutare la bontà di un investimento immobiliare soprattutto nell’ottica – come è giusto e normale che sia – del medio o lungo periodo.