La romana Villa Medici è una realtà in continua evoluzione che rappresenta un’eccellenza nel campo della ricerca contemporanea e della sperimentazione anche grazie al meraviglioso programma di residenze, che anima un luogo dalle profonde radici storiche e dalla stupefacente bellezza architettonica.
Dal 1803, Villa Medici è sede dell’Accademia di Francia a Roma, istituzione fondata nel 1666 dal ministro francese Jean-Baptiste Colbert con il supporto dell’artista-architetto Gian Lorenzo Bernini. Ogni anno, i vincitori del “Prix de Rome”, protetti dai grandi nobili francesi, erano liberi di esprimere il proprio talento nelle materie di scultura, pittura e architettura, avendo la possibilità di accrescere la loro formazione con disciplina e rigore, realizzando copie di opere antiche e rinascimentali. Prima di trovare dimora presso Villa Medici, l’Accademia aveva visto diverse sedi: dalla modesta abitazione vicino a Sant’Onofrio sul Gianicolo fu trasferita a Palazzo Caffarelli (1673), poi a Palazzo Capranica (1684) e, infine, a Palazzo Mancini (1725), in via del Corso. Nomi di alcuni dei borsisti illustri sono ad esempio François Boucher, Pierre Subleyras, Jean-Honoré Fragonard, Jacques-Louis David, Hubert Robert e Jean-Antoine Houdon. Con il trasferimento a Villa Medici, l’Accademia di Francia è passato sotto la tutela dell’Institut de France e ha iniziato ad aprire le porte alle arti invitando a partecipare come borsisti anche musicisti e incisori.
Nel 1961, il pittore Balthus fu nominato direttore di Villa Medici. La sua presenza rappresentò una svolta per l’Accademia, che vide un importante restauro dell’edificio e l’apertura delle sue porte ai romani. La cerchia dei borsisti inoltre si ampliò a scrittori, cineasti, fotografi, scenografi, restauratori di opere d’arte e storici dell’arte, invitati a soggiornare all’interno della struttura per un periodo massimo di due anni.
Villa Medici oggi
L’Accademia di Francia a Roma oggi organizza svariate attività fra cui mostre, concerti seminari. Le sue tre missioni principali sono: ospitare artisti, creatori e storici dell’arte di alto livello in un programma di residenza annuale o per soggiorni più brevi. La seconda sfida di Villa Medici è quella di realizzare un programma culturale e artistico che interessi tutti i campi dell’arte rivolgendosi an un vasto pubblico. Infine, l’istituzione ha l’obiettivo di conservare, restaurare e far conoscere il patrimonio architettonico e paesaggistico e le collezioni dell’Accademia.
Il direttore di Villa Medici è Sam Stourdzé, ex borsista dell’Accademia nel 2007 nella sezione cinema. Stourdzé può essere considerato uno specialista dell’immagine contemporanea e delle relazioni fra arte, fotografia e cinema oltre che curatore di numerose mostre e autore di molte opere di riferimento. Nel 2020 Stourdzé è divenuto direttore di Villa Medici sviluppando il suo progetto attorno all’idea di mobilità artistica e sociale.
“Restituire l’incanto a Villa Medici”
Uno dei progetti più significativi promossi dall’attuale direttore, avviato nel 2022 e attivo fino al 2025 è “Restituire l’incanto a Villa Medici”. Si tratta di un vasto progetto di riallestimento e di arredo interno alla Villa con lo scopo di promuover il design contemporaneo e l’artigianato in dialogo con il patrimonio di Villa Medici. Nomi di rilievo internazionale sono stati chiamati per la direzione artistica del progetto, coinvolgendo anche designer contemporanei e portando questo luogo a un dialogo fra storia e modernità.
Il “reincanto” si divide in tre capitoli. Il primo, del 2022, è quello dei saloni storici, che vede il riallestimento dei 6 saloni di rappresentanza situati a piano terra in collaborazione con Fendi e Mobilier national sotto la direzione di Kim Jones e Silvia Venturini Fendi.
Il secondo capitolo, svolto nel 2023, si interessa alle camere storiche, gli appartamenti del cardinale Ferdinando de Medici (che acquistò la Villa nel 1576) e le due camere storiche adiacenti, che hanno visto la ristrutturazione da parte dell’architetta, designer e scenografa India Mahdavi, con un progetto che rivisita gli spazi nel rispetto dell’arredamento d’epoca presente nella villa aggiungendo contemporaneità e colore.
Il terzo e ultimo capitolo si concentra sulle camere degli ospiti. Qui, 9 camere situate nell’edificio storico verranno riallestite attraverso 3 bandi rivolti a designer, architetti e artisti contemporanei in team con artigiani d’arte con il sostegno della Fondazione Bettencourt Schueller, impegnata da 20 anni nel settore dei mestieri d’arte.
II vincitori del primo bando di progetti cono stati Gaëlle Gabillet e Stéphane Villard (Studio GGSV) & Riccardo Cavaciocchi (Paper Factor) e Matthieu Lemarié con la Camera Fantasia. Il secondo bando di progetti è stato vinto invece vinto con Il cielo in una stanza da Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto con Patrizia Mian e con Pars pro toto da Eliane Le Roux, Miza Mucciarelli, Terre di Sciara e Pietro Spoto.
Il terzo bando di concorso resterà aperto fino al 6 Dicembre 2023 con il supporto do Fondazione Banque Populaire, Maison Treca e EDIT Napoli.
Mostre in corso
Per quanto riguarda invece il programma culturale legato alle mostre, Villa Medici ha inaugurato il 13 ottobre l’esposizione “Storie di Pietra, sulle tracce di Roger Caillois”, aperta fino al 14 gennaio 2024.
La mostra è stata curata da Jean de Loisy e Sam Stourdzé e racconta il tema della “pietra” con sguardo affascinante. La mostra ha beneficiato dei prestiti di oltre 70 istituzioni e raccoglie quasi 200 opere, dal più antico minerale terrestre risalente a 4,4 miliardi di anni fa fino all’ultimo minerale creato dall’artista contemporanea Agnieszka Kurant, la Sentimentite.
Il percorso espositivo si articola in dieci sale passando per la vecchia cisterna della Villa, arrivando negli appartamenti del Cardinale Ferdinando de’ Medici per concludersi nell’atelier Balthus.
Questa mostra mette in risalto sotto un punto di vista completamente nuovo e sfaccettato il ruolo della pietra all’interno della vita dell’uomo, sottolineando le suggestioni che questi minerali hanno suscitato negli artisti nel corso delle epoche, quel “gioco” che fin da bambini nasce spontaneo nell’osservare le forme dei sassi riconoscendo all’interno di essi delle forme e sollecitando le nostre fantasticherie. Le pietre portano in sé la storia e l’antichità, i misteri del passato e questo ha sempre esercitato un fascino sull’essere umano spingendolo alla fase contemplativa. Queste presenze silenziose hanno influenzato artisti di ogni epoca. Lo scrittore surrealista Roger Caillois descrive così il suo rapporto con i minerali: “Più di una volta mi è capitato di pensare che fosse opportuno guardare alle pietre come a una sorta di poesia”. La mostra è accompagnata dalle parole dello scrittore che ci descrive come questi minerali rappresentino che connette la profondità della natura all’opera d’arte.
Le suggestioni che queste pietre hanno suscitato negli artisti di tutte le epoche ci permettono di misurare fino a che punto i nostri pensieri, i nostri miti, le nostre proteste e, talvolta, anche le nostre inquietudini abbiano beneficiato della loro vicinanza. Vi dialogano riuniti, al di là delle contingenze della storia, pietre ai margini dei sentieri e cristalli ambiti, pietre votive, semplici rovine o armi dei deboli per difendersi dai potenti, oggetti di studio scientifico, di contemplazione romantica.E tra gli uomini, dalle società megalitiche ai grandi nomi della modernità, troviamo Auguste Rodin o Giuseppe Penone, Charlotte Perriand o Antonio Tempesta, Tatiana Trouvé o facteur Cheval; tutti, ispirati dai loro misteri sedimentati, sono gli araldi di questa vasta narrazione.
I notevoli esemplari minerali della collezione di Caillois costituisce il prologo di questa mostra. Accompagnata dalla prosa dello scrittore, l’esposizione è il romanzo di questa frequentazione continua che rivela come questi minerali occupino una posizione decisiva intermedia tra il capriccio della natura e l’opera d’arte.
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