Le nozze Mps-Bper sarebbero accolte con favore sia dal Tesoro (che controlla Mps per circa il 64%) sia dai principali azionisti di Bper (Unipol e Fondazione di Sardegna)
Le indiscrezioni diffuse dalla stampa ruotano intorno a un’operazione “spezzatino”, con una parte degli sportelli ceduti a Mediocredito Centrale e una parte a Unicredit
Si aprono i cantieri del terzo polo bancario italiano, con i rumors sulle nozze Mps-Bper che continuano a far brillare Piazza Salimbeni in Borsa. Dopo aver chiuso la seduta del 6 giugno in rialzo del 5,01%, la banca senese prosegue il suo rally con un ulteriore guadagno del +1,26%. Meno entusiasmo nei confronti di Bper, che incassa un -0,20%. Inizia a circolare intanto l’ipotesi “spezzatino”, con gli analisti di Equita che avvertono come una simile operazione sarebbe in ogni caso accompagnata “da un certo rischio di esecuzione”, viste le dimensioni relative dei due istituti.
I rumors sul matrimonio Mps-Bper
Stando a quanto riportato da Repubblica negli scorsi giorni, citando due fonti finanziarie, i tempi della possibile operazione di fusione tra Mps e Bper “non sono maturi” ma “c’è ancora un anno e gli astri si vanno allineando”. Anche perché, rassicura il quotidiano, l’aggregazione sarebbe vista con favore sia dal Tesoro (che controlla Mps per circa il 64%) sia dai principali azionisti di Bper (Unipol e Fondazione di Sardegna). L’istituto guidato da Piero Luigi Montani continuerebbe così la sua crescita per vie esterne, dopo l’integrazione delle filiali ex Ubi e Carige. Ma non acquisirebbe l’intero perimetro di Mps. Le indiscrezioni ruotano intorno a un’operazione “spezzatino”, con una parte degli sportelli ceduti a Mediocredito Centrale e una parte a Unicredit, che sarebbe disposta ad acquisire in particolare una fetta delle filiali venete di Montepaschi, vale a dire quelle dell’ex Banca Antonveneta e della Banca agricola mantovana.
Le tempistiche dell’operazione
“L’articolo non indica le tempistiche di una potenziale operazione, che tuttavia sarebbe ragionevolmente ipotizzabile dal 2024”, commentano gli analisti di Equita. “Nonostante l’efficace processo di turnaround di Mps, riteniamo che un’eventuale operazione si caratterizzi per un certo rischio di esecuzione” viste le dimensioni relative dei due istituti, avvertono. “Riteniamo tuttavia credibile che un deal di questo tipo possa trovare il supporto del primo azionista Unipol, che potrebbe in questo modo espandere ulteriormente il network bancassicurativo”, aggiungono infine. Precisando che prima sarà necessario definire i rapporti con Axa, attuale partner di Mps (fino al 2027) e che secondo le indiscrezioni avrebbe un’opzione put da 1 miliardo di euro.
Le dichiarazioni di Lovaglio
Ricordiamo che a evocare per primo il terzo polo bancario fu lo stesso Luigi Lovaglio. “Credo che per la posizione che riveste nel sistema e per i suoi 550 anni di storia, Mps debba e possa partecipare con un ruolo importante alla costruzione di quel terzo polo bancario italiano di cui si parla da tempo”, aveva dichiarato l’amministratore delegato di Rocca Salimbeni in un’intervista rilasciata a Repubblica la scorsa settimana; annunciando che il processo potrebbe iniziare “entro l’anno”, ma non indicando alcuna preferenza sui possibili partner. Esclusa la partecipazione di Banco Bpm. “Non abbiamo alcuna intenzione di perseguire un progetto di aggregazione con Monte dei Paschi di Siena”, ha ribadito il presidente Massimo Tononi a margine dell’assemblea di Banca d’Italia. “Abbiamo una strategia stand alone che ha consentito di conseguire risultati davvero positivi e con cui contiamo di creare molto valore per i nostri azionisti futuri”.