- Trump: “La guerra in Ucraina potrebbe finire entro poche settimane. Incontrerò presto Volodymyr Zelensky, siamo vicini a un accordo sui minerali”
- Cinque settori potrebbero trarre vantaggio dalla ricostruzione: infrastrutture e costruzioni, energia, banche e assicurazioni, agricoltura e fertilizzanti, acciaio e metallurgia
La guerra in Ucraina potrebbe finire “entro poche settimane”, ha dichiarato lunedì il presidente americano Donald Trump in un incontro alla Casa Bianca con il suo omologo francese Emmanuel Macron. “Vedrò Volodymyr Zelensky questa settimana o la prossima, siamo vicini a un accordo sui minerali”, ha aggiunto il tycoon, alzando il velo anche su un incontro con Vladimir Putin. “Ci sarà presto”, ha promesso il repubblicano. A esattamente tre anni dall’inizio del conflitto russo-ucraino, mai come adesso si ha la sensazione di essere davanti a una svolta. Ma Mosca e Kyiv appaiono in realtà ancora molto lontane.
La fine della guerra in Ucraina è davvero vicina?
Come approfondito dall’Ispi in occasione del terzo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, i negoziati ufficiali di pace non sono ancora iniziati. Quella attuale è infatti una fase di “prenegoziati”. Sulla scia del ritorno di Trump e di una stanchezza crescente delle rispettive popolazioni, Ucraina e Russia hanno progressivamente manifestato una certa apertura su questo fronte. “A fine novembre Zelensky aveva dichiarato di voler chiudere la fase calda della guerra in cambio dell’adesione immediata dell’Ucraina non occupata alla Nato, dicendo peraltro di essere pronto a incontrare Vladimir Putin (nonostante nel 2022 avesse firmato un decreto che vieterebbe negoziati diretti con Putin)”, ricorda l’istituto per gli studi di politica internazionale. “Dal canto suo, a dicembre il presidente russo aveva affermato di essere disposto a negoziare con Zelensky solo dopo elezioni che ne certificassero la legittimità, salvo poi ritrattare a gennaio, quando ha aperto a un colloquio con Trump”.
Le ultime mosse di Trump sulla guerra in Ucraina
L’insediamento del tycoon alla Casa Bianca ha aggiunto nuove variabili. In una telefonata di metà febbraio, Trump e Putin hanno concordato di avviare negoziati “immediati” per porre fine alla guerra in Ucraina. Poi, la scorsa settimana si sono tenuti a Riad, in Arabia Saudita, i colloqui tra alti funzionari di Stati Uniti e Russia: sul tavolo non solo le relazioni tra Mosca e Washington ma anche i negoziati per una chiusura del conflitto. Il punto però, come anticipato in apertura, è che Mosca e Kyiv appaiono ancora molto distanti. “Con la prima che non sembra intenzionata a fare alcuna concessione alla seconda”, scrive l’Ispi. “Toccherà a Trump fare pressione perché le due parti giungano a un compromesso, anche se per ora il presidente Usa si sta rivelando più accomodante verso le ragioni della Russia”, aggiunge l’istituto.
La ricostruzione dell’Ucraina costerà 486 miliardi
Intanto, l’ipotesi di un cessate il fuoco apre al tema della ricostruzione dell’Ucraina. La Banca Mondiale aveva stimato lo scorso anno che sarebbero necessari 486 miliardi di dollari tra il 2024 e il 2033. E che sarà “ad alta intensità di materie prime, in particolare di acciaio e cemento”. Per Finint Private Bank è evidente che alcuni settori economici rappresentati negli indici dei mercati internazionali potrebbero trarre vantaggio dalla ricostruzione, ovvero:
- infrastrutture e costruzioni;
- energia;
- banche e assicurazioni;
- agricoltura e fertilizzanti;
- acciaio e metallurgia.
Il settore delle infrastrutture e costruzioni “sarà il fulcro della ricostruzione”, scrivono gli analisti di The Lighthouse, il nuovo ufficio studi di Finint Private Bank. “La distruzione di strade, ponti, ferrovie, aeroporti e infrastrutture civili ha generato una domanda senza precedenti di macchinari pesanti, materiali da costruzione, servizi di ingegneria, tecnologie di rete e manodopera specializzata. La priorità sarà ripristinare le infrastrutture essenziali per il flusso di aiuti, merci e persone, seguita dalla ricostruzione delle aree urbane e residenziali”, aggiungono.
Sottolineando tra l’altro come il conflitto abbia devastato le infrastrutture energetiche ucraine, aprendo all’opportunità di modernizzare il settore, anche sul fronte delle rinnovabili. Il comparto finanziario sarà invece fondamentale per finanziare la ricostruzione, facilitare i pagamenti e gestire i rischi associati ai progetti. “In questo settore, le aziende dei paesi confinanti che già avevano relazioni di affari prima della guerra saranno favorite”, sostiene Finint Private Bank. Essendo poi l’Ucraina una nazione agricola, il settore dell’agricoltura e dei fertilizzanti potrebbe a sua volta trarre vantaggio dalla ricostruzione. Senza dimenticare infine l’acciaio, che sarà essenziale per la ricostruzione delle infrastrutture e dell’industria manifatturiera, conferma la banca private.
Come investire nella ricostruzione dell’Ucraina
“Gli acquisti di singoli titoli o tramite Etf o futures sulle materie prime saranno sicuramente favoriti”, dichiara Saverio Berlinzani, senior analyst di ActiveTrades intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell, la trasmissione di We Wealth in onda ogni lunedì mattina per fare il punto sui mercati finanziari e gli appuntamenti macroeconomici della settimana. “Quindi è chiaro che una piccola parte del portafoglio potrebbe essere destinata ad acciaio, cemento, ma anche rame e alluminio per le reti elettriche e macchinari edili”, aggiunge. Ricordando però il sano principio della diversificazione. “Il 2025 può essere un anno estremamente incerto, quindi prima di fare investimenti di un certo peso occorre mantenere una certa attenzione. Potrebbe essere l’anno della correzione dei mercati azionari, rimanere liquidi potrà essere profittevole successivamente”, suggerisce l’esperto.