L’Unione Europea si prepara a una chiusura ravvicinata del conflitto in Ucraina, sotto la spinta impressa dalla presidenza Trump. Martedì 18 febbraio è in calendario il primo incontro diretto fra le rappresentanze di Stati Uniti e Russia, che dovrebbe preparare il terreno per il vertice fra i presidenti Putin e Trump. “Penso voglia smettere di combattere. Lo vedo. Ne abbiamo parlato a lungo e duramente”, ha dichiarato il presidente americano, riportando l’esito della sua telefonata con il leader russo. Questa sterzata nella politica estera, ha sottolineato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, mette l’Europa da parte nel processo di pace e la stessa Ucraina in secondo piano: “Alcuni giorni fa”, ha dichiarato nel fine settimana, “il presidente Trump mi ha parlato della sua conversazione con Putin: non ha mai menzionato che l’America avesse bisogno dell’Europa al tavolo e questo dice molto”.
Per gli investitori, che hanno osservato sui mercati azionari europei il chiaro segno del riarmo per fare fronte agli impegni minimi della NATO e ricostituire gli arsenali dopo gli aiuti all’Ucraina, la fine del conflitto sul terreno potrebbe avere più di un’interpretazione. Dagli incontri informali dei leader europei, sembra emergere in modo piuttosto chiaro che gli investimenti sulla difesa proseguiranno, a prescindere da come verrà scritto l’accordo di pace fra Russia e Ucraina.
A testimoniare questa azione di supporto è la chiara volontà di superare i vincoli di bilancio europei per consentire maggiori investimenti nel settore, senza per questo dover sacrificare altre spese. Il commissario europeo agli Affari Economici, Valdis Dombrovskis, ha confermato che lo scorporo degli investimenti in difesa dal calcolo del deficit è il tema caldo dell’incontro dell’Ecofin del 18 febbraio: “Come Commissione Europea lavoriamo per assicurare più flessibilità sulle spese in difesa”, ha dichiarato Dombrovskis, “è chiaro che ci dobbiamo muovere molto rapidamente, quindi sulle modalità con cui sbloccare questa flessibilità addizionale ci attendiamo di lavorare nelle prossime settimane”.
La corsa dei titoli azionari del comparto difesa è proseguita già lunedì, quando era sotto i riflettori l’incontro organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron all’Eliseo, con un gruppo ristretto di leader riuniti per discutere la strategia europea in vista della risoluzione accelerata in Ucraina. Al summit ha partecipato anche il premier britannico Keir Starmer, che poche ore prima aveva affermato che il Regno Unito sarebbe pronto a schierare truppe sul terreno, se necessario, per garantire la sicurezza dell’Ucraina dopo la fine delle ostilità.
Investire, ancora, sulle azioni della difesa?
Nell’ultima settimana, al 17 febbraio, l’indice settoriale europeo Stoxx Defence ha guadagnato ancora terreno con un rialzo superiore all’8%, a fronte di un progresso dell’1,5% per l’indice generale Stoxx 600. Gli investitori non sembrano collegare affatto l’avvicinamento della pace in Ucraina a un rallentamento delle prospettive di riarmo.
“Nonostante un accordo di pace, il contesto geopolitico non permetterà una riduzione della spesa militare nel breve e medio termine. L’Ucraina, anche in assenza di conflitto attivo, avrà comunque bisogno di solide garanzie di sicurezza, e la sua difesa dipenderà in gran parte dal supporto occidentale”, hanno commentato a We Wealth Carlo De Luca e Alessio Garzone, Responsabile Asset Management e Portfolio manager di Gamma Capital. “Paradossalmente, l’eventuale cessazione delle ostilità non dovrebbe interrompere la crescita del settore della difesa, ma piuttosto consolidarne la traiettoria di lungo periodo” con “un flusso costante di ordini per le principali aziende del comparto”.
“La dichiarazione della Commissione Europea sull’attivazione della clausola di salvaguardia per incrementare la spesa militare”, hanno aggiunto i due gestori, “è un chiaro segnale che il ciclo di investimenti nella difesa non è legato esclusivamente alla guerra in Ucraina, ma è diventato una priorità strategica per l’Europa”.
Nei mesi scorsi, We Wealth ha aggiornato a più riprese la prosecuzione di un rialzo poderoso su un pugno di titoli collegati alla produzione di armamenti, come la tedesca Rheinmetall, specializzata in mezzi corazzati, che da inizio 2025 ha visto un altro rialzo del 56%, e l’italiana Leonardo (+34%).
“I titoli chiave hanno visto nuovi massimi, confermando il sentiment positivo e la crescente domanda da parte degli investitori. In questo contesto, la nostra selezione si concentra su aziende con solido backlog e visibilità sugli ordini futuri”, hanno dichiarato Garzone e De Luca. “Tra queste, Leonardo, che continua a beneficiare della sua esposizione alla difesa elettronica e all’aerospazio, e Rheinmetall, leader nei veicoli corazzati e nei sistemi avanzati di difesa terrestre. Anche Safran rimane un nome di riferimento, grazie al suo ruolo strategico nel comparto aerospaziale e nella fornitura di componenti per la difesa”.
Difesa, ma anche ricostruzione
Ma oltre alle armi e alla difesa dell’Ucraina post-conflitto, gli analisti finanziari guardano anche al potenziale della ricostruzione. “Secondo le stime riportate, il costo totale per ricostruire le infrastrutture del paese potrebbe raggiungere i 500-800 miliardi di euro, con un fabbisogno finanziario che sarà coperto attraverso una combinazione di fondi UE, prestiti internazionali e capitali privati”, afferma Gamma Capital. “Questo creerà un forte impulso al settore infrastrutturale, con diverse società europee ben posizionate per beneficiare della fase di ricostruzione. Tra queste, Webuild, Heidelberg Materials, HOCHTIEF, Saint-Gobain, Thyssengrupp e Vinci avranno un ruolo centrale nella ricostruzione delle reti di trasporto, delle infrastrutture energetiche e delle abitazioni”.
Se la pace in Ucraina accelera, i mercati non vedono un disarmo, ma piuttosto una nuova fase strategica in cui sicurezza e difesa restano priorità centrali per governi e investitori.