Manifattura Carlo Ginori di Doccia, Firenze, metà ‘700. In piena epoca dei lumi, il marchese Carlo Andrea Ignazio Ginori rese tributo all’antica Roma con la rara serie dei dodici Cesari, come sarà nota ai posteri. Tra questi spicca il Busto dell’imperatore Claudio, uno dei tesori nascosti scovati dall’occhio esperto di Alberto Vianello, Capo dipartimento Porcellane e Maioliche di Pandolfini Casa d’Aste. Custodita gelosamente dal suo proprietario, del suo valore gli eredi non avevano contezza quando nel 2020 tornò sul mercato dopo oltre 50 anni, attirando l’attenzione dello Stato italiano e l’interesse del Museo Ginori, della cui collezione fa oggi parte. Un evento insolito, nell’ambito dell’arte ceramica: ma chi sono i collezionisti più attivi? Quali i trend di mercato?
Come si compone il collezionismo di maioliche e porcellane di pregio?
“Si tratta di una nicchia frequentata da colti collezionisti e antiquari di lunga esperienza e profonda passione. Tanto che è sufficiente un singolo acquirente per influire sull’andamento del mercato. Seppur meno dinamico nei volumi, oggi questi manufatti mantengono valutazioni stabili per gli oggetti di grande qualità, grazie a un pubblico esigente e sempre alla ricerca di opere d’eccezione”.
Quali le più desiderate?
“Per quanto riguarda la porcellana, il mercato italiano è meno vivace rispetto a Francia e Germania, dove le manifatture reali di Sèvres e Meissen hanno contribuito a un maggiore apprezzamento per questi oggetti. Di produzione italiana sono gli esemplari di porcellana Medici, prodotti a Firenze a fine Cinquecento: ne sono sopravvissuti circa 70, introvabili sul mercato e dal valore inestimabile. Le maioliche, invece, affascinano maggiormente i collezionisti italiani, grandi imprenditori dal gusto antiquario in primis. Tra i manufatti più ambiti troviamo la produzione della prima metà del
‘500, ma oltre all’epoca di realizzazione sono cruciali provenienza e stato di conservazione”.
Quali fattori incrementano il pregio di questi manufatti?
“Sicuramente dettagli come stemmi araldici (con valutazioni maggiorate fino al 30%) o firme, in particolare quella del noto pittore Xanto Avelli, le cui opere sono generalmente stimate a partire dai
50mila euro. Valori che riflettono non solo la rarità degli esemplari più importanti, ma anche la straordinaria maestria dei ceramisti, data la complessa realizzazione e l’elevato rischio di deformazioni e rotture durante le fasi di cottura, specie per i manufatti di diametro superiore ai 40 cm, i più rari e ambiti dai collezionisti. Più semplici (e comuni) gli oggetti di 20-25 cm”.
Veri e propri tesori da collezione, quindi, più che di semplice arredo. Come vengono valorizzati da Pandolfini?
“Dedichiamo numerose aste a questo mercato. Tra cui il fiore all’occhiello del dipartimento, l’appuntamento autunnale riservato ai manufatti di maggior pregio. Per noi, l’obiettivo è sempre il medesimo: proporre oggetti di estrema qualità”.
Bastano occhi esperti, per riconoscerli?
“Meglio le mani. Anche solo dal peso di un oggetto si riconoscono falsi e problematiche”.
L’esperto
Alberto Vianello, Capo Dipartimento Mobili e Oggetti d’Arte, Porcellane e Maioliche, Sculture
Nato e cresciuto a Venezia, Alberto Vianello inizia il proprio percorso nel mondo dell’antiquariato e delle aste collaborando con Semenzato. Dal 2014 lavora con Pandolfini Casa d’Aste a Firenze, dove dirige i dipartimenti di Mobili e Oggetti d’Arte, Porcellane e Maioliche e quello di Sculture dal XIV al XIX secolo.
Mail: [email protected]
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Articolo tratto dal numero di dicembre 2024 del magazine We Wealth. Abbonati qui.
In copertina: Courtesy Pandolfini Casa d’Aste