“Quella che stiamo vivendo è una distorsione di breve periodo e porterà a un processo irreversibile”, affermano gli esperti di Raiffeisen Capital Management, tra le prime società di investimento in Austria a sottoscrivere i sei principi delle Nazioni Unite sugli investimenti responsabili. L’esclusione dai portafogli di chi non rispetta determinati criteri etici e sostenibili, quindi, non basta più e trasparenza e engagement diventano imprescindibili.
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Cambio di filosofia: dall’esclusione all’inclusione
L’invasione russa in Ucraina e le sanzioni conseguite hanno costretto diversi paesi, soprattutto in Europa, a interrompere le importazioni di gas da Mosca. Mentre i governi, temendo già l’avvicinarsi del prossimo inverno, si adoperano nella ricerca di fonti di energia alternative (aprendosi anche alla possibilità di ricorrere alla riapertura delle centrali a carbone, come nel caso italiano), l’urgenza della transizione green si fa sempre più sentire. Così, il contesto attuale potrebbe trasformarsi in opportunità. Come coglierla? Evitando la partecipazione al ‘male’ e cooperando contestualmente per il ‘bene’. Sono questi i due principi perseguiti in Raiffeisen Capital Management che guidano, oggi più che mai, il cambiamento. L’evoluzione continua delle normative ha permesso a diverse società di dichiararsi sostenibili grazie ai criteri di esclusione attuati nei loro portafogli. Un parametro di giudizio utile, ma non sempre efficace. Secondo gli esperti, è necessaria una ricerca attiva, al fine di individuare e includere in portafoglio coloro che riescono a distinguersi per i propri comportamenti virtuosi e che hanno fatto della sostenibilità un credo.
Le 3 strategie di Raiffeisen
Sono tre le strategie individuate dagli esperti di Raiffeisen Capital Management che, interagendo, costituiscono un prerequisito per una corretta gestione degli investimenti sostenibili.
Il primo passo (anche in senso cronologico) per un approccio responsabile prevede l’esclusione di pratiche commerciali controverse. L’attenzione alla formazione dell’opinione, al posizionamento etico e alla prevenzione dei rischi reputazionali è il punto da cui partire.
In secondo luogo, è necessario integrare la ricerca Esg nella valutazione delle aziende e nella selezione dei titoli. Un processo applicabile anche dalle autorità locali dei singoli Stati, in qualità di emittenti di strumenti di debito. “L’obiettivo di questo approccio è quello di integrare la ricerca Esg nel processo di investimento e di migliorare il rapporto rischio e rendimento del portafoglio”, affermano gli esperti.
Infine, la terza fase del processo di investimento fa riferimento al concetto di ‘sostenibilità integrativa‘. Engagement è la parola chiave: “è necessario anche un sostegno al cambiamento nel senso della generazione di un impatto socio-economico, influenzando il comportamento delle aziende, delle organizzazioni e anche dei consumatori”, commentano gli esperti. Questi impatti potrebbero anche essere al di fuori degli obiettivi di rischio e rendimento di un portafoglio, ma non dovrebbero violarli. “Solo attraverso il dialogo con le imprese si può perseguire in modo credibile la visione di un ‘doppio rendimento’, spesso postulato”.
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