Refik Anadol “Machine Hallucinations: nature dreams”, König Galerie, Berlin, 2021
È arrivato dicembre e sembra proprio che siamo sopravvissuti a quel concentrato di fiere, mostre e aste che temevamo. Un ingorgo di quasi due anni consumato in tre mesi. Io ho saltellato tra Art Basel, Miart, Frieze e Frieze Master, 1:54 Contemporary African Fair, Artissima, Paris Photo. Aste a Londra e a Milano. Mostre qui e là, presentazioni di libri e performance.
Ho visto molto. Sognato e ragionato. Pensato e parlato. Perché si sa, sono molte le parole intorno all’arte. Forse più che le opere stesse.
Refik Anadol “Machine Hallucinations: nature dreams”, König Galerie, Berlin, 2021
Ma poiché l’arte è energia infinita, in perpetuo movimento, proprio quando pensavo di aver visto molto e ragionato parecchio, mi sono imbattuta, quasi per caso, nella König Galerie di Berlino, un tempio per gli amanti dell’arte contemporanea, anzi nello specifico una vecchia chiesa degli anni Sessanta, in stile brutalista (e forse un po’ brutale) trasformata in galleria d’arte: la chiesa di St Agnes. Nel weekend, la coda per visitarla sembra quella dei Musei Vaticani. Scorre lenta per tutto un isolato e naturalmente è composta in maggioranza da giovani sotto i 40. Ma non è vietata ai più grandi!
L’artista che crea tutta questo ingorgo è Refik Anadol, sua la mostra, Machine Hallucinations: nature dreams, allestita fino al 17 dicembre sulla torre esterna, all’ingresso e soprattutto nello spazio sorprendente ricavato, a mezza altezza, nella navata centrale della chiesa. Sulla gigantesca parete di fondo, un’opera digitale che trasporta in un nuovo mondo di energia, colore e trasformazione. Una realtà alternativa e dinamica. Una scultura di dati che prende forma da pigmenti dinamici derivati dalla natura, poi rielaborati digitalmente. Esperimenti di realtà sinestetica basati su algoritmi GAN sviluppati dall’intelligenza artificiale e dalla fluidodinamica. La sola spiegazione della tecnica destabilizza già molte delle nostre certezze.
Refik Anadol “Machine Hallucinations: nature dreams”, König Galerie, Berlin, 2021
Anadol è un pioniere della digital art crypto collezionabile. Nel 2021 ha creato il suo primo Nft di un’opera digitale immersiva (il prezzo di quelle esposte da König varia da 80.000 dollari per i video ai 350/500,000$ per i 2 Nft). Il fine è quello di creare un’esperienza multisensoriale (anche attraverso il suono) che esalta e commemora la bellezza del pianeta in cui viviamo. Un’esplorazione continua di dati raccolti da archivi digitali e risorse pubblicamente disponibili (come i nostri Instagram). Un universo basato sulla catalogazione della memoria visiva collettiva (spazi, natura e ambienti urbani). Milioni di ricordi fotografici rielaborati, anche in tempo reale, come accade nell’opera specificamente realizzata per la torre esterna di St Agnes, “Winds of Berlin” dove le immagini sono raccolte dalla città in movimento nel presente.
Tutte le foto sono courtesy Chiara Massimello
L’artista turco americano (nato nel 1985 a Istanbul), insieme al suo studio composto di artisti, architetti, data scientist e ricercatori provenienti da diversi paesi del mondo, elabora milioni di immagini con modelli di classificazione di intelligenza artificiale creando poi differenti categorie tematiche e diversi contesti semantici. Non è la sintesi degli elementi ad interessarlo, ma la creatività artistica che si genera in questo nuovo cosmo ipnotico e latente. Una realtà dinamica e alternativa che mette in relazione nuove tecnologie media, architettura, scultura e design.
Il risultato è straordinario, coinvolgente e affascinate. La luce e il movimento catturano lo sguardo e le emozioni. È il presente che diventa futuro. Il colore che diventa materia. L’energia che trasforma ogni cosa. E diventa chiaro come una generazione cresciuta tra computer, portatili, tecnologia, app e ora intelligenza artificiale non possa non rispecchiarsi in quest’arte, non possa non amarla e quindi acquistarla.
Si potrebbe cominciare un lungo discorso sul significato dell’arte, sui Non-Fungible Token (NFT), sul digitale e i suoi artisti, forse anche sulle criptovalute, ma alle fine credo che il primo vero passo da fare sia uno sforzo di comprensione. Non porsi davanti all’arte digitale e ai media artist come dei reazionari di un secolo passato, impauriti dalle novità e dai cambiamenti, ma lasciare la mente libera di farsi trasportare dalla capacità inesauribile di sorprendere dell’arte e riflettere invece sul significato di essere “umani” nell’epoca dell’intelligenza artificiale.