Massif de chrysanthèmes (1897). Suggestioni giapponesi per questa tela: i fiori di crisantemo – in Giappone simbolo di immortalità – ne occupano l’intera superficie, andando idealmente al di là dei bordi. Nel 1854 i porti giapponesi si erano aperti dopo 200 anni nuovamente al commercio con l’occidente, dando il via all’onda del nipponismo che tanto influenzò i pittori del XIX secolo, fra cui Van Gogh e appunto lo stesso Monet, il quale ebbe modo di imbattersi nelle stampe fiorate giapponesi che in una drogheria venivano utilizzate per involtolare la merce. Poi, ne divenne un alacre collezionista, in particolare di quelle di Hokusai. Reminiscenze del maestro giapponese possono essere riscontrate, oltre che in questo dipinto, anche nelle serie delle ninfee: grandi fiori spesso senza sfondo. Il quadro nella sua storia ha fatto parte anche di una importante collezione giapponese. Stima: 10-15 milioni di sterline.
Les Demoiselles de Giverny (1894). Fa parte della serie dei Covoni, qui dalle sembianze quasi umane. Quasi una eco dei suoi molteplici ritratti di donna ambientati nella natura. 15-20 milioni di sterline.
Glaçons, environs de Bennecourt (1893). Una delle opere che, con le sue zolle di ghiaccio sulle acque della Senna, attesta il passaggio di Monet alla sensibilità espressiva delle ninfee, protagoniste indiscusse della sua produzione del XX secolo. 5-7 milioni di sterline.
Sur la falaise près de Dieppe, soleil couchant (1897). Appartenente alla serie dei quadri raffiguranti la costa di Normandia. Monet utilizza una palette di colori mediterranei per restituire quelle atmosfere nordiche. Anche in questo caso, la riduzione della natura alla sua essenza grazie alla sola gestualità della pennellata spiana la strada all’astrazione. 3,5-5 milioni di sterline.
Prunes et Abricots (1882-1885 circa). Nel pedigree di questa deliziosa natura morta fugura il leggendario gallerista Paul Durand-Ruel come primo proprietario (il mercante acquisì il dipinto nel 1890). 1,2-1,8 milioni di sterline.
La stima complessiva dei quadri è dunque di circa 50 milioni di dollari (35 milioni di sterline, al momento. Si va dagli 1,2 milioni del quadro di minori dimensioni ai 20 del più grande). Forse eccessivamente prudente, dati i risultati d’asta di questo artista negli ultimi anni. Il record personale di Monet risale infatti al maggio 2019 (sempre da Sotheby’s, ma a New York) e ammonta ai 110,7 milioni di dollari pagati per una delle versioni di Meules – Covoni). Anche le vendite successive sono puntellate di successi. Si pensi solo all’ultimo quadro di Claude Monet venduto pubblicamente (Sotheby’s 12/05/2021), il monumentale Bassin aux Nimpheas del 1917-1919, appartenente alla serie delle Grandi decorazioni. Qualcuno se lo è aggiudicato per 70,3 milioni di dollari.