L’esperienza della precedente crisi evidenzia alcune considerazioni correlate alla tempistica di esplicitazione delle difficoltà da parte delle imprese, alla durata del processo di gestione dell’operazione di ristrutturazione e la “meritevolezza” del sostegno aziendale.
Con riferimento alla tempistica di emersione della crisi, probabilmente l’impatto della pandemia sui risultati aziendali potrebbe forzare una tempestiva esposizione della situazione di difficoltà aziendale. Ciò conduce ad attendersi una forte concentrazione dei file, tant’è che in un recente intervento, il Presidente di Assobancaria ha richiesto una continuità degli interventi di sostegno
attualmente in corso.
Inoltre, stante le interrelazioni tra le imprese, una situazione deteriorata può generare, a catena, ritardi o mancati pagamenti, innescando un circolo vizioso. In siffatto contesto sarebbe pertanto opportuno e conveniente, per le aziende che mostrino già necessità di supporto da parte dei vari stakeholders, di anticipare tale evento. Nel corso dell’attuale periodo, infatti, le moratorie in corso permettono di attenuare il timore imprenditoriale di blocco degli affidamenti che l’esposizione delle proprie difficoltà può provocare, con conseguente blocco dell’attività operativa. La fase attuale appare dunque il momento migliore per negoziare efficientemente la ristrutturazione del debito. Anticipare le altre situazioni di crisi consente di ottenere una maggior “considerazione” del proprio file, evitando di esser scalzati da pratiche prioritarie per i creditori, in termini di interesse o maggior valore, in grado di influenzare le tempistiche negoziali, e le relative conseguenze per l’azienda.
Non va dimenticato inoltre che un approccio tempestivo all’emersione della crisi, è il pilastro fondante delle misure di allerta previste dal Codice della Crisi di impresa, da anni elogiato e non ancora entrato in vigore. La tempestiva informazione è altresì elemento, in caso di eventi negativi, esimente da responsabilità per amministratori ed organi di controllo. Quanto alla meritevolezza
del credito, seppur appaiano esser individuate le principali linee guida, si ritiene che talune logiche, in passato rivelatesi poco efficaci, possano emergere anche nella prossima ondata di
ristrutturazioni. Il costante richiamo alle tematiche Esg, al New Deal e alle ipotesi di investimento del Recovery Plan, appaiono indirizzare il sostegno degli stakeholder verso progetti o imprese ritenute sostenibili in relazione all’implicita osservanza dei predetti paradigmi ormai diffusi nel mondo finanziario.
Nell’augurio che tale strategia venga effettivamente implementata lascando ai margini eventuali comportamenti opportunistici in grado di schermare richieste di sostegno aziendale al richiamo di politiche ESG, occorre porre attenzione alla verifica del sostegno delle imprese meritevoli, con tale definizione intendendo le aziende in grado di prospettare uno sviluppo futuro. Ciò indipendentemente dal loro attuale stato di salute: in bonis, in difficoltà a seguito della pandemia o già in crisi ante-pandemia che si son riconvertite su un percorso aderente alle nuove opportunità, nonché alle start up originatesi proprio in ragione dei nuovi bisogni della collettività.
Il principale rischio è che vengano sostenute imprese per il solo, seppur lodevole, fatto di aver un rilevante numero di dipendenti ovvero il cui ammontare del debito è talmente elevato che il loro fallimento avrebbe un impatto significativo sui creditori. Seppur tali obiettivi siano ragionevoli ed encomiabili, soprattutto dal punto di vista sociale, il sostegno a tali imprese deve essere accompagnato da un ancor più incisivo e rilevante impegno per supportare lo sviluppo di quelle realtà che, pur in assenza delle predette caratteristiche, presentano ben più stimolanti prospettive future. Se così non fosse, si finirebbe, in un periodo più o meno lungo, per perdere entrambe le opportunità; aspetto che dal punto di vista sociale sarà ancor più evidente in quanto verrebbero vanificati, a livello di complessivo sistema economico, gli sforzi volti al mantenimento dell’occupazione e progressiva “traslazione” verso le imprese più promettenti che nel frattempo
saranno dimensionalmente cresciute.
Nell’ambito della “selezione naturale” delle imprese nel contesto di crisi, un importante contributo potrà essere reso dagli investitori e in particolare da parte dei fondi di turnaround. La capacità dell’impresa di attrarre tali soggetti non è fine a sé stessa, in quanto gli stessi sono in grado di generare un circolo virtuoso, nell’assunto di una maggior confidenza sulla remunerazione dell’investimento, in ragione del fatto che tali fondi, conoscitori del mercato e guidati da logiche di ritorno economico, hanno selezionato tale impresa.
(articolo pubblicato sul Magazine We Wealth di marzo 2021)