Nei primi sei mesi dell’anno i riscatti sul ramo assicurativo vita sono stati 44 miliardi, in aumento del 61% rispetto a un anno prima
La concorrenza del Btp e il danno d’immagine provocato dalla crisi di Eurovita hanno contribuito a ridefinire la redditività del settore
Secondo il fondatore e ceo di Firstance, Massimiliano Merlo, i dati sulla raccolta restano incoraggianti: “Non è la fine del prodotto polizza vita, ma una nuova fase più equilibrata in cui c’è una maggiore concorrenza e disponibilità di alternative”
Nella prima metà del 2023 un incremento dei riscatti sulle polizze vita superiore al 61% ha provocato, per questi prodotti, il più grave deflusso netto di denaro mai registrato in oltre 15 anni, da quando l’Ania rende disponibili le sue statistiche. Il rosso, in questi primi sei mesi, è stato di 10,692 miliardi di euro: a tanto ammonta la differenza fra i premi che le compagnie hanno incassato dai clienti e gli oneri che hanno dovuto sostenere, costituiti principalmente dalle richieste di riscatto anticipato delle polizze. Di questo passo, il 2023 andrebbe superare con ampio margine il precedente record negativo segnato nel 2007, quando nell’intero anno, venne registrato un deflusso netto da 12,795 miliardi.
Solo nel secondo trimestre di quest’anno il saldo fra premi e oneri dalle polizze vita è stato negativo per 5,911 miliardi, il peggior trimestre da almeno il 2007, anno di partenza delle serie storiche realizzate dall’Associazione nazionale delle imprese assicurative.
Che cosa è successo
Quest’anno i sottoscrittori delle polizze vita hanno avuto più di un “incentivo” a liquidarle in anticipo e a spostare il proprio denaro altrove. In primo luogo, come aveva notato alcune settimane fa un’analisi di Excellence Consulting, il divario fra il rendimento del Btp decennale e la polizza vita di ramo I media non era mai stato tanto elevato: già nel 2022 questo differenziale era circa del 2,2% (3,4% contro 1,4%). L’aumento dei tassi d’interesse adottato in rapida successione dalla Banca centrale europea ha fatto lievitare i rendimenti dei nuovi Btp, mentre nei portafogli delle gestioni separate (le polizze vita di ramo I) restavano titoli di Stato dai rendimenti decisamente più miseri. Riscattando la polizza e spostando il capitale sui Btp i risparmiatori hanno ottenuto, in prospettiva, rendimenti nettamente più elevati (anche se con qualche rischio in più).
A guastare la reputazione del settore, quest’anno, si è aggiunta la crisi di Eurovita, diventata la prima compagnia assicurativa italiana a finire in amministrazione straordinaria. Quando a inizio febbraio sono stati congelati i riscatti sulle polizze per mettere in sicurezza i conti della società, restia ricapitalizzarsi, Eurovita è diventata un caso mediatico profondamente negativo per tutto il settore. Improvvisamente, l’investimento nato per “proteggere il capitale” nel modo più sicuro era diventato, quantomeno a livello psicologico, una possibile trappola.
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Con un’immagine appannata e alternative migliori per far fruttare il risparmio a basso rischio il deflusso di denaro dalle polizze vita è stato copioso, in particolare dalle polizze di ramo I, che prevedono la remunerazione di un interesse stabilito a livello contrattuale. Il saldo fra premi e oneri, in quest’ultimo ramo, è stato negativo per 7,975 miliardi di euro nel primo semestre, con un aumento delle richieste di riscatto superiore all’80%. Dalle polizze vita di ramo I sono stati riscattati più di 31,2 miliardi di euro in sei mesi: una somma che, per avere un termine di paragone, sarebbe sufficiente a costruire due ponti sullo Stretto di Messina. Se si considerano anche gli altri rami, i riscatti sono stati superiori ai 44 miliardi di euro, con un aumento del 61,3%.
“I dati non dimostrano affatto che la passione per il prodotto vita è passata da parte della clientela”, ha affermato a We Wealth Massimiliano Merlo, fondatore e ceo di Firstance, una società attiva nella distribuzione delle polizze, “nel primo semestre Firstance ha raccolto 2 miliardi di euro”. A livello complessivo, poi, i nuovi premi delle polizze vita di ramo I, le più colpite dai riscatti, sono aumentati del 14,5%, secondo i dati dell’Ania. E’ il segno che la domanda di polizze vita tradizionali, quelle che garantiscono la protezione del capitale, è ancora in crescita, nonostante tutto.
L’aumento anomalo dei riscatti, piuttosto, è stato provocato “dall’eccessivo innamoramento” che gli italiani avevano provato per le polizze vita nei lunghi anni dei tassi d’interesse rasoterra, ha affermato Merlo. Nel contesto precedente al repentino aumento dei tassi osservato nel 2022, le opportunità di rendimento sull’obbligazionario erano talmente scarse che gli italiani hanno guardato con maggior favore le polizze vita, le quali potevano prosperare in un contesto di ridotta concorrenza. Oggi, Merlo non ne fa mistero, la concorrenza del Btp ha ridotto l’attrattiva delle polizze vita per tutti quei sottoscrittori che, a suo tempo, “non volevano comprare un polizza, ma l’avevano comunque fatto per mancanza di alternative” a reddito fisso sufficientemente attraenti. Ora che sono sul tavolo diverse opzioni, con un Btp decennale che rende circa il 4,3%, il mercato delle polizze vita ha subito un forte sconvolgimento.
In questi mesi, però, l’offerta di polizze vita non è rimasta a guardare: “Le compagnie stanno cercando di ridurre il divario con i rendimenti offerti dal Btp tramite delle offerte bonus”, che di fatto incrementano il rendimento delle polizze di ramo I. E anche sul fronte delle polizze di ramo III, il cui andamento è legato a quello dei mercati le compagnie stanno spingendo assicurazioni aggiuntive che, in cambio di un premio, garantiscono la protezione del capitale anche per questo prodotto che normalmente ne è sprovvisto.
Una nuova Eurovita all’orizzonte?
Nel frattempo, il rapporto mensile fra i riscatti e le riserve tecniche delle compagnie, che esprime il peso che questi deflussi possono avere sulla solvibilità, è passato da una media mensile dello 0,56% del 2022, allo 0,9% del primo semestre del 2023, con un picco un picco dell’1,12% nel mese di marzo (in concomitanza con la fase più confusa della crisi Eurovita, culminata con l’avvio dell’amministrazione straordinaria il 30 marzo). A livello complessivo, il calo nelle riserve non può essere considerato preoccupante per la solidità del sistema. Per quanto riguarda le riserve tecniche delle ramo I si è osservata una riduzione dell’1,9% rispetto al primo semestre del 2022, anche se la variazione sarebbe ridotta al -0,8% se il perimetro di osservazione restasse omogeneo, escludendo l’impatto di una cessione da parte di una compagnia italiana.
“E’ giusto che il calo delle riserve tecniche inviti gli addetti ai lavori a riflettere, ma non deve generare grandi preoccupazioni nel pubblico”, ha dichiarato Merlo. Le compagnie assicurative, in particolare quelle che fanno a capo ai maggiori gruppi, “hanno le spalle molto larghe”. E sul caso Eurovita l’auspicio del ceo di Firstance è che la soluzione individuata, che prevede la ripartizione delle potenziali perdite fra le altre compagnie senza esborsi di denaro pubblico, possa proteggere la reputazione del settore a lungo termine.