Il Btp decennale è tornato a rendere il 5% per la prima volta dal 2012. Ma quella che per gli investitori potrebbe essere considerata una ghiotta opportunità, per le compagnie assicurative del ramo vita è un grattacapo in più. La più recente fiammata dei rendimenti, provocata dall’aspettativa che i tassi di riferimento resteranno elevati ancora a lungo, rischia di alimentare ulteriormente la “fuga” dalle polizze vita, già vista per tutto il 2023.
La concorrenza fra i Btp e le polizze di ramo I è una delle cause alla base del massiccio deflusso di capitali subito da questi prodotti assicurativi, il cui obiettivo è garantire il capitale e offrire un rendimento spesso prestabilito dal contratto. Il cliente può riscattare la polizza in anticipo mantenendo il suo capitale protetto, dopodiché, se investe la somma su un Btp a lungo termine, può ottenere un miglior rendimento a lungo termine rispetto a quello offerto da una polizza acquistata negli anni dei tassi a zero. Questo “travaso” ha provocato un aumento nel volume dei riscatti delle polizze di ramo I pari all’80% nel primo semestre, con un deflusso da 31,2 miliardi di euro. Con i rendimenti in aumento dei Btp e degli altri titoli di Stato, il divario con i rendimenti offerti dalla polizze vita rischia di allargarsi ancora, esercitando una forte pressione sulle compagnie anche per il resto del 2023.
L’effetto dell’inflazione sugli affari delle assicurazioni
Il repentino aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse, dunque, ha avuto importanti conseguenze sugli affari delle compagnie assicurative, come ha evidenziato un nuovo rapporto dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (Eiopa). “In prospettiva, la redditività futura del ramo vita potrebbe beneficiare del reinvestimento a rendimenti più elevati”, ha dichiarato l’Eiopa riferendosi alla progressiva sostituzione delle obbligazioni arrivate a scadenza con nuovi titoli dal rendimento più succoso.
Prima di arrivare a cogliere i frutti dell’aumento dei rendimenti, però, “gli assicuratori potrebbero trovarsi ad affrontare sfide competitive”, in quanto “il passaggio dei tassi più elevati agli assicurati avviene solo gradualmente”, e nel frattempo “i consumatori potrebbero essere tentati di prendere in considerazione prodotti di risparmio alternativi con rendimenti più elevati”. Esattamente come sta avvenendo in Italia con il travaso dalle polizze vita ai Btp: “Questo cambiamento nel comportamento dei consumatori potrebbe comportare una riduzione della nuova produzione e un aumento dei tassi di decadenza e di riscatto”.
Se ci si limita a guardare la raccolta dei nuovi premi, tralasciando per un attimo i riscatti, le polizze vita di ramo I non sono state le più colpite quest’anno. Gli ultimi dati dell’Associazione nazionale delle imprese assicurative (Ania) indicano che nei primi otto mesi del 2023 il volume di nuovi premi incassati dalle ramo I sono in aumento del 14,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Piuttosto, è crollata la raccolta la produzioni di nuovi premi nelle ramo III, polizze più esposte all’andamento dei mercati e prive di garanzie sulla restituzione del capitale: nei primi otto mesi dell’anno queste ultime polizze hanno subito un calo del 40%. Considerando che i riscatti sono aumentati, nel primo semestre il saldo netto fra entrate e uscite nel ramo vita ha provocato i peggiori deflussi netti almeno dal 2007, con un rosso da 10,7 miliardi.
I rendimenti storici delle polizze: battute dall’inflazione nel 2022
L’impatto dell’inflazione è stato dirompente sull’appetibilità delle polizze vita, anche se in passato questi prodotti avevano svolto bene la propria funzione. Secondo i dati a livello europeo pubblicati da Eiopa, tanto le polizze di ramo I (rappresentate nel grafico dall’acronimo PP) quanto le polizze di ramo III (UL) e le multiramo (HY) erano riuscite a offrire ritorni superiori al tasso d’inflazione europea nel 2019 e nel 2020. Nel 2021, poi, l’inflazione aveva iniziato a superare il rendimento delle ramo I, con un confronto fra 2,9% e 1,3%. Un divario esploso nel 2022, anno in cui l’inflazione è cresciuta del 9,2%, surclassando l’1,2% offerto dalle ramo I.
Il calo dei mercati, poi, ha penalizzato anche le polizze vita di ramo III e le multiramo, che l’anno scorso hanno perso rispettivamente il 12,3% e il 4,7%.
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Una lunga strada verso il ricambio del portafoglio
Per offrire un prodotto competitivo, in un contesto di rendimenti elevati come quello attuale, le assicurazioni hanno in qualche modo le mani legate: nel proprio portafoglio, infatti, ci sono in larga parte le obbligazioni emesse nell’era pre-guerra e pre-inflazione, che rendevano molto poco e il cui prezzo oggi è drasticamente sceso. A determinare quanto questo effetto abbia colpito il portafoglio delle compagnie è la duration media dei prodotti a reddito fisso, che determina in quale misura essi siano sensibili all’andamento dei tassi. Per il ramo vita europeo, a fine 2022 la duration mediana dei titoli era di 5,7 anni. Ecco cosa significa nella pratica.
Entro il 2023, solo il 9,2% dei bond in portafoglio delle compagnie assicurative vita (al 31 dicembre 2022) avrà raggiunto la scadenza; ci vorranno altri nove anni per sostituire il 70% del portafoglio. Questo processo di sostituzione andrà gradualmente ad aumentare i guadagni delle compagnie, ma richiederà molto tempo.
Assumendo che i rendimenti dei bond rimangano stabili sui livelli del quarto trimestre 2022, le compagnie vedrebbero aumentare la cedola media pagata dalle loro obbligazioni dal 2,8% al 3,4% nel giro di dieci anni, ha calcolato l’Eiopa. Per questa ragione, l’adeguamento dei rendimenti delle polizze vita di ramo I non potrà essere molto rapido e, nell’immediato, un Btp decennale che rende il 5%, pur essendo un prodotto con caratteristiche non del tutto paragonabili, continuerà a fare una concorrenza serrata.