Gli investitori retail europei hanno cercato ancora riparo nelle categorie di fondi più prudenti, mentre hanno venduto i prodotti azionari e obbligazionari a basso rating (high yield). Nella settimana conclusa l’11 ottobre, le tendenze già osservate nell’ultimo periodo si sono ulteriormente rafforzate, reagendo al crescente pessimismo sull’andamento dell’economia europea e del mantenimento dei tassi d’interesse su livelli elevati. L’insieme di queste considerazioni ha favorito i fondi più funzionali in un contesto di elevato costo del denaro: i fondi monetari.
Secondo gli ultimi dati Epfr raccolti da Bank of America, i fondi monetari europei sono fra le poche categorie che abbiano registrato un afflusso di denaro nell’ultima settimana europei, avendo incrementato le proprie masse di un ulteriore 1,5% con un afflusso da 24,3 miliardi di dollari settimanali, il più consistente da tre mesi e mezzo. I fondi specializzati in titoli governativi, un’altra opzione prudente, hanno aggiunto uno 0,2% e un afflusso netto (il 33esimo consecutivo) da 1,2 miliardi di dollari.
Quasi tutte le altre categorie di fondi domiciliate in Europa, con poche eccezioni minori, hanno visto una fuoriuscita netta di capitali, compresi i fondi obbligazionari e obbligazionari high yield. Per questi ultimi la perdita di fiducia non è una novità. Quello dell’ultima settimana è stato il 14esimo deflusso consecutivo: il rosso, nei sette giorni all’11 ottobre, è stato di 1,2 miliardi di dollari, pari al -0,5% delle masse gestite nel segmento. All’interno della categoria high yield sono stati i fondi focalizzati sulle imprese europee a perdere più masse, probabilmente in reazione al quadro economico più difficile per il Vecchio Continente. Colpiti da deflussi per 1,9 miliardi anche i fondi obbligazionari con focus sugli emergenti (-0,4%).
Anche i fondi obbligazionari ad elevato rating, però, hanno subito un’importante battuta d’arresto settimanale, con un deflusso dello 0,2% per un controvalore di oltre 2,5 miliardi di dollari.
In un contesto generale di riduzione dei rischi non potevano che perdere appeal anche i fondi azionari, che hanno messo a referto il 31esimo deflusso settimanale consecutivo.
E’ ancora fuga dal rischio, l’analisi di BofA
“I fondi obbligazionari high grade e high yield continuano a soffrire di deflussi per un’altra settimana; notiamo anche che il ritmo settimanale è notevolmente accelerato”, hanno commentato gli analisti di Bank of America. “Gli afflussi verso i fondi obbligazionari governativi rimangono intatti, in quanto gli investitori sono alla ricerca di rendimenti di ‘qualità.
“Con il rialzo dei tassi nelle ultime due settimane, i fondi di credito [obbligazionari] sono stati sotto pressione. Prevediamo che i fondi di credito continueranno a subire deflussi nelle prossime settimane o due, in quanto gli investitori riducono il rischio in risposta allo shock dei tassi”, deciso dalla Bce il 14 settembre.
Dal punto di vista delle aspettative sul futuro andamento dei tassi e, dunque, dei prezzi delle obbligazioni è possibile osservare una tendenza sempre più favorevole al posizionamento sulle scadenze medie (4-6 anni) che hanno guadagnato terreno in termini di afflussi rispetto ai fondi focalizzati sulle scadenze più brevi. Questa evoluzione nelle preferenze degli investitori testimonia l’aspettativa che i rialzi dei tassi, che riducono in modo più pronunciato il prezzo dei bond a scadenza media e lunga, siano ormai giunti alla conclusione. La prospettiva di future riduzioni dei tassi, viceversa, favorirebbe i prezzi dei bond a medio-lunga scadenza.
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La fotografia da inizio anno
Complessivamente, i flussi dei fondi europei da inizio anno all’11 ottobre hanno mostrato l’allontanamento degli investitori da alcuni segmenti considerati tradizionalmente più rischiosi:
Fondi obbligazionari sui mercati emergenti, da cui sono fuoriusciti 24,6 miliardi di dollari (-5,3% rispetto alle masse di questa categoria)
Fondi azionari, con un deflusso da 54,7 miliardi di dollari (-3,9%)
Fondi in bond high yield, -9,5 miliardi di dollari (-4%)
I fondi monetari e governativi, sul versante opposto, sono stati fra i maggiori destinatari dei nuovi afflussi d’investimento, con un saldo positivo da 124,7 e 48,5 miliardi di dollari da inizio anno.