Monete da collezione, l’insospettabile pregio dell’usura

Teresa Scarale
Teresa Scarale
17.3.2023
Tempo di lettura: 3'
Nell’universo pleasure, l’asset che spesso regala le maggiori soprese in termini di esito d’asta o di interesse nel grande pubblico è quello delle monete da collezione. All’epoca delle criptovalute, sopravvive la moneta: antica, medievale, moderna. In ogni caso, storica. Abbiamo fatto il punto sul mercato con Paolo Crippa, direttore del dipartimento Numismatica di Cambi Casa d’Aste e titolare di Crippa Numismatica. Scoprendo un fenomeno sorprendente

Cos’è la moneta da collezione? Non più strumento di scambio, è documento. Le mani attraverso le quali è passata sono quelle della storia. Gli imperatori romani collezionavano monete greche. Francesco Petrarca era un grande collezionista di monete antiche. Grandissimo collezionista fu pure il leggendario tenore Enrico Caruso (1873-1921). «Nel 1923, due anni dopo la sua morte, a Napoli si tenne un’asta dedicata alla sua collezione: quasi 1500 monete, sia italiane che estere, tutte d’oro, percorrenti il periodo etrusco, greco, romano, medievale, rinascimentale, moderno», ci racconta Paolo Crippa, titolare dell’omonima Crippa Numismatica e direttore del dipartimento di Numismatica di Cambi Aste, casa reduce da un anno eccezionale (è stata la prima per fatturato in Italia), che ha visto il dipartimento delle monete da collezione totalizzare il 225% del venduto per valore, con il 90% di lotti aggiudicati. Top lot è stato un 10 scudi d’oro di Vittorio Amedeo II, aggiudicato per 212.500 euro. «Il mercato in generale è stato (ed è) molto brillante», prosegue Crippa. 


«Le nostre aste hanno registrato una media del venduto pari al 90%, raddoppiando, se non triplicando, le stime di partenza. È una media: vi sono stati settori di vendita che hanno superato le valutazioni iniziali anche di sei, sette volte». L’ottima annata era stata preannunciata dall’asta battuta il 9 febbraio 2022: una vendita da tutto esaurito (guanti bianchi). Con il suo 360% di venduto per valore e un totale di 3.460.000 euro di aggiudicazioni ha rappresentato un caso unico per il mercato delle monete da collezione in Italia. A livello di mercato, «il dato particolare e positivo è che si evidenzia un recupero nella domanda dei pezzi in condizioni non perfette». In che senso?


Paolo Crippa 


«Le monete di alta e altissima qualità sono quelle che fanno i risultati d’asta più sbalorditivi, ma non esistono solo le monete fior di conio; vi sono anche quelle che interessano per altri motivi, come lo studio e la ricerca, più generalmente per motivazioni culturali: sono quelle che maggiormente sono state soggette all’usura, avendo parecchio circolato. Negli ultimi anni c’era stata una certa sofferenza in questo segmento intermedio. Oggi la richiesta di lotti di fascia non alta è in trend crescente, soprattutto grazie all’interesse dei giovani (fascia 20-30 anni), che generalmente hanno una capacità di spesa inferiore». Un fenomeno che spinge in alto le percentuali del venduto. E che deriva anche dalla presenza nei cataloghi di collezioni risalenti a fine XIX – inizio XX secolo, basate più sulla quantità che sulla qualità dei pezzi, includendo anche monete che erano piuttosto consumate». Una passione che ha coinvolto anche i libri di numismatica. «Nella nostra ultima asta ve ne erano alcuni del Sei-Settecento, riguardanti soprattutto la monetazione greco-romana, di grande interesse in tutta Europa». 


ALESSANDRO VIII (Pietro Ottoboni), 1689-1691. Quadrupla 1690. A. II. Busto a destra di Alessandro VIII. R/  A sinistra S. Magni, nimbato e mitrato, benedicente e con pastorale. A destra S. Brunone, nimbato, con il libro aperto. Estremamente rara. Oro  g. 13,42. . SPL/q.FDC. Aggiudicata a euro 150.000 compresi i diritti


Quali tipologie di monete hanno predominato negli scambi? «Ci sono temi specifici sempre di moda, come quelli attinenti alle monete della Zecca di Milano o quelle papali. Ultimamente c’è stato un risveglio di interesse per la monetazione del regno di Napoli e delle Due Sicilie: un segnale di buon mercato anche nell’Italia centromeridionale. I periodi storici di appartenenza sono quello medievale, del regno angioino e aragonese, della dominazione spagnola, borbonica, fino all’unificazione. Personalmente ho sempre paragonato la Zecca di Napoli a quella di Milano, anche per la comunanza dei regnanti in alcuni periodi (tipo Carlo V, Filippo II). Due zecche longeve, come quella pontificia del resto. Nell’ultima asta (novembre 2022, ndr) avevamo in catalogo una bellissima collezione di monete d’oro genovesi, del periodo dogale, il più antico, e medaglie. Queste ultime sono sempre state una nicchia rispetto alle monete; seguono la logica dei quadri: venivano eseguite su commissione, magari con rappresentazioni allegoriche». 


URBANO VIII (Maffeo Barberini), 1623-1644. Quadrupla 1634. Busto a destra di Urbano VIII,  R/ L'Arcangelo S. Michele, elmato e corazzato, in piedi a s., in atto di trafiggere con la lancia Lucifero disteso sotto il piede d.  Rarissima. Oro g. 13,42.  q.FDC Conservazione eccezionale. Aggiudicata a euro 162.500 compresi i diritti


La morte della Regina Elisabetta ha risvegliato un certo interesse nella collezione delle monete britanniche? «Personalmente non ho registrato un particolare incremento». In generale, comporre un catalogo d’asta comporta un lavoro quasi da couturier per chi lo cura. Il paragone è gradito a Paolo Crippa: «Come un sarto alle prese con tante stoffe variegate, magari in ordine sparso, devo essere in grado di realizzare un vestito: alla moda, comodo, apprezzato. L’ultima asta da me curata per esempio aveva 30 conferimenti, fra Cambi e Crippa Numismatica. Trenta provenienze diverse. Anche in assenza di singole corpose collezioni, è compito di chi prepara l’asta predisporre un catalogo con delle logiche sottostanti, strutturare un incanto che possa raccontare delle storie, individuando argomenti omogenei (temi) a partire da una raccolta variegata. È il modo migliore per far funzionare un’asta: i collezionisti comprano in base agli argomenti che seguono. Il discorso cambia se si ha a che fare con un conferimento che è magari l’intera collezione di una vita di un unico collezionista; in quel caso la platea dei collezionisti è molto attratta dai decenni di ricerca e studio che quella collezione presuppone. Il collezionismo è un’attività nobile, veicolata da commercianti prestigiosi. È patrimonio culturale del nostro Paese. Se una moneta non viene più collezionata, vuol dire che il momento storico cui è collegata e l’oggetto stesso non creano più interesse e che il tessuto identitario e patrimoniale della nazione si impoverisce».

Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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