Il 2 agosto 2022 entra in vigore il Regolamento Delegato (EU) 2021/1253 che modifica il regolamento delegato (UE) 2017/565
I consulenti dovranno tenere conto delle preferenze di sostenibilità dei clienti nel processo di profilazione delle necessità finanziarie e di valutazione dell’adeguatezza dell’offerta
Via al nuovo test green per i consulenti finanziari. A partire dal 2 agosto 2022 entra in vigore la revisione della Mifid 2 che impone agli intermediari finanziari di tenere conto delle preferenze di sostenibilità dei clienti nel corso del processo di profilazione delle necessità finanziarie e di valutazione dell’adeguatezza dell’offerta. Ecco cosa cambia. E quali sono le ultime novità regolamentari legate alla finanza sostenibile.
Come analizzato in un recente rapporto Morningstar dal titolo Mifid II: understanding your client’s sustainability preferences, dal 2 agosto le società d’investimento sono tenute a integrare i rischi Esg (Environmental, social, governance) nei processi decisionali e a raccogliere le preferenze di sostenibilità dei loro clienti nella profilazione delle preferenze. Spetta a consulenti e gestori scoprire il loro grado di consapevolezza sui temi legati alla sostenibilità, l’obiettivo d’investimento e in che modo soddisfa le loro considerazioni ambientali, sociali e di buona governance.
Mifid Esg: le novità per i consulenti indipendenti
Con la delibera n. 22430 del 28 luglio 2022, scrive Consultique (società di consulenza finanziaria indipendente) nella sua newsletter periodica, il Regolamento Intermediari recepisce tali novità anche per i consulenti finanziari indipendenti e per le società di consulenza finanziaria indipendente. “La nuova normativa entrerà in vigore dal decimo giorno dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale”, scrive la società fondata da Cesare Armellini, Giuseppe Romano e Luca Mainò nel 2001. E i consulenti finanziari indipendenti dovranno:
- valutare l’adeguatezza degli investimenti in base alle preferenze di sostenibilità raccolte in fase di acquisizione delle informazioni della clientela e la conseguente adeguatezza delle raccomandazioni fornite;
- selezionare un ampio spettro di strumenti finanziari tenendo conto dei fattori di sostenibilità;
- adeguare l’informativa alla clientela sui fattori di sostenibilità considerati nella selezione degli strumenti oggetto di raccomandazione;
- rendere “Esg compliant” i contratti di consulenza e i questionari di adeguatezza;
- adeguare le misure per la gestione dei conflitti d’interesse considerando i fattori ambientali, sociali e di buona governance.
Consulenti: c’è chi teme un dietrofront sull’Esg
Stando a un sondaggio condotto da FocusRisparmio dal 5 al 9 maggio su 218 consulenti finanziari e presentato in occasione della 12esima edizione del Salone del Risparmio, il 52% si sente pronto a supportare i propri clienti in questa nuova fase ma il 36% sente il bisogno di maggiori informazioni. Per il 57,8% l’obbligo di rilevare le preferenze di sostenibilità come definito dalla direttiva potrebbe essere percepito dai clienti come un’occasione per aumentare la propria consapevolezza, mentre per il 17,20% come un incentivo a investire in più prodotti Esg. Non manca chi lo considera un’inutile complicazione (4,70%) e chi un freno a investire in questi strumenti (1,60%).
Finanza sostenibile: le ultime novità di policy
Guardando alle ultime novità di policy sull’industria Sri, l’ultimo focus del Forum per la finanza sostenibile diffuso da Borsa Italiana ricorda come lo scorso 21 giugno Consiglio e Parlamento europeo abbiano raggiunto un accordo sulla nuova proposta di Corporate sustainability reporting directive (Csrd). “A seguito dell’approvazione finale, il testo sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. Le disposizioni della direttiva dovranno essere recepite a livello nazionale entro 18 mesi”, scrive l’associazione. “La Csrd si applicherà alle aziende quotate di grandi dimensioni, le pmi quotate e le imprese extra Ue con un fatturato netto maggiore di 150 milioni di euro e con almeno una sussidiaria o controllata in Ue”.
Inoltre, lo scorso 6 luglio il Parlamento europeo ha respinto una mozione contro l’inclusione di gas e nucleare nella lista delle attività economiche eco-sostenibili dell’Ue: 278 deputati hanno votato a favore del veto, 328 contro e 33 si sono astenuti. Per respingere la proposta della Commissione, secondo la quale gli investimenti privati possono giocare un ruolo nelle attività di transizione verde dei settori del gas e del nucleare, era necessaria una maggioranza assoluta di 353 deputati.
Ricordiamo infine che la Banca centrale europea ha recentemente annunciato nuove misure per tingere di verde la propria politica monetaria. L’istituto di Francoforte “rafforzerà ulteriormente la propria strategia decarbonizzando le proprie partecipazioni in obbligazioni societarie”, spiega il Forum per la finanza sostenibile. “Destinerà 30 miliardi di euro all’anno al riacquisto di obbligazioni di imprese che adottano comportamenti virtuosi per la riduzione di emissioni di gas climalteranti”, conclude. “Abbandonando, seppur parzialmente, la politica della neutralità sinora applicata”.