Negli anni Ottanta, il termine cyberspazio evocava una ipotesi futuribile, mentre oggi è assolutamente reale e permane lo spazio fisico che ci circonda. Basti pensare ai sistemi di controllo dei grandi centri urbani, alle riprese delle videocamere di sorveglianza, agli algoritmi dei motori di ricerca. Sempre di più la nostra società trasforma attività tradizionalmente manuali o basate sulla carta (la lettura di un quotidiano o di un libro, ma anche ricerche, shopping, istruzioni e anche relazioni personali) in attività “virtuali”. In realtà la maggior parte delle attività che oggi poniamo in essere vengono filtrate da computer, rendendo da un lato più semplice e immediato svolgerle, dall’altro implementando i celebri “big data”. Questo è tanto più vero se si pensa che con l’aumento esponenziale dei dispositivi connessi a Internet e l’avvento del modello di un “Internet delle cose” in cui dispositivi miniaturizzati di elaborazione dati saranno inseriti in molti oggetti di uso quotidiano come spazzolini da denti, orologi, misuratori portatili per fitness, rivelatori di fumo, frigoriferi e addirittura giocattoli, ogni nostra attività sarà analizzata e registrata permettendo di mappare le nostre abitudini, preferenze, desideri e inclinazioni.
Non è più uno scenario futuribile come quando venne coniato il termine “cyberspazio” ma è una realtà che ci permane: basti pensare alle innumerevoli funzioni che può porre in essere chi possiede un semplice smartphone e alla quantità di informazioni che inconsapevolmente vengono trasmesse. Tuttavia si tratta di un mondo reale che ci circonda: le innovazioni tecnologiche sono state così rapide che non soltanto i cittadini tendono a non comprendere le più ampie conseguenze ma anche i governi sono in ritardo nel porre delle regole comuni. La rivoluzione tecnologica ci ha infatti dischiuso opportunità inconcepibili fino a pochissimi anni fa ma anche nuove minacce. Le reti di comunicazione nei settori sociale, finanziario, industriale e militare, ad esempio, possono essere attaccate da hacker di difficile individuazione. Il pericolo di cyberattacchi è, inoltre, aggravato dal fatto che non esistono accordi internazionali in materia e quindi neppure un sistema sanzionatorio per i responsabili che agiscano dal di fuori dei nostri confini nazionali.
Allo stesso tempo le opportunità del cyberspazio sono pressoché infinite. Nel mondo della finanza ci troviamo appena all’inizio di questa rivoluzione con l’avvento del fintech ovvero l’applicazione degli strumenti digitali in ambito finanziario, bancario e assicurativo. Open banking, roboadvisor, automatizzazione dei processi sono soltanto alcune delle principali tendenze che la pandemia da covid-19 ha accelerato. Inoltre si afferma sempre più velocemente un nuovo modello di disintermediazione dei servizi finanziari, la cosiddetta finanza decentralizzata, basata sulla tecnologia blockchain. In questo contesto si sono rapidamente sviluppate le criptovalute, asset digitale per permettere agli utenti del cyberspazio di investire, acquistare, vendere e guadagnare in un mondo digitale parallelo ma sempre più confuso con quello fisico.
È questa la sfida del metaverso, la piattaforma informatica del futuro su cui potremo trasferire molte delle attività umane. È una nuova evoluzione della rivoluzione digitale, in cui non ci troviamo più soltanto a utilizzare la tecnologia per svolgere le consuete attività, ad esempio leggere un libro con un tablet o guardare un film in streaming.
L’idea del metaverso è quindi quella di una realtà virtuale proiettata nella rete e condivisa da tantissime persone, che possono accedervi tramite delle piattaforme dedicate ed interagire con gli altri utenti. In questi infiniti mondi o metaversi gli utenti dovranno utilizzare criptovalute o altri token digitali per l’accesso alle piattaforme o per gli scambi, incrementando ulteriormente l’economia basata su blockchain. Già oggi si parla di giochi basati su Nft (non-fungible token ovvero oggetti digitali con un codice che li rende unici e irreplicabili), di compravendite di immobili virtuali, della partecipazione a eventi (come assistere a una partita di calcio o a un concerto) sul metaverso.
Dal punto di vista legale sarà importante regolare questa nuova economia legata ai beni digitali. Che si tratti dell’acquisto di un’opera d’arte o di un terreno sotto forma di Nft, di pagamento per servizi di entertainment o di investimento in criptovalute o altri asset digitali sono necessarie regole comuni per garantire sicurezza a questo nuovo spazio dove nei prossimi anni una grande fetta della popolazione mondiale trascorrerà parte della propria vita. Non si tratta soltanto di garantire la sicurezza del trattamento dei propri dati o la protezione dalle frodi informatiche ma di gettare le basi di un vero e proprio diritto del metaverso su cui basare gli scambi del futuro. La regolamentazione di questo nuovo ecosistema potrà garantire un vantaggio competitivo importante per gli Stati hi-tech che forniranno per primi un sistema legale e finanziario efficiente per le società all’avanguardia dell’economia digitale, per gli utenti del metaverso in cerca di un quadro giuridico chiaro e per gli operatori finanziari per cui la stabilità degli investimenti è requisito indispensabile.