Satispay, l’innovativo sistema di pagamento alternativo alle carte di credito e debito, ha annunciato a fine settembre di aver superato la soglia di valutazione di un miliardo di euro e, di conseguenza, di essere diventata un unicorno.
Nel mondo degli affari, questo termine indica le startup private che hanno raggiunto una valutazione di oltre un miliardo. È stato coniato nel 2013 dalla venture capitalist, Aileen Lee, che ha scelto il mitico animale con il corpo di cavallo e un unico corno in mezzo alla fronte, per sottolineare la rarità statistica delle iniziative imprenditoriali di successo.
In realtà, gli unicorni non sono più così rari come un tempo. Secondo i dati di Pitchbook (società del gruppo Morningstar) nel mondo ce ne sarebbero 1.257 (di cui 438 in Europa) per un valore collettivo di circa 4 mila miliardi di dollari.
I servizi di alcune di queste società li usiamo nella nostra vita quotidiana senza saperlo, come Sumup, che offre soluzioni per pagamenti con carte e digitali alle piccole imprese, o Doctolib, che permette di prenotare appuntamenti medici e gestire la propria salute, oppure Bitpanda, una piattaforma di trading su criptovalute, materie prime, titoli ed Etf.
La crescita degli unicorni
I numeri dei mercati privati
L’aumento degli unicorni è frutto
della forte crescita dei mercati privati negli ultimi decenni. Il
patrimonio è triplicato nell’ultimo decennio, oltrepassando
i 10 mila miliardi di dollari a fine 2021. Il numero di società
supportate da venture capitalist supera quota 92 mila in tutto il
mondo. Sono aumentati anche gli investitori sui private market, con
l’ingresso di soggetti nuovi a questo segmento come i fondi
comuni di investimento e i fondi sovrani.
L’esplosione degli unicorni, iniziata
nel 2017, ha fatto uscire dalla nicchia queste aziende e ha
determinato un aumento dei capitali investiti. Secondo i dati
Pitchbook, fino al 2021, i deal sugli unicorni rappresentavano meno
del 2% dei finanziamenti di venture capital negli Stati Uniti, ma poi
hanno catturato circa un terzo del totale investito nel settore,
portando a un cambiamento non solo nelle scelte di investimento dei
venture capitalist, ma anche nell’interazione con i partecipanti ai
mercati pubblici.
Perché ci sono più unicorni
I ricercatori di Pitchbook hanno
osservato come le aziende oggi tendano a rimandare la quotazione
sulle Borse ufficiali, con il conseguente aumento delle valutazioni
delle società private. Il valore mediano di una società nel momento
in cui entra nel mercato pubblico ha superato 1,4 miliardi di
dollari nel 2021, una soglia che la rende a tutti gli effetti un
unicorno. Inoltre, queste startup tendono a collocarsi nell’ultima
fase del ciclo di finanziamento da parte delle società di venture
capital, ossia quella che precede il collocamento in Borsa, per cui
gli investitori hanno più probabilità di successo, cioè che la
startup non fallisca, e potenzialmente maggiori opportunità di
guadagno.
Tutti questi fattori hanno attirato
sui mercati privati i fondi pensione, i gestori
patrimoniali, le compagnie assicurative e i fondi sovrani.
Morningstar ha stimato che solo negli Stati Uniti ci sia stata una
impennata degli investimenti dei fondi comuni in questa asset class,
che a fine 2021 ha raggiunto quasi i 23 miliardi di dollari, rispetto
ai 110 milioni di dollari del 2007.
Il patrimonio dei fondi comuni investito sui mercati privati negli Stati Uniti
Mercati privati al test del 2022
Gli unicorni possono rappresentare le
aziende leader del domani, come insegna la storia di Amazon,
Tesla o Uber. Ma sono difficili da valutare,
perché i dati sono scarsi, o difficilmente reperibili, o poco
comparabili tra loro. Queste criticità possono falsare il quadro
reale, ad esempio facendo sembrare i mercati privati meno volatili o
più redditizi di quelli pubblici. Il tema è ancora più rilevante
con l’attenuarsi dei confini tra asset alternativi e tradizionali e
l’ingresso delle società non quotate nei portafogli degli
investitori individuali.
Nell’ultimo anno, poi, si sono
aggiunte nuove preoccupazioni dal momento che il quadro economico e
finanziario è cambiato, con conseguente aumento della volatilità e
dell’avversione al rischio degli investitori. Gli effetti sono
stati più evidenti negli Stati Uniti rispetto all’Europa.
Oltreoceano, le valutazioni delle startup nell’ultima fase
pre-quotazione sono scese e il debutto in Borsa è diventato più
difficile. Inoltre, le turbolenze dei mercati potrebbero portare a
una riduzione dei flussi di capitali dagli investitori “non
tradizionali” per i private market, come i fondi comuni o i piani
previdenziali, che, al contrario, avevano avuto un ruolo importante
negli ultimi anni.
Le performance degli unicorni
Il cambio di sentiment degli
investitori è evidente nell’andamento degli indici Morningstar
Pitchbook che sono stati lanciati a novembre 2022 per tracciare le
performance degli unicorni. Questi benchmark si basano su un modello
proprietario per la valutazione delle società private che valgono 1
miliardo di dollari o più e che tiene in considerazione le
precedenti operazioni di finanziamento (post-money valuation),
i deal dei venture capitalist in società private simili e la
mappatura rispetto alle industrie dei mercati pubblici.
Da inizio anno, in dollari,
l’indice Morningstar Pitchbook global unicorn ha perso
circa il 4%, ma nell’ultimo triennio ha avuto un rendimento
medio annualizzato superiore al 29% (dati al 29 novembre in
dollari). A livello regionale, il paniere statunitense si è
comportato meglio di quello europeo nel triennio.