- Quigley (McKinsey): “Dovremo agire con forza su tutte le leve del bilancio e del conto economico per far funzionare le cose”
- Secondo Dahlqvist, nell’Ai generativa ci sono alcuni vincitori evidenti, come le aziende attive nello sviluppo di software e nel servizio clienti
Dopo aver vissuto un 2022 a doppia velocità – con una robusta attività di raccolta e transazioni nella prima metà dell’anno seguita da un rallentamento nella seconda metà – nel 2023 la performance della maggior parte delle classi di asset dei mercati privati è rimasta al di sotto delle medie storiche. La raccolta dei fondi ha continuato a diminuire rispetto al picco del 2021, in parte a causa di un mercato delle operazioni meno attivo. Inoltre, i vantaggi decennali derivanti da tassi di interesse bassi e in calo e da multipli in costante crescita sembrano appartenere al passato. E adesso? Fredrik Dahlqvist, David Quigley e Brian Vickery di McKinsey, in dialogo sull’ultima Global private markets review della società di consulenza, hanno individuato le tendenze che potrebbero influenzare gli investitori nel 2024.
Mercati privati: 4 trend del 2023
“Una delle tendenze più affascinanti dello scorso anno è stata la resilienza del settore”, interviene Dahlqvist, senior partner di New York, osservando per un attimo con lo specchietto retrovisore quanto accaduto nel 2023. “Abbiamo anche assistito a un gran ritorno della gestione attiva nelle società in portafoglio e sono rimasto affascinato dalla capacità delle aziende di reagire e gestire i cambiamenti del mercato, oltre che trarne profitto. Questo ambiente ha portato a un set di opportunità più ampio, ma non necessariamente per tutti. Il che ha innescato una crescita del mercato non uniforme, nel corso dell’anno”. Secondo Quigley, senior partner di New York, ci sono altre tre tendenze da segnalare. La prima è che il ciclo delle operazioni sta accelerando e le exit si stanno intensificando. “In secondo luogo, stiamo assistendo a un rapporto molto più stretto tra il mondo delle aziende e quello del capitale privato, sia in termini di scorpori che di partnership. In terzo luogo resta da evidenziare l’importanza della creazione di valore reale guidata dalla crescita del fatturato, dall’ottimizzazione dei costi e dalla gestione del bilancio. Siamo in un mondo diverso, per quanto riguarda il costo del capitale. Ciò significa che dovremo agire con forza su tutte le leve del bilancio e del conto economico per far funzionare le cose”, dice Quigley.
Un aspetto che non risulta dai numeri, continua Quigley, è che i fondi stanno investendo molto di più in relazioni profonde, sia con consulenti esterni che con dirigenti. “Un’altra cosa che ci ha fatto piacere osservare è una maggiore ponderatezza e produttività delle transazioni effettuate nel corso dell’anno”, aggiunge Dahlqvist. “Ci aspettavamo di vedere un maggior numero di società pubbliche diventare private e così è stato. E ne arriveranno altre, anche più complesse”. Se inoltre il 2021 è stato all’insegna del dealmaking, negli ultimi 12 mesi l’attenzione degli investitori si è spostata: trascorrono molto più tempo con le società in portafoglio, pensando al modo in cui vogliono far fruttare il denaro nel tempo e riflettendo di più sulle opportunità di investimento.
Ai: come si inserisce in portafoglio
Il 2023 è stato tra l’altro caratterizzato da un enorme clamore sull’intelligenza artificiale generativa. “I nostri clienti ci chiamavano per chiederci come avrebbero dovuto considerarla, quali fossero i casi d’uso principali e dove avrebbero dovuto investire in nuove tecnologie per migliorare se stessi e le loro società in portafoglio”, racconta Vickery, partner di Boston. “Credo che nel 2024 ne sentiremo parlare molto meno, ma le persone utilizzeranno effettivamente la tecnologia per creare valore. Quindi passeremo dal clamore all’implementazione”. Ma come viene inserita nei portafogli? “Ci sono alcuni vincitori evidenti, come le aziende attive nello sviluppo di software, nel servizio clienti e nelle funzioni di supporto, dove l’automazione consente di risparmiare sui costi e colmare lacune in cui non sono disponibili i talenti giusti”, spiega Dahlqvist. “Credo che il settore stia ancora cercando di capire come impiegare queste tecnologie nei processi di negoziazione, ma le cose si stanno muovendo rapidamente”. Secondo Dahlqvist, gli operatori che, insieme ai partecipanti al mercato, accumulano dati, ne controllano la qualità e li applicano ai loro processi otterranno un vantaggio sul portafoglio.
Quigley: “Ora i tassi dovrebbero moderarsi”
Guardando al 2024, Quigley osserva come i tassi di interesse potrebbero “moderarsi un po’” ma probabilmente saranno ancora mediamente più alti di quanto lo siano stati nell’ultimo decennio. “Ciò significa che, prima di concludere le transazioni, dovremo fissare dei piani per la creazione di valore e la gestione del bilancio”, suggerisce Quigley. Per Dahlqvist osserveremo inoltre un mercato delle operazioni “molto più attivo”, in particolare nella seconda metà dell’anno. “Nel corso del 2023 diversi gestori di fondi hanno dedicato molto tempo, impegno e duro lavoro per ottenere buone performance tra le società in portafoglio. Sono entusiasta di assistere a questo slancio degli utili nel 2024 e di vedere i gestori difendere o ampliare le loro valutazioni e persino i multipli, su questa base. Speriamo di vedere anche i nostri clienti operare in un mercato dei capitali più accogliente”, conclude Dahlqvist.