Scoperti 500 siti risalenti a 3 mila anni fa di Maya e Olmenchi in Messico. Si tratta solo dell’ultima scoperta archeologica resa possibile grazie alla tecnologia Lidar
La tecnologia fa miracoli anche in archeologia. Sommersi da 3 mila anni di vegetazione, 500 siti mesoamericani costruiti dai Maya e dagli Olmechi in Messico sono tornati alla luce grazie all’innovativa tecnologia Light Detection and Ranging, o Lidar. Utilizzando impulsi laser legati a un sistema GPS, Lidar ha effettuato letture topografiche per creare una mappa tridimensionale di un’area di 30.000 miglia quadrate intorno al Tabasco orientale. Quando gli archeologi hanno analizzato i dati, hanno trovato prove di 478 siti che avrebbero fatto parte di insediamenti precoloniali tra circa 1400 a.C. e 1000 a.C.
I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Human Behavior, hanno mostrato che tutti questi siti includevano complessi rettangolari e quadrati, suggerendo una cultura condivisa basata sulla precedente città olmeca di San Lorenzo. Alcune delle architetture sembrano essere costruite per allinearsi con il sorgere del sole in certi giorni, o con le montagne vicine, forse suggerendo un significato simbolico. Le strutture inoltre sono accorpate a gruppi di 20, un numero che è anche la base del calendario Maya scritto. “Allora il calendario scritto non esisteva ancora” ha detto Takeshi Inomata, un archeologo dell’Università dell’Arizona a Live Science. “Quello viene molto più tardi, diversi secoli dopo questi siti. Ma questo è un segno molto allettante che in realtà la gente aveva già un sistema di calendario basato sul numero 20”.
“Questa scoperta prefigura il futuro per l’archeologia, poiché il Lidar rivela l’architettura antica su una scala senza precedenti che raggiungerà regioni remote e fortemente vegetate in tutto il mondo”, ha invece scritto Robert Rosenswig, un archeologo dell’Università di Albany-SUNY, in un articolo di accompagnamento per Nature, definendo Lidar “rivoluzionario per l’archeologia”. La prima scoperta grazie al Lidar risale al 2009, quando a Caracol, un sito archeologico in Belize, fu scoperta una città maya. Più di recente, nel 2018, gli archeologi di Petén, Guatemala, sono stati in grado di identificare 61.000 strutture sconosciute nella Riserva della Biosfera Maya grazie alla nuova tecnologia. Dall’altra parte del mondo un lungo progetto di ricerca Lidar in Cambogia ha recentemente aiutato a determinare che l’antica città di Angkor Wat, il più grande monumento religioso del mondo, un tempo ospitava fino a 900.000 persone.
La tecnologia fa miracoli anche in archeologia. Sommersi da 3 mila anni di vegetazione, 500 siti mesoamericani costruiti dai Maya e dagli Olmechi in Messico sono tornati alla luce grazie all’innovativa tecnologia Light Detection and Ranging, o Lidar. Utilizzando impulsi laser legati a un sistema GPS…
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