Marco Guazzini designer toscano di nascita, giramondo nella vita. Dopo aver conseguito gli studi in Industrial Design, Guazzini comincia infatti a viaggiare trascorrendo diversi anni all’estero in svariate città fra cui New York. Successivamente il designer torna in Italia scegliendo come base Milano, dove aprirà il suo Atelier. In quegli anni Guazzini inizia la sua carriera lavorativa, collaborando con note aziende come Officinanove, Ex.t, Pimar, Atipico, Living Divani, e allo stesso tempo con gallerie di collectible design internazionali come Galleria Luisa Delle Piane, Galleria S. Bensimon (Parigi), Amelie Maison d’art (Parigi), Mint design Gallery (Londra) e The Collectional (Dubai).
Nel 2021 il designer decide di trasferire il suo studio a Pietrasanta dove vive e lavora attualmente.
Guazzini insegna inoltre come professore alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti (Milano).
L’approccio progettuale di Guazzini può essere definito come un atto ragionato, consapevole, profondo.
La caratteristica che lo contraddistingue è il segno elegante combinato alla continua ricerca volta all’innovazione. Il designer pone la sua attenzione sui temi del vivere contemporaneo, mantenendo sempre uno sguardo sul passato dal quale trae ispirazione.
Marco Guazzini è noto per avere ideato e realizzato il materiale Marwoolus®, che dal 2016 è presente nella collezione permanente del Vitra Design Museum. Questo splendido materiale è un omaggio del designer ai suoi luoghi d’origine, da una parte abbiamo la lana di Prato e dall’altra il marmo di Pietrasanta, questi due elementi combinati assieme hanno dato vita a un materiale del tutto nuovo, simbolo della grande libertà espressiva che caratterizza tutto il lavoro del designer italiano.
We Wealth ha avuto il piacere di intervistare Marco Guazzini, di seguito le sue interessanti risposte
Intervista al designer Marco Guazzini
Da dove nasce il tuo legame passione per il mondo del design?
Fin da piccolo ho avuto sempre una grande attrazione per i materiali e per gli oggetti.?Ero affascinato dalle pietre e dai minerali che all’epoca collezionavo. Degli oggetti mi sono sempre piaciute le proporzioni e le forme, ma è l’aspetto materico e tattile, quello che mi ha sempre più incuriosito.?Mio padre inoltre era appassionato di design, quindi a casa ho avuto la fortuna di essere circondato da tanti pezzi iconici che sono diventati presenze familiari e che penso mi abbiano influenzato molto anche a livello inconscio per il loro equilibrio espressivo e funzionale e per l’armonia che insieme generavano nello spazio.
Cos’è per te il design?
Per me il design rappresenta una forma espressiva, una necessità di raccontare la mia visione personale della realtà come io la percepisco.
Com’è nato marwoolus, si tratta di un nuovo materiale di tua invenzione, raccontaci qualcosa in proposito.
La nascita di Marwoolus® rappresenta un momento importante nel mio percorso di designer, perché è attraverso questo materiale che sono riuscito a raccontare la mia identità, la mia visione del progetto e a plasmare nuovi scenari. Marwoolus® è un materiale composito composto da polvere di marmo, lana e un
legante bicomponente. È il risultato di una ricerca e rielaborazione delle mie radici toscane: Prato, città famosa per la sua industria tessile, e Pietrasanta, la città del marmo. Lana e marmo sono due elementi radicati nella mia storia. Il risultato è un materiale con una durezza simile al marmo e che ne mantiene le tipiche venature variegate ma, ad uno sguardo più ravvicinato, rivela la sua caratteristica principale, quella di avere una marezzatura costituita da filamenti di lana sparsi casualmente che conferiscono fluidità al disegno rendendolo particolarmente dinamico, elegante e visivamente morbido. Proprio in quest’ottica il mio lavoro è proseguito nella ricerca e sperimentazione sia delle potenzialità tecniche, espressive e artistiche del materiale che del suo perfezionamento.
Dal 2016 Marwoolus® fa parte della collezione permanente del Vitra Design Museum presso l’edificio Schaudepot.
Qual’è la scintilla che accende il tuo fuoco creativo, la ghianda da cui si sviluppa la tua poetica e il tuo lavoro, come direbbe Hillman??
E’ la voglia di creare qualcosa di nuovo che prima non esisteva. Quando ricevo una commissione e quindi la richiesta da parte di un’azienda, di una galleria o di un cliente privato di creare qualcosa per loro è li che si accende questo fuoco che alimenta la mia immaginazione e innesca un processo creativo intenso.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato del design e i collezionisti?
Il mio lavoro si sviluppa parallelamente in due direzioni: una più industriale che consiste nelle collaborazioni con le aziende del settore dell’arredo e l’altra più artistica con le gallerie di collectible design.?Sono due modi di progettare simili ma diversi tra loro. Il primo prevede un approccio più tecnico, un’attenzione ai costi di produzione, prodotti che si possano produrre in serie; il secondo con le gallerie è un lavoro più di ricerca e sperimentazione dove c’è più libertà espressiva e costi di produzione più alti trattandosi di edizioni spesso limitate e riferite ad un mercato di collezionisti. Inoltre in questo caso il lavoro è eseguito quasi interamente a mano, in quanto produco tutto personalmente nel mio Atelier a Pietrasanta. Trovo interessante entrambi gli aspetti del progettare e spesso nei miei progetti diventano complementari.
Fra tutti i progetti che hai realizzato qual’è ad oggi quello che ti sta più a cuore?
Direi che per me è difficile scegliere un prodotto rispetto ad un altro perché ciascun progetto ha una sua storia rispetto al motivo e al momento in cui è stato realizzato, quindi sono tutti speciali per me. Se devo scegliere però penso al primo progetto realizzato in Marwoolus® che ho avuto occasione di esporre durante il Fuori Salone del 2015 presso la Galleria Luisa delle Piane con sui successivamente ho iniziato una proficua collaborazione.
Ad oggi un altro prodotto a cui tengo particolarmente è il risultato di una sperimentazione tecnica con un altro settore creativo, la musica. E’ grazie alla collaborazione con una cara amica e cantautrice e produttrice discografica di grande talento Joan Thiele, che è nata MWJT #01WB la prima chitarra elettrica in Marwoolus®. Adesso con Joan abbiamo deciso di continuarne la produzione di chitarre personalizzate nei colori per un mercato di nicchia.
Se fossi un materiale quale saresti?
Probabilmente a questo punto dovrei dire Marwoolus® credo sia il materiale che più mi rappresenta, se non altro perché nella sua creazione ho fatto proprio riferimento alle mie radici e ai luoghi dove sono nato e cresciuto che raccontano la mia identità.
Dove trovi la tua ispirazione?
Dall’osservazione. Sono quasi maniacale nell’osservare i dettagli delle cose e della natura.?Mi piace osservare anche i comportamenti delle persone e capire perché e come compiono certi gesti e spesso è da questa osservazione che nascono le idee magari su come migliorare certe azioni per facilitare l’uso di certi oggetti.
Cosa pensi possa fare il mondo del design per proteggere il pianeta?
Penso che una delle qualità del design sia quella di poter far cambiare il modo di agire alle persone anche solo ad esempio attraverso l’utilizzo di un semplice oggetto.?Pensiamo infatti ad un prodotto di uso comune come un cavatappi e lo studio che vi è stato nel tempo per pensare nuovi modi di aprire una bottiglia di vino. Ecco questi nuovi modi determinano nuove azioni.
Penso dunque che la sfida più grande del design per contribuire al rispetto del pianeta, sia quella, oltre al concepire giustamente prodotti che prevedono cicli produttivi sostenibili, di educare a nuove azioni su grande
scala che possano creare dei sistemi virtuosi nei quali tutte le persone agendo avranno più consapevolezza del loro impatto sull’ambiente ma anche del loro contributo nel salvarlo, azioni comuni che possono quindi generare dei veri e propri macro cambiamenti.