Il litigation funding è un’attività d’investimento tramite cui un fondo specializzato sostiene le spese legali per una parte in giudizio e, in caso di esito favorevole, ottiene una quota delle somme incassate
Giacomo Lorenzo, Deminor: “I vantaggi ci sono per qualsiasi tipo di società, a partire dalle pmi. Ma anche per le grandi aziende, interessate a esternalizzare i costi e ottimizzare le risorse interne”
Spesso tutelare i propri diritti risulta oneroso. C’è chi si trova davanti a un bivio, tra affrontare un contenzioso o continuare l’attività. E chi finisce per accettare un accordo a condizioni sfavorevoli, pur di risparmiare risorse. Per ovviare a queste criticità esiste un meccanismo noto come “litigation funding”, un’attività di investimento tramite cui un fondo specializzato (estraneo alla controversia) decide di sostenere le spese legali per una parte in giudizio in cambio di una quota delle somme incassate dalla parte solo in caso di esito favorevole.
“Il fondo copre tutti i costi correlati alla controversia, dalle spese per avvocati ed esperti economici al contributo unificato, per una delle parti in giudizio”, conferma a We Wealth Giacomo Lorenzo, senior legal counsel di Deminor, società fondata nel 1990 a Bruxelles e leader nel fornire servizi di litigation funding a livello internazionale. Se l’attore all’esito del giudizio risulta essere vittorioso, trattiene una quota delle somme incassate come compenso. In ipotesi di soccombenza, invece, il fondo perde l’intero investimento e la parte non sostiene alcun costo.
Litigation funding: i vantaggi
“I vantaggi ci sono per qualsiasi tipo di società, a partire dalle piccole e medie imprese che possono trovarsi in difficoltà quando devono affrontare un grosso contenzioso, dovendo in alcuni casi decidere se investire in una causa o continuare la loro attività in mancanza di risorse finanziarie sufficienti a sostenere entrambe. Ma anche per le grandi imprese, interessate a esternalizzare i costi e ottimizzare le risorse interne. E infine per i consumatori, in caso per esempio di azioni di gruppo in cui una moltitudine di soggetti ha diritto a richiedere il risarcimento del danno e necessita di un supporto in termini di risorse finanziarie ma soprattutto nella gestione stessa del contenzioso”, osserva Lorenzo.
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Come si investe in un contenzioso
Guardando invece al fondo, continua l’esperto, per decidere se investire o meno in un contenzioso la fase di due diligence risulta fondamentale. Gli aspetti da valutare sono essenzialmente tre:
- economici, ovvero il valore della causa e il budget richiesto per instaurare e coltivare il contenzioso, affinché ci sia un adeguato bilanciamento tra le due parti;
- giuridici, vale a dire quanto è complesso il caso e qual è il rischio di soccombenza del cliente;
- e infine le tempistiche, ovvero quanto durerà il contenzioso prima che si possano recuperare le somme domandate in giudizio.
In Italia Deminor ha assunto un ruolo in alcune rilevanti azioni collettive, come il caso Parmalat. “Il caso più recente al quale stiamo lavorando tuttora è quello del Cartello del cartone ondulato, accertato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel 2019”, racconta Lorenzo. “Alcuni produttori di imballaggi in cartone ondulato hanno applicato un sovrapprezzo dal 2005 al 2017, causando un danno agli acquirenti, società attive nell’alimentare, negli elettrodomestici o nell’immobiliare. Noi stiamo dando la possibilità a queste aziende di avviare un’azione di risarcimento danni contro i produttori, per vedersi restituire quel sovrapprezzo che hanno pagato e che non avrebbero dovuto”, spiega l’esperto. “Un altro esempio riguarda una società italiana che si è rivolta a noi lo scorso anno dopo essere stata coinvolta in un arbitrato a Parigi contro una multinazionale. Essendo una piccola e media impresa e non avendo conoscenza della giurisdizione straniera, avrebbe rinunciato al contenzioso o accettato un accordo a condizioni sfavorevoli. Il nostro intervento le ha invece consentito di coltivare la causa avvalendosi di professionisti altamente competenti senza doversi preoccupare del tempo e delle risorse da investire”.
Un mercato da 11,9 miliardi di euro
Secondo un’indagine condotta da Deminor, il potenziale del litigation funding a livello internazionale sfiora gli 11,9 miliardi di euro, mentre i reali investimenti da parte dei fondi valgono circa il 20-30% di tale valore a seconda del paese. In testa ci sono gli Stati Uniti con 9,6 miliardi di euro, seguiti dall’Europa con 1,2 miliardi e dal Regno Unito con 0,7 miliardi. Nel caso dell’Italia, l’attuale potenziale di investimento ammonta a circa 185 milioni di euro, ma si stima possa raggiungere i 325 milioni nel 2027. Attualmente, la maggior parte delle liti italiane riguardano contenziosi antitrust, arbitrati internazionali, contenziosi commerciali o connessi alla proprietà intellettuale, ma si prevede un incremento anche delle controversie legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità.