I principali Paesi per la ricchezza delle persone sono anche le principali piazze del mercato dell’arte. Stati Uniti e Cina ospitano il maggior numero di milionari nel loro territorio ma rappresentano anche i principali mercati per le opere d’arte a livello globale. E per il futuro? I Paesi asiatici saranno protagonisti.
I recenti dati diffusi da Credit Suisse sulla distribuzione della ricchezza globale rilevata nel 2021 indicano che gli Stati Uniti sono in testa alla classifica mondiale dei milionari. Al secondo posto si collocata la Cina.
Ma il predominio americano è destinato ad erodersi. La crescita limitata del PIL e la possibilità che i prezzi degli asset da investimento si riducano rispetto ai valori massimi raggiunti alla fine del 2021 comporteranno un aumento del 13% nel numero di milionari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni a fronte di un aumento del 97% (a 12,2 milioni) per la Cina.
Storicamente, affermano gli esperti, le dimensioni del mercato dell’arte seguono le condizioni macroeconomiche. Non è un caso quindi che gli Stati Uniti oggi siano in testa con il 43% anche nel mercato globale dell’arte. E non è un caso che la Cina sia diventato oggi il primo Paese per le transazioni di opere d’arte nelle aste con il 33% del totale, un punto avanti agli Stati Uniti. Oggi si teme per il rallentamento delle economie e fa paura lo spettro della recessione a causa del conflitto in Ucraina e del calo delle materie prime.
Le stime quinquennali di Credit Suisse però indicano che la ricchezza globale continuerà a crescere (+36% entro il 2016) e il numero di milionari globali supererà gli 87 milioni nel 2026, con un aumento di 25 milioni rispetto al 2021. I Paesi a reddito medio saranno i principali artefici di tale aumento. E la spesa per l’arte crescerà proporzionalmente. Se si guardano i Paesi con il numero più alto di milionari, si stima che quelli di seconda fascia tra cui Corea, Taiwan, India e Hong Kong nei prossimi anni ridurranno il divario rispetto a quelli di prima fascia tra i quali Giappone, Regno Unito, Francia, Germania, Canada e Australia.
Il numero di individui con un patrimonio ultra-alto (UHNWI), superiore cioè a 50 milioni di dollari, dovrebbe raggiungere i 385.000 entro il 2026, con un aumento di 121.000 unità in cinque anni. Più della metà di tutti gli UHNWI attualmente risiede in Nord America, mentre i Paesi della regione Asia-Pacifico (APAC), tra cui Cina e India, ne ospitano più di 67.000. Questa cifra supera già di gran lunga i circa 42.000 che risiedono in Europa e questa differenza a favore dell’APAC aumenterà ulteriormente. Entro il 2026 la regione Asia-Pacifico ospiterà altri 51.000 UHNWI, raggiungendo un totale di quasi 118.000, il 51% dei quali proverrà dalla Cina. Entro il 2026, si prevede che la Cina avrà all’incirca lo stesso numero di UHNWI (circa 60.000) dell’intera Europa. Quindi è a oriente che bisogna guardare.
Anche il mercato dell’arte presenta indicatori che spostano in Asia le aspettative di crescita maggiori. Della Cina si è già detto ma subito dopo si parla della Corea del Sud come scommessa del futuro. Qui il settore dell’arte ha consapevolmente sfruttato il rapido sviluppo economico del Paese. L’apertura ai grandi eventi internazionali (da ultimo la fiera di Frieze Seoul che si è tenuta a settembre) supportata dall’ampia dotazione di infrastrutture museali dispiegate nel territorio rappresentano i fatturi su cui costruire il successo.
Nel Paese si è raggiunto un bilanciamento tra l’attenzione alla produzione artistica occidentale con un mercato inclusivo votato a organizzare scambi d’arte con le altre realtà dell’Asia orientale. E non è un caso che si inizi a parlare di un possibile sorpasso di Seoul ai danni di Hong Kong nel panorama del mercato artistico internazionale. Hong Kong, infatti, è ai vertici per il mercato in asta e per quello nelle fiere ma sta subendo una battuta di arresto dovuta alle conseguenze delle limitazioni derivanti dalla circolazione del Covid-19 e alle restrizioni imposte dalla Cina. E invece Seoul gode di ottima salute.