Dal punto di vista assicurativo, lusso e arte sono la stessa cosa? No. “Un collezionista d’arte non colleziona perché il bene è prezioso, colleziona per passione”, ci risponde Massimo Maggio, responsabile del dipartimento fine art dell’insurance broker Wide Group. “Il collezionista non è interessato tanto al risarcimento del danno, quanto al fatto che esso non si verifichi. I collezionisti veri, non certo gli speculatori, impiegano anni ad assemblare una collezione. Se improvvisamente vengono a mancare dei pezzi, si vanifica la fatica – patrimoniale ed emozionale – di decenni. Nel lusso invece manca la parte emotiva. Se mi rubano un Patek Philippe del 1967, ne posso comprare un altro. Lo stesso non può accadere per un’opera d’arte.
Nell’arte non è possibile recuperare la perdita”. Come proteggersi allora? “Sarebbe opportuno per esempio avere in archivio una fotografia dettagliatissima dell’opera, corredata da informazioni su caratteristiche, natura dei materiali e del supporto, dimensioni”. In caso di opere d’arte di particolare valore sarebbe opportuno scattare foto con il cosiddetto object ID, in grado di produrre una scala cromatica millimetrata in grado di restituire i colori reali dell’opera. “Una denuncia con allegata un’immagine di questo tipo facilita le attività di recupero dei carabinieri. Si pensi solo che spesso le grandi opere antiche vengono tagliate in pezzi dopo il furto”. È poco noto che le opere d’arte vengono rubate anche a scopo di ricatto. Le grandi compagnie assicurative storiche (come i Lloyds) hanno divisioni dedicate a questa tipologia di crimine. “In Italia, grazie al generale Conforti che lo fondò, abbiamo la divisione di tutela del patrimonio culturale (TPC) dei carabinieri (vedasi QR code, ndr). Per fortuna, i furti sono i danni meno frequenti”.
Vaticano, come la foto di apertura
Protezione del patrimonio d’arte: un ottimo broker deve avere conoscenze trasversali
I rischi maggiori arrivano invece dal personale di servizio: puliture e lucidature troppo vigorose, spostamenti avventati e simili solerzie possono creare disastri. “La formazione, anche di inservienti e aiutanti, è perciò essenziale. È importante quanto ‘catechizzare’ il collezionista”. Laddove possibile, “i danni si devono prevenire. Un broker davvero specializzato ha un rapporto trasversale con l’intera filiera dell’arte e del lusso, è in grado di entrare nel merito di tutte le attività connesse e di prestare una consulenza puntuale nei diversi frangenti”.
Basti pensare a trasporto e imballaggio: non tutti i professionisti sono uguali: “C’è chi è più competente a trasportare sculture contemporanee, chi tavole del ‘300. Un imballatore non è uguale a un altro”. A tal proposito Maggio cita un esempio a lui noto: fu “il miglior imballatore italiano” a scoprire perché alcune opere subivano misteriosamente danni ogni volta che venivano riposte, apparentemente con tutte le cure. Attenzioni queste che devono traslarsi agli immobili di lusso, alle dimore storiche. Una comune polizza fabbricato per esempio “ripaga il restauro di un affresco domestico semplicemente come costo di imbiancatura, con materiali commerciali contemporanei. Si tratti pure di villa palladiana”. Un prodotto ad hoc dovrebbe invece coprire singolarmente “tutti gli elementi architettonici” il cui stato, in caso di danno, non è ripristinabile, con conseguente “deprezzamento dell’asset”.
Tornando al lusso, bisogna considerare che oltre ai gioielli e a certi pezzi di fine art, vi rientrano anche orologi e borsette: quasi sempre Hermès, con qualche incursione delle Chanel. Trattandosi di oggetti con prezzi che partono dai 7-8.000 euro fino a raggiungerne centinaia di migliaia negli esemplari più preziosi, assicurarli è buona norma. Anche in questo caso, la personalizzazione del prodotto è tutto. “Un furto di orologio in casa è diverso da quello che avviene in strada. Un diamante da 7 carati può valere 100.000 come 10 milioni di euro: lo dice il certificato GIA (Gemological Institute of America, ndr)”.
La necessità di un’analisi sofisticata
Se manca, un buon broker deve essere in grado di reperirlo. Ma l’Italia è un paese cronicamente sotto-assicurato: “il premio medio annuo pro capite è di 256 euro”, rivela Matteo Barbini, co-founder & managing partner di Wide Group. Da che valore economico conviene iniziare a pensare a un rapporto assicurativo strutturato? “Dai 200.000 euro di beni assicurabili si può pensare di fornirsi di prodotti particolari, personalizzati, non da banco”.
Matteo Barbini
Servire il segmento dei pleasure asset comporta una sofisticata analisi dei dati. Un broker attivo nel mercato hnwi e uhnwi non può prescindere da “un massiccio investimento in tecnologia. Il tech consente di dare soluzioni ottimali al contraente finale”, che per esempio “può monitorare costantemente lo stato delle sue polizze tramite app e software integrati”, prosegue Barbini. Ancora, “un buon software deve essere in grado di monitorare l’andamento dei furti di Rolex in un’area geografica, in modo da strutturare polizze mirate. Nel segmento wealth è essenziale più che altrove un’analisi molto dettagliata del dato, a volte difficoltosa perché – accade – i clienti hanno timore a dichiarare i propri beni più preziosi”.