Il 60% degli imprenditori è attento al passaggio generazionale, sia nella forma privata sia in forma societaria.
L’attenzione nel tempo si è dunque spostata su un nuovo modello di consulenza che approccia in maniera sinergica tutte le sfere patrimoniali del nucleo in un’ottica di wealth management. E’ il modello che permette di soddisfare le esigenze del cliente in maniera integrata, selezionando servizi specialistici.
Alcuni esempi di servizi consulenziali maggiormente richiesti rientrano nell’ambito del supporto alla preparazione di piani finanziari e studi di fattibilità di progetti; nell’individuazione di percorsi strategici a disposizione dell’imprenditore per la valorizzazione dell’azienda, all’assistenza nelle operazioni di M&A (acquisizioni, fusioni, cessioni) o ancora nella ricerca di risorse finanziarie e di partner strategici come la consulenza nel business (internazionalizzazione) o ancora nel supporto alla ristrutturazione del debito alla razionalizzazione degli assetti societari, la consulenza legale e fiscale per l’impresa.
Nel contesto della relazione con gli imprenditori, i consulenti finanziari hanno difficoltà a dare un segno della differenza che la consulenza può svolgere, pertanto risulta problematico portare all’impresa significativi interventi di miglioramento e di conseguenza, i consulenti non sono percepiti come canali di conoscenza applicata.
Per il consulente pertanto nasce il problema di come affiancare l’imprenditore nel mettere a fuoco le sue necessità che, con l’aumento della complessità diventano ancora più difficili da quantificare.
Una ulteriore difficoltà, presente nella relazione consulente/impresa, deriva dalla compresenza del professionista di fiducia interno all’azienda; il commercialista e o il direttore finanziario che estendono la loro area di influenza su quasi tutto, anche in aree gestionali non di proprie e dirette competenze.
Si viene conseguentemente a delineare una situazione in cui è necessario fare un ulteriore sforzo di comunicazione per rendere palesi i benefici derivanti da un intervento consulenziale.
A mio avviso il professionista della finanza deve possedere solide competenze in ambito economico aziendale, avere le capacità di utilizzo delle tecniche di comunicazione e sapere analizzare i problemi dell’impresa, apprendere cognizioni sugli eventi straordinari e l’attitudine ad affrontare le tematiche connesse alla comunicazione economica, attraverso un buona capacità di sviluppo dei meccanismi operativi a supporto del governo delle imprese. Deve possedere, inoltre, una spiccata predisposizione al problem solving, essere un buon conoscitore della realtà aziendale, in grado di individuare e approfondire i problemi insieme alle figure responsabili dell’impresa, e di prospettare soluzioni appropriate circa la pianificazione strategica e la programmazione a medio lungo termine.
In definitiva sono convinto che gli ambiti di approfondimento formativo necessari al professionista della consulenza finanziaria dedito all’impresa ormai rappresentano un percorso obbligato per coloro che cercano la crescita e nuovi segmenti di mercato.