«Eccomi De Mille, sono pronta per il mio primo piano». È questa una delle frasi inserite dall’American Film Institute nella top ten delle 100 migliori citazioni cinematografiche di sempre. A pronunciarla è la grande attrice Gloria Swanson nel ruolo di Norma Desmond, una ex diva del cinema muto, che vive disperata e in solitudine nella sua fatiscente villa hollywoodiana. È la memorabile scena finale del film cult “Viale del tramonto”, allorché la celebre star, dopo aver sparato allo squattrinato amante che voleva lasciarla, è appena scesa platealmente dall’imponente scalone della villa e si rivolge così, in pieno delirio, al regista ed al nugolo di fotografi dal quale è circondata, nella convinzione di essere ancora sul set acclamata come un tempo.
Il film, che conquisterà 3 Oscar, è una feroce e sarcastica critica al cinismo di Hollywood ed al divismo in generale, magistralmente girato da Billy Wilder che sceglie non a caso un’attrice protagonista che era stata essa stessa una star del cinema muto, dotandola di una maestosa e decadente villa e di una altrettanto superata ed imponente automobile.
Isotta Fraschini, abbiamo un’auto
Quella a cui farà riferimento Norma in un’altra scena del film: «Abbiamo un’auto. Non una di quelle robacce cromate tenute insieme con lo sputo, ma un’Isotta Fraschini. Mai sentito parlare dell’Isotta Fraschini? Tutta fatta a mano». Anche l’auto ha un importante ruolo nel film ed è curioso notare che quella che appare come un anacronistico dinosauro fossile, è in realtà un’auto che, quando il film fu girato, aveva solo 21 anni. Ma dal 1929, anno di nascita della vettura, al 1950, anno in cui il film fu girato, in campo automobilistico era effettivamente trascorsa quasi un’era geologica, mentre una crisi economica senza precedenti ed una guerra mondiale avevano spazzato via la scintillante “âge d’or” degli anni venti.
Quell’Isotta (che oggi è possibile ammirare al Museo dell’Automobile di Torino con ancora incise sulle fiancate le iniziali “ND” della protagonista del film), era una colossale Tipo 8A, un’auto simbolo di ricchezza assoluta, lunga più di 5 metri, guidabile solo da nerboruti ed esperti chauffeur in divisa, arricchita da finissime tappezzerie, legni pregiati, suppellettili in cristallo, alabastro e pelle di lucertola, prerogativa di re, papi, facoltosi industriali e star di Hollywood.
Storia di un mito su quattro ruote
L’Isotta Fraschini fu fondata a Milano nel 1900 per opera dell’Avv. Cesare Isotta e dei fratelli Antonio, Oreste e Vincenzo Fraschini, inizialmente per la manutenzione e il rimessaggio di vetture francesi. Ben presto iniziò la produzione di proprie auto, sempre con motori di case terze, per poi dal 1903 costruire vetture complete anche di propulsore proprio.
La Casa si dedicò da subito anche alle competizioni, conseguendo notevoli successi, vincendo ad esempio la Targa Florio nel 1908 con la 50 HP, o battendo, nello stesso anno, il record di velocità USA, superando i 100 km/h di media; non a caso anche Enzo Ferrari in persona, quando ancora correva in automobile, disputò tre gare come pilota Isotta Fraschini, che era già all’avanguardia della tecnica.
La I guerra mondiale vide la Casa impegnata nella costruzione di prestanti motori non solo per automezzi militari, ma soprattutto per dirigibili, locomotive, aeroplani e natanti, tra i quali i propulsori che equipaggiavano gli idrovolanti della trasvolata atlantica di Italo Balbo nonché i leggendari motoscafi MAS, che saranno poi protagonisti con D’Annunzio della famosa Beffa di Buccari.
Finisce la guerra
La fine della guerra e delle importanti e redditizie commesse militari, unite alla scomparsa di Oreste Fraschini e al disimpegno del Conte Isotta e degli altri fratelli Fraschini, condussero poi la Casa al cambio di proprietà a favore dell’industriale Lodovico Mazzotti, che concentrò dal 1919 la produzione su un solo modello di gran lusso, la Tipo 8.
Era la prima auto al mondo costruita in serie con un motore 8 cilindri in linea, ed era questo un ulteriore primato per una Casa che aveva già brevettato, qualche anno addietro, il primo sistema frenante sulle ruote anteriori.
La Tipo 8, negli anni poi declinata come 8A, 8A Spinto, 8A Super Spinto e 8B, rivaleggiava con Rolls Royce, Bentley, Hispano-Suiza, Bugatti e Maybach, quanto ad estremo lusso, e tra queste era addirittura una di quelle più costose. Era un trionfo delle capacità artigianali nazionali: una profusione di radiche, argenti e stoffe damascate su una colossale carrozzeria, affidata ai più estrosi stilisti dell’epoca, con un passo di oltre 3 metri e mezzo e ruote da più di 30 pollici; il motore era adeguato, più di 7 litri, in grado di spingere la maestosa vettura ad oltre 140 km/h.
“Il più esclusivo oggetto del desiderio del jet set”
Era il più esclusivo oggetto del desiderio della jet society dell’epoca, i cui esponenti facevano a gara per possederla. Rodolfo Valentino ne ebbe addirittura due con allestimenti esclusivi, una delle quali acquistata dall’importatore di New York Ugo Veniero D’Annunzio, terzo figlio del Vate e già ingegnere e disegnatore presso l’Isotta Fraschini di Milano. Anche lo stesso Vate ne possedette più di una, come la famosa 8A da lui chiamata “Papessa” per la colorazione bianco/ giallo, o la 8B soprannominata Traù come la città dalmata e ultima auto del poeta, tuttora presente al Vittoriale.
A riprova della sua ammirazione per il marchio, D’Annunzio aveva addirittura utilizzato l’acronimo per coniare il personalissimo motto “Intrepida Fides”, che contraddistinguerà poi la statuetta della vittoria alata che campeggiava sul radiatore dell’auto. E poi Papa Pio XI, Umberto di Savoia, Benito Mussolini, la Baronessa D’Avanzo, i Crespi del Corriere della Sera e i Motta del panettone. Ed ancora, all’estero, i Grimaldi di Monaco, il Principe Leopoldo di Prussia, l’Aga Khan, Re Feisal, l’Imperatore d’Etiopia, il Maharayah di Patiala.
Agnelli mette i bastoni fra le ruote
La Isotta Fraschini per la Tipo 8 aveva puntato sugli Usa, il suo vero mercato di elezione, fino a diventarne la vettura straniera più venduta. Ma ciò solo fino al 1929, quando il crollo di Wall Street provocato dalla grande crisi economica pose di colpo fine agli anni ruggenti. I vertici della Casa cercarono di sfruttare la popolarità del marchio negli Stati Uniti, proponendone l’acquisto ad Henry Ford che, in fretta e furia, allettato dall’opportunità, comprò spazi e terreni in Italia.
Ma il fondatore della Fiat, il Sen. Giovanni Agnelli, venutone a conoscenza, si impose per impedire l’ingresso di un così forte concorrente sul territorio nazionale ed ispirò la cosiddetta “Legge Gazzera”, che sottopose a condizioni proibitive la costruzione di nuovi impianti produttivi in Italia; fu questo il primo infruttuoso tentativo di Ford di insediarsi sul suolo italiano, seguito dalle note vicende Ferrari – Ford – Fiat del ‘65 e Alfa Romeo – Ford – Fiat dell’86, rimaste anch’esse senza seguito.
Isotta Fraschini in crisi
La crisi Isotta Fraschini era però ormai irreversibile e, considerata l’importanza della Casa dal punto di vista militare, il governo impose all’imprenditore e pioniere dell’aeronautica Caproni, nel frattempo entrato nell’azionariato, l’acquisizione di fabbrica e marchio. Caproni cesserà immediatamente la produzione dell’ormai anacronistica Tipo 8 per concentrarsi unicamente sui motori diesel, gli autocarri, i propulsori aeronautici e le forniture militari, disperdendo piano piano la fama, il blasone e l’esclusività propri del marchio.
Marchio che non è più riuscito a raggiungere i fasti del passato, nonostante un primo tentativo a fine anni ‘40 con la nuova 8C Monterosa, grande cabriolet a carrozzeria portante dotata di un 8 cilindri a V posteriore, progettata da tecnici di prim’ordine quali Rapi e Lampredi, ma naufragata per mancanza di finanziamenti. Prive di seguito commerciale si sono rivelate anche le iniziative successive da parte di nuovi proprietari, una di fine anni ‘90, per opera del carrozziere Rayton Fissore, concretizzatasi in pochi prototipi con meccanica Audi A8 e stile affidato a Giugiaro e Tyaarda, e l’ultima dal 2018, che ha consentito la creazione di una hypercar che nel 2024 ha disputato alcune corse del Campionato del mondo endurance FIA.
L’esclusività, l’eleganza e l’unicità dell’Isotta Fraschini continuano a emanare un irresistibile fascino, anche se sono davvero pochi i collezionisti in grado di acquistarne una. In questo caso si entra in un campo dove è necessario essere disposti ad affrontare non solo costi di restauro e manutenzione davvero ingenti, ma anche il disagio di un utilizzo della vettura molto limitato e non certo agevole. Ciò nonostante le quotazioni delle Tipo 8 nelle varie versioni, costruite in meno di 2.000 esemplari, si mantengono altissime, raggiungendo e spesso superando il milione di euro.
Domande frequenti su Isotta Fraschini, la Tipo 8 del Papa e di Rodolfo Valentino
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La Isotta Fraschini viene descritta come 'il più esclusivo oggetto del desiderio del jet set', evidenziandone il lusso e l'appeal per un pubblico elitario.
L'articolo menziona Agnelli, suggerendo che abbia avuto un ruolo nel mettere 'i bastoni fra le ruote' a Isotta Fraschini, contribuendo alle sue crisi.
L'articolo cita Gloria Swanson nel film 'Viale del tramonto', il cui personaggio di ex diva del cinema muto potrebbe evocare il periodo di massimo splendore di Isotta Fraschini.