Le mosse delle banche centrale e gli effetti sui mercati
A pochi giorni dalla conclusione del primo semestre i dati, pur ancora parziali, ci consentono di delineare l’impostazione dei mercati finanziari, di fare il punto della situazione e di descrivere le condizioni di investimento che interessano attualmente i risparmiatori, sia tra le azioni sia tra i bond.
Innanzitutto, questi primi sei mesi hanno visto un lieve ma significativo cambiamento delle politiche monetarie: i rimi di giugno la Bce ha infatti ritoccato i tassi ufficiali abbassandoli di 25 punti base, così come gli istituti centrali di Canada e Nuova Zelanda, mentre la Fed per ora conferma il 5,5%, il livello più alto dal 2001. Ci troviamo di fronte quindi a condizioni di prestito particolarmente stringenti, se contestualizzate nei paradigmi degli ultimi 25 anni, ma aperte ad un addolcimento del quale, a ben vedere, non pare comunque essercene particolare necessità .
Andamento dei mercati finanziari e dell’economia reale
Sia i mercati finanziari che l’economia reale, infatti, godono di buona salute. Gli indicatori macroeconomici descrivono infatti un quadro rassicurante, realistico, in equilibrio, non utopico né privo di contraddizioni che paradossalmente ne confermano la sostenibilità . Il mercato del lavoro appare il più tonico e dinamico dell’ultimo ventennio e l’inflazione – la variabile probabilmente più ostica da interpretare – è presente ma non bollente.
Variazioni nei mercati delle materie prime e dei generi alimentari
Gli indici di mercato denunciano poi una domanda sostenuta (e solo in alcuni limitati casi una contrazione dell’offerta) della quasi totalità dei metalli, mentre sui generi alimentari i prezzi risultano piuttosto raffreddati. Fanno eccezione cacao e caffè: il primo ha quasi raddoppiato il prezzo nel periodo considerato, anche se nell’ultimo mese si è verificato un crollo delle quotazioni.
Tendenze nei mercati azionari e settoriali
Sul Forex le variazioni sono importanti: la moneta unica avanza di quasi il 10% sullo yen e del 3% sul franco svizzero, mentre cede fino a tre punti percentuali su dollaro.
Tra i principali listini azionari, quasi il 90% è in allungo con un rendimento medio dell’8,5%, in buona parte realizzato nel primo trimestre. È ancora la Turchia a dominare i mercati, in attivo di 44 punti percentuali, seguita da Taiwan e Amsterdam.
L’Europa è solida e occupa la prima parte della classifica, grazie soprattutto all’area mediterranea che mette a segno performance a doppia cifra. Bene anche gli Usa, trascinati dai titoli tecnologici. Più debole è l’Asia e soprattutto l’America Latina.
Scenario nel risparmio gestito e nel settore obbligazionario
Il mondo del risparmio gestito, attivo e passivo, non ha mancato di cogliere le numerose opportunità dell’anno.
Gli indici Fida rappresentativi dei comparti azionari a focus geografico sono quasi tutti in positivo e si apprezza avvicendamento di economie emergenti e sviluppate in egual misura. Large cap e società growth godono di un lieve vantaggio, non determinante. La distribuzione delle performance è coerente con gli indici di mercato di riferimento e un elemento interessante è dato dai livelli di volatilità e draw down che risultano particolarmente contenuti in caso di esposizioni ad aree geografiche estese, a conferma dei benefici della diversificazione che, quando ben costruita, non mina le performance.
Prospettive per il secondo semestre 2024 e impatti delle politiche centrali
Gli indici Fida azionari settoriali permettono di apprezzare gli ottimi risultati conseguiti dai comparti che fanno dell’innovazione la loro ragion d’essere. IA, IT, telecomunicazioni e robotics generano i migliori ritorni, seguiti da finanza, metalli preziosi (in questo caso con livelli di rischio non trascurabili) e consumi. Gli investimenti sostenibili non deludono, pur senza particolari emozioni. A cedere è in particolare l’immobiliare, ma senza scandali o crolli: solo una piccola contrazione, che in un momento storico di crescita dei prezzi risulta rassicurante, soprattutto per chi ben ricorda la vivacità del settore a metà degli anni 2000.
Positivo anche l’80% degli indici Fida rappresentativi dei comparti obbligazionari. Il dollaro Usa è il principale elemento di successo, ma anche il debito corporate dei paesi emergenti regala rendimenti apprezzabili. Le scadenze più brevi, i tassi elevati e gli asset convertibili caratterizzano i prodotti più performanti.
Si stima un rendimento medio del 7,5% per un portafoglio diversificato aggressivo, del 5,5% per un moderato e del 3,4% per un prudente, con una volatilità rispettivamente del 4,9%, del 3,8% e del 2,7%.
Cosa aspettarsi ora sui mercati?
Difficile prevederlo: le condizioni generali sono buone e idonee per impegnare eventuale liquidità residua, soprattutto sui bond (ma non è ancora ora di aumentare la duration di portafoglio), ma sarà imprescindibile monitorare con attenzione le manovre delle banche centrali.
Per il secondo semestre, le elezioni Usa rappresenteranno sicuramente un altro tema a cui prestare particolare attenzione.
(Articolo scritto in collaborazione tra Luca Lodi, head of R&D Fida, e Monica Zerbinati, financial analyst Fida)