- L’indice azionario italiano è caratterizzato da una forte concentrazione di titoli finanziari. Una dinamica che può portare a forti differenze tra il Ftse Mib e lo Star
- Meda (Banor): “Bisogna andare a scavare a fondo negli indici azionari, cercando le pepite d’oro anche nei settori dell’economia che non luccicano”
Wall Street continua a correre: l’indice S&P 500 è in rialzo di oltre 15 punti percentuali da inizio anno, mentre il Nasdaq sfiora il +20% (salito in sette delle ultime otto settimane). Ma “non è tutto oro quel che luccica”, ricorda Angelo Meda, responsabile azionario di Banor. A trainare la corsa è infatti un pugno di titoli tech, in particolare Nvidia, che ha recentemente conquistato il titolo di società con il più alto valore di Borsa sottraendo lo scettro a Microsoft. Basti pensare che il colosso dei chip, da solo, ha inciso su un terzo del ritorno totale. Ma non è solo oltreoceano che si evidenzia una dinamica di questo tipo.
Piazza Affari trainata dalle banche
“Il nostro indice azionario è caratterizzato da una forte concentrazione, però verso il settore finanziario. Questo può portare a forti differenze tra l’indice principale Ftse Mib e l’indice delle small e mid caps Star, più esposto ai cosiddetti Italian champions, società che operano in settori di nicchia a livello nazionale e internazionale e che nel lungo periodo tendono a seguire le dinamiche del Nasdaq”, dichiara Meda. L’indice Ftse Mib ha sovraperformato lo Star per tre anni consecutivi, un dato mai registrato nella storia e motivato “dal cambio di regime sui tassi di interesse che ha visto cambiare totalmente percezione e valutazione del settore bancario”.
Le “pepite d’oro” sotto la superficie
Secondo l’esperto, in uno scenario simile, occorre scavare sotto la superficie, individuando le “pepite d’oro” di Piazza Affari anche nei settori dell’economia che non brillano. “Se negli ultimi anni è stato sufficiente cavalcare un’onda (le banche in Italia, tech negli Usa) e investire nell’indice, oggi la dispersione dei rendimenti tra titoli e settori permette ai gestori attivi di costruire posizioni combinando i vincenti dei trend strutturali (farmaci contro l’obesità, intelligenza artificiale, digitalizzazione, per esempio) con i campioni dei settori più tradizionali, caratterizzati da solidità finanziaria e posizionamento di leadership, che verosimilmente quotano a valutazioni non estreme”, suggerisce Meda.
Massimo Trabattoni, head of italian equity di Kairos, aveva evidenziato a inizio giugno come tra le piccole e medie imprese italiane si iniziassero a intravedere i primi segnali di inversione del trend di sottoperformance rispetto alle large cap. L’idea è che la prospettiva di un calo dei tassi nei prossimi mesi possa dare la spinta decisiva a questa asset class. Per Kairos è dunque necessario “un approccio bottom-up, con un’attenta selezione dei nomi di maggiore qualità, caratterizzati da bilanci solidi, con margini resilienti e comprovata generazione di cassa, una posizione di leadership in una specifica nicchia di mercato ed una spiccata propensione all’internazionalizzazione”.
L’effetto delle elezioni sulle pmi quotate
Guardando all’ultimo periodo, le elezioni parlamentari europee hanno attivato intanto una forte correzione del mercato. “In particolare, la decisione del presidente francese di indire elezioni anticipate il 30 giugno ha innescato un importante risk off”, osserva Andrea Randone, head of mid small cap research di Intermonte. Un contesto in cui le pmi quotate hanno tuttavia registrato una performance meno negativa rispetto alle large cap, essendo “percepite come meno direttamente esposte al rischio politico”, dice Randone. Intermonte punta dunque il faro su titoli con un basso livello di indebitamento, una buona generazione di cassa e un’esposizione a solidi trend internazionali. “Ancora una volta, riteniamo che il sottogruppo dei digital enablers possa beneficiare di prospettive piuttosto resilienti”, dice Randone. “Il quadro della liquidità rimane difficile per le società a piccola e media capitalizzazione, ma con alcuni segnali di miglioramento”, conclude.
Pmi quotate: i titoli che battono il Ftse Mib
Nel suo ultimo Report mensile sulle mid-small cap italiane, Intermonte ha individuato 20 titoli che hanno battuto il Ftse Mib nell’ultimo mese. Sulla vetta si posiziona Talea Group, società specializzata nella distribuzione online di prodotti parafarmaceutici e ortopedici, in rialzo del +33%. Sul podio anche Omer (operatore attivo a livello internazionale nel settore della progettazione e produzione di componentistica ferroviaria ad alto contenuto ingegneristico) con il +17% insieme a Intercos (azienda italiana che opera nel settore della cosmetica) e Txt E-solutions (azienda di informatica) con il +13% rispettivamente. Seguono Antares Vision (+11%), Lu-Ve (+8%), Ieg (+8%), Relatech (+7%), Fine Foods (+6%), Somec (+5%), Indel B (+3%), Civitanavi Systems (+2%), Avio (+2%), Cyberro (+1%), Greenthesis (+1%), Wiit (+1%), Esprinet (+1%) e Tip (+1%). Piatti invece Salcef Group e Sesa.
Fonte: Intermonte
L’analisi da inizio anno vede infinite in testa Greenthesis con una performance a tre cifre (+131%), affiancata da Antares Vision (+79%) e Ieg (+66%). Sul versante opposto, a incassare le peggiori performance tra le mid e small cap italiane sono Somec (-46%), Dovalue (-41%) e Ferragamo (-29%).
Fonte: Intermonte