La seconda metà del 2024 continuerà a essere dominata dalle elezioni, comprese consultazioni popolari imprevedibili fino a poche settimane fa, come le legislative in Francia. L’outlook di metà anno di Ubs, presentato alla stampa con un evento online il 25 giugno, delinea quelle che saranno le più influenti tornate elettorali e quelle che, sulla base delle conoscenze attuali, sono le previsioni più accreditate per le principali asset class.
Le elezioni che contano per i mercati
Mentre le prossime elezioni nel Regno Unito non sembrano anticipare né sorprese né volatilità di mercato, vista la vittoria scontata del partito laburista, l’attenzione si sta concentrando sulla Francia. Qui “il livello di incertezza sarà un po’ più alto,” affermano gli esperti di Ubs in conferenza, “ma crediamo si debba fare un passo indietro e pensare che, a prescindere dal risultato elettorale, la Francia probabilmente continuerà a fare elevati deficit di spesa pubblica in futuro e che dovremmo aspettarci una certa pressione al ribasso sul rating nei prossimi anni”.
A novembre l’appuntamento più importante sarà con le presidenziali negli Stati Uniti, un evento che potrebbe avere un impatto sull’orientamento della politica monetaria della Federal Reserve, così come sull’andamento del dollaro.
Secondo gli esperti di Ubs, lo scenario politico più probabile per le elezioni americane è quello dell’onda rossa, ossia una vittoria netta dei Repubblicani sia nella corsa presidenziale, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, sia al Congresso. Questo esito potrebbe rivelarsi “positivo per la crescita economica, ma potrebbe esercitare pressioni al rialzo sull’inflazione e sui tassi” – che quindi potrebbero scendere meno del previsto. L’alternativa potrebbe essere una conferma di Joe Biden, ma con un Congresso diviso, che condurrebbe a uno “status quo” con limitate implicazioni economiche.
“L’avvio dei tagli dei tassi da parte della Fed dovrebbe contribuire a un indebolimento del dollaro,” hanno affermato gli esperti di Ubs in merito alle implicazioni sui cambi, “d’altra parte, abbiamo alcuni fattori positivi, come l’anticipazione di una vittoria di Trump, che potrebbe essere un potenziale vantaggio per il dollaro”.
L’altro grande tema: il rientro dei tassi
Dal punto di vista operativo, nonostante la grande attenzione sulle tematiche politiche, l’aspetto cruciale da mettere in previsione è il percorso di riduzione dei tassi d’interesse avviato da varie banche centrali, fra cui la Bce. A seguire dovrebbero accordarsi, nell’ordine previsto da Ubs, la Banca d’Inghilterra e, il prossimo settembre, la Fed. Come approfondito anche da We Wealth in un precedente articolo, per gli economisti di Ubs questa fase suggerisce di ridurre la propria liquidità, incluse le forme di risparmio ad essa assimilate (come i fondi monetari). La mossa strategica, nello specifico, dovrebbe orientarsi verso attività che possano fornire rendimenti migliori in un ambiente di tassi di interesse più bassi, come obbligazioni sovrane e societarie “di alta qualità,” ossia evitando scommesse sugli emittenti meno affidabili (a rating basso).
“Naturalmente, con la possibile diminuzione dei tassi di interesse, queste obbligazioni hanno anche il potenziale di apprezzamento del capitale,” hanno affermato gli esperti della banca svizzera, “i mercati stanno prezzando un’ottica di tassi di interesse più alti per un periodo più lungo, ma riteniamo che con la diminuzione dei rendimenti e il rallentamento dell’inflazione, queste obbligazioni di qualità ne trarranno nuovamente beneficio.”
Azioni: la tecnologia Usa in portafoglio è un must
Sul fronte azionario, il tema che continua a dominare le conversazioni fra Ubs e i suoi clienti continua a essere l’effetto dell’intelligenza artificiale su un numero ristretto di azioni da cui derivano gran parte delle performance degli indici.
“La forza del settore tecnologico Usa è stata veramente impressionante” e una “conclusione chiave” per gli investitori europei è la necessità di ridurre la tendenza, piuttosto diffusa, di privilegiare le azioni dei rispettivi Paesi di provenienza (l’home bias). “Appena sei società, tutte basate negli Usa, hanno fatto quasi la metà dei guadagni azionari negli ultimi cinque anni, per cui se hai mancato quelle società in portafoglio, hai perso il treno”.