Indaco ha investito oltre 250 milioni di euro di investimenti messi a lavoro sui settori strategici di robotica, digitale, medtech, healthcare, internet delle cose, nuovi materiali, tecnologie pulite
Nel suo portafoglio, oltre ai giovani leoni del tech magari poco noti al grande pubblico, ci sono anche realtà molto pop come Cortilia e Sweet Guest. Quest’ultima sta reagendo bene alla crisi grazie a un’offerta del tutto particolare
Nel portafoglio di Indaco hanno messo il turbo realtà come Cortilia, Farmaè, MainstreamingTV e Cogisen
Oggi più che mai è fondamentale mettere a terra i capitali necessari a garantire il finanziamento delle startup che hanno il potenziale per diventare le grandi aziende di domani. Non farlo, equivarrebbe a compromettere il patrimonio nazionale nel lungo periodo
Un fortino di startup nella crisi Covid
In una situazione drammatica come quella attuale, la precarietà strutturale delle startup in quanto tali si fa ancora più accentuata. Dice bene Davide Turco, co-founder e managing director di Indaco Venture Partners Sgr. Del resto, la sua è la maggiore società indipendente di venture capital in Italia, con cinque fondi di vc in gestione: Atlante Ventures Mezzogiorno, Indaco Ventures Fund I, TT Venture, Atlante Seed, Atlante Ventures. Oltre 250 milioni di euro di investimenti messi a lavoro sui settori strategici di robotica, digitale, medtech, healthcare, internet delle cose, nuovi materiali, tecnologie pulite.
L’intervista al cofondatore di Indaco capita in un momento cruciale dell’economia italiana e globale. Al di là del brevissimo periodo, bisogna cercare qual è lo stato di salute profondo delle imprese. “Stiamo vivendo una crisi nuova, complessa e di difficile interpretazione. Oltre all’impatto drammatico sulle famiglie colpite, dobbiamo fare i conti con il fatto che sono l’intera economia e la società nel suo complesso a essere state pesantemente impattate. Talora forse anche in maniera strutturale. Basti pensare a settori come il turismo, l’ospitalità e mobilità dove l’impatto della pandemia è stato devastante”.
Le giovanissime imprese, fragili ma con grande potenziale di riscatto
In questo contesto, a soffrire sono le realtà più giovani. “Le startup, che tipicamente non sono ancora in equilibrio economico, vedono la loro precarietà ulteriormente accentuata. Il modello fondato sulla loro crescita attraverso aumenti di capitale è diventato più difficile da perseguire”. Per questo motivo, “è fondamentale concretizzare rapidamente i provvedimenti mirati in discussione, con l’obiettivo di limitare al massimo non solo la perdita di posti di lavoro ma soprattutto di competenze. Se non saremo in grado di preservare questo patrimonio, il danno sarà sicuramente molto forte nel lungo periodo”.
È indubbio però che la crisi pandemica abbia favorito alcune tipologie di imprese, anche startup. “La situazione di emergenza crea opportunità per aziende che propongono soluzioni innovative, i cui benefici talora evolvono da utili a necessari. Ne è esempio la consegna a domicilio di beni e servizi. Nel nostro portafoglio stiamo assistendo ad una forte accelerazione delle piattaforme di e-commerce come Cortilia e Farmaè. Altro esempio di comparto favorito sono le tecnologie per la trasmissione di immagini e video, ne sono esempio nel nostro portafoglio MainstreamingTV e Cogisen”.
Nuovi modelli di business: quelli vecchi sono andati in crisi
La ripresa sarà lenta e difficile. Viene naturale chiedersi che ruolo potrebbe giocarvi il venture capital. Turco ammette che la crisi mette in discussione i modelli di business tradizionali, creando “opportunità per nuovi modelli più efficienti o sostenibili grazie alle innovazioni. Il venture capital come propulsore di nuove tecnologie e modelli di business ha un ruolo importante, strategico nella ripresa. Esso consente di sostenere e sviluppare le giovani imprese che saranno la base del nostro futuro”. Certo, i venture capitalist dovranno fare la loro parte, ma non potranno farla da soli. Il settore “necessita di diversi volani se vogliamo recuperare il gap con gli altri paesi europei. Oggi più che mai è fondamentale a nostro avviso mettere a terra i capitali necessari a garantire il finanziamento delle startup che hanno il potenziale per diventare le grandi aziende di domani”.
In conclusione, possiamo dire di avere una “Silicon Valley” italiana? “Fortunatamente l’Italia è un paese ricco di centri di ricerca di qualità e di distretti industriali leader a livello mondiale. Il nord ha indubbiamente un ruolo guida. Ma fortunatamente esistono centri di eccellenza anche nel centro-sud. A livello di settori, direi che il nostro paese affianca a un vivace comparto digitale, eccellenze nel campo biotech, medtech e meccatronica”.