Il valore dei private market nelle crisi finanziarie

Contributors We Wealth
Contributors We Wealth, Davide Grignani
28.7.2022
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Nei momenti di incertezza, le Borse aperte hanno sempre garantito la liquidabilità dei titoli azionari. Ma con la guerra ucraina, lo stop della piazza di Mosca ha penalizzato soprattutto i piccoli investitori che non hanno potuto fare cassa. L’affiancamento del capitale privato rappresenta un meccanismo fondamentale per l’assorbimento degli shock bellici, energetici e produttivi in corso

I mercati azionari nelle grandi crisi finanziarie hanno continuato a trattare attivi finanziari quotati in grado di fornire liquidità di ultima istanza ad investitori privati e istituzionali. Questa funzione, essenziale per l’integrità del funzionamento dei mercati dei capitali, ha affiancato l’azione delle autorità monetarie centrali, oggi impegnate anche sul fronte del contenimento dello tsunami inflazionistico. Difatti, mentre molte attività finanziarie “cash” e “derivate”, allo scoppio delle crisi tendono a ridurre drasticamente e repentinamente il loro grado di negoziabilità (eccezion fatta per i mercati più profondi dei debiti sovrani e sovranazionali universalmente più accettati), le Borse aperte hanno sempre garantito la liquidabilità dei titoli e permesso, a chi ne aveva bisogno, di monetizzare, talvolta perdendo, ottenendo i mezzi finanziari necessari per le proprie attività, spesso per la sopravvivenza. Esattamente l’opposto di quanto accaduto per un mese, con la Borsa di Mosca chiusa dalle autorità del Paese dal 25 febbraio al 24 marzo. 


Lo stop della piazza finanziaria russa ha provocato ingenti danni per gli investitori più fragili, non per gli speculatori, bloccando senza preavviso la possibilità di liquidare i propri attivi per chi maggiormente ne avrebbe avuto necessità. Nei momenti di crisi acute la mossa di chiudere le Borse per lunghi periodi si è rivelata non ottimale: alla loro riapertura i prezzi e i volumi hanno sempre segnato volatilità estreme destabilizzando l’integrità dei mercati e prestando il fianco alla speculazione, alla formazione di prezzi opachi, non indicativi del reale valore dei sottostanti. Finché la Borsa rimane aperta gli investitori possono vendere in continuità; una Borsa chiusa genera il panico con gli effetti irrazionali e destabilizzanti che ben conosciamo, soprattutto da parte degli investitori più deboli. 


Il panico e la corsa alla liquidità, non giustificati da emergenze e bisogni immediati, rappresentano infatti comportamenti irrazionali, inopportuni in fasi di forti correzioni e volatilità sui mercati finanziari e delle materie prime. Se un’attività finanziaria, rappresentata da un’azione quotata, resta comunque liquidabile, molto meglio aspettare che la “tempesta passi” ed attendere che sui mercati “ritorni il sereno” e i prezzi si rinormalizzino. In generale, a meno che non sia strettamente necessario, non è opportuno vendere attivi finanziari muovendosi con impulsività quando i mercati sono impattati da eventi drammatici. Come in occasione delle ultime crisi, la miglior tutela per gli investitori privati e istituzionali di medio-lungo periodo resta quella di poter contare sempre su di un prezzo reale, negoziabile con una controparte istituzionale centralizzata, che fornisca la liquidità di cui si necessita: finché i mercati borsistici quotati lavorano a pieno ritmo il sistema capitalistico mantiene la sua resilienza, anche se volatile e stressato.


In questi giorni di grande incertezza anche per i regolatori e le banche centrali, l’affiancamento del capitale privato sui mercati borsistici e finanziari all’intervento di “datore di liquidità di ultima istanza” delle banche centrali, rappresenta un meccanismo fondamentale per l’assorbimento degli shock bellici, energetici e produttivi in corso. Un altro importante processo di "convergenza" nella gestione del risparmio nazionale (ricordiamo che l'asset management italiano cuba oltre 2500 miliardi di euro) vede crescere fondi e società, di gestione e consulenza, sui private asset. Definizione di una serie di tipologie di attività finanziarie molto diverse tra loro (Private Equity, Private Debt, Real Estate, Infrastructures, Distressed Asset, etc) tutte caratterizzate da una sostanziale illiquidità dell'investimento e un profilo di ritorni attesi più elevato. Logico che, in presenza di tassi nominali crescenti e fenomeni inflattivi che non ricordavamo da decenni, molta attenzione e risorse si siano indirizzate verso questi "private market" negli ultimi anni. In questa direzione si muovono gli Aif (Alternative Investment Funds) e gli Eltif/Pir alternativi. Emittenti e investitori in questi mercati devono possedere competenze, trasparenza ed integrità di comportamenti di elevato profilo per permettere a questo fondamentale meccanismo di trasmissione di assolvere in modo ottimale l'investimento a supporto di attività più a lungo termine indispensabili per il processo di ristrutturazione e rilancio del Paese.




(Articolo tratto dal magazine We Wealth di giugno 2022 a cura di Davide Grignani, presidente di Aiaf)

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