“Non ho
fatto che proseguire la tradizione di famiglia, nell’innovazione: mio nonno nel
1927 progettava e costruiva macchine per fare il caffè espresso al bar, da
assoluto pioniere. Io oggi cerco innovazione nelle imprese in cui co-investo da
family office, affiancandomi ai migliori specialisti del mondo in questo
settore”. La storia di Luca Rancilio, imprenditore nell’azienda di famiglia
inizia nel 1991 quando, appena ventenne, si trova insieme ai cugini più o meno
coetanei a dover prendere le redini della gestione di un business già
consolidato. “Abbiamo portato uno sguardo giovane ma abbiamo capitalizzato sul
marchio e sfruttato l’onda della domanda di caffè espresso che veniva anche da
altri parti del mondo, Russia e Asia in particolare – racconta Rancilio – nel
2013 abbiamo ceduto la società ad Ali Group, conglomerata italiana che serve la
ristorazione collettiva (e che ha nel suo portfolio anche le macchine per il
gelato Carpigiani, a proposito di brand illustri nell’Horeca, ndr). Il mio ramo
familiare ha scelto di dedicarsi al family office con Rancilio Cube”.
Innovare, dalla manifattura agli investimenti
E, spiega
Rancilio, nonostante sembri un mestiere completamente diverso, contiene un
nucleo comune rispetto a quello precedente: “le macchine per caffè espresso
erano vendute in tutto il mondo, noi andiamo in giro nel mondo per cercare
storie di impresa in cui investire. E lo facciamo da co-investitori, ovvero
investendo in fondi che individuano startup promettenti grazie alla loro
expertise super specialistica, in una logica molto simile a quella che ci
vedeva affidarci al distributore Usa o israeliano che conosce il mondo del
caffè on the ground. E se si parla di capitale paziente qual è quello tipico
del vc o dei private market, come produttori meccanici siamo stati nello stesso
business per 90 anni”.
La
scintilla scocca nel 2015, quando con GM Rancilio investe in Lyft, competitor
Usa di Uber, e capisce che voleva “giocare in campo internazionale insieme a
chi è più bravo di me”. Oggi in portafoglio Rancilio Cube ha 58 partecipazioni
dirette, tra cui una quota di SpaceX acquisita nel 2019; di N26 dal 2018; di
Sum up dal 2016. E di fianco a questa attività, grazie a un network sviluppato
in dieci anni, Rancilio ha investito con 52 fondi di vc internazionali. Un
unicuum per il nostro Paese, che per la prima volta nel 2021 ha superato il
miliardo di investimenti in vc complessivamente ma che soffre di un ritardo
strutturale e della carenza di operatori sufficientemente grandi.
Pre-Ipo, un nuovo liquidity market
Cube vuole
superare questi difetti strutturali, puntando a una dimensione diversa e più
elevata. “Sul termine startup vorrei aprire un breve capitolo – dice Rancilio –
anche mio nonno a suo modo è stato uno startupper, ma poi dobbiamo mettere
queste storie in ottica di valorizzazione nel lungo termine”.Insomma, se i
private market rappresentano sempre più un’occasione, bisogna approcciarli con
strategia. “Un banker a cena mi ha detto che lo sanno tutti che i soldi si
fanno nelle imprese e io condivido. Andare a cercare iniziative di impresa
nelle fasi più early stage è l’investimento a più alto rendimento, anche se a
forte rischio. Ma c’è un pericolo da non sottovalutare: il pre-Ipo può
diventare un nuovo liquidity market, a causa delle valutazioni stellari”. Ed è
qui che entrano in gioco le relazioni. “Non basta aver azzeccato una volta un
investimento per dire di saper riconoscere la next innovation…- afferma
Rancilio – io non lo so fare, e allora mi affido ai migliori. Come il fondo
britannico Seedcamp che ha un team specializzato nell’analisi delle startup in
fase embrionale. Guardano “i bambini nel nido” e guardando hanno “visto” la
blockchain 6-7 anni fa… intercettano la tendenza dell’innovazione e non solo la
startup che la applica”. E pian piano il vento anche in Italia sta cambiando,
se si guarda a storie come quella di Depop, Scalapay, Casavo che approdano
quasi direttamente al mercato globale e non si limitano ai confini nazionali
ormai non più sufficienti. Manca ancora un pezzo: il founder di ritorno. “Molti
manager che fanno fondi internazionali vengono dalla creazione di impresa –
conclude Rancilio – le aziende che hanno sfondato, gli unicorni italiani che
iniziano a esserci, auspicabilmente produrranno una generazione di imprenditori
che vorrà rimischiare il sangue con il suo Paese”. In un percorso sempre più
virtuoso di creazione di valore nell’economia reale.