Alzare i tassi senza aspettare l’atteso raffreddamento dei prezzi, dovuto a fattori transitori, potrebbe colpire immediatamente i mercati. Ma per diversi economisti è una questione di credibilità, prima che l’inflazione vada fuori controllo
Generalmente, gli analisti collegati che suggeriscono un atteggiamento più attendista, prevedono con timore le ripercussioni negative sui mercati nel caso il rialzo dei tassi fosse anticipato in agenda. Un assaggio di quanto potrebbe accadere è arrivato in seguito all’annunciata conferma di Jerome Powell alla guida della Fed: il segnale “falco” lanciato da questa decisione si è subito tradotto in vendite sull’indice Nasdaq, quello più esposto al futuro andamento dei tassi per via dell’elevata presenza di titoli “growth” al suo interno.
Secondo il capo economista di Goldman Sachs, Jan Hatzius, l’inflazione Pce, l’indicatore più sorvegliato dalla Fed, scenderà dal 4,4% di fine 2021 al 2,3% entro il termine dell’anno prossimo – sforando il target solo di tre decimali. L’effetto inflazionistico della crescita dei salari e degli affitti, due componenti più stabili dell’aumento dei prezzi, sarebbe dunque moderato. In questo solco interpretativo si innesta anche il portfolio manager di T. Rowe Price, Chris Brown, per il quale i rischi dell’inflazione sarebbero inferiori rispetto a quelli di un rialzo dei tassi precoce, che potrebbe “annientare la ripresa”.
“Lo scioglimento delle politiche monetarie ultra-accomodanti è un’operazione delicata che solleva la possibilità di correzioni nei mercati degli asset e nell’economia reale dipendente dagli asset”, ha ammesso Roach, tuttavia le tempistiche della normalizzazione non potranno essere estese come avvenuto nel dopo-2008. “Ripensateci: ora la Fed deve normalizzare di fronte a uno shock inflazionistico”, ha scritto il docente della università di Yale. Rispetto all’ultimo dato sull’aumento dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, il tasso d’interesse reale è negativo di 6 punti percentuali, ancor più basso rispetto a quello sperimentato a metà anni Settanta (-5% nel febbraio 1975).
Per le stesse ragioni il fondatore di Pimco e ormai osservatore “in pensione”, Bill Gross, ha dichiarato che la politica monetaria accomodante di questa fase “è pericolosa” è ha creato “una terra dei sogni supportata da tassi d’interesse che non sono dove dovrebbero”, aveva dichiarato al Financial Times. Anche Mohamed El-Erian, consigliere economico di Allianz nonché fra gli osservatori più influenti al mondo, ha sostenuto che la lettura dell’inflazione offerta dalle banche centrali è sbagliata: “Non è transitoria”, aveva dichiarato alla Cnbc, aggiungendo che la Fed stava “perdendo credibilità”, per via di un atteggiamento troppo attendista.