Al fine di mitigare gli effetti dello shock pandemico sulla solidità patrimoniale, alcuni gruppi assicurativi italiani (tra cui Unipol e Cattolica) saranno costretti ad alleggerire la propria esposizione ai Btp attualmente in portafoglio
Il Financial stability report di luglio redatto dall’Eiopa (l’autorità regolatrice europea delle assicurazioni) ha evidenziato quanto i rischi legati al Covid-19 possano influire sul deterioramento del solvency capital requirement delle assicurazioni europee
Alessi (Marzotto Sim): la speranza è che le compagnie assicurative degli altri paesi europei, che dovranno diversificare e diminuire la loro esposizione ai titoli di stato del paese di appartenenza, valutino l’investimento in titoli di Stato italiani
Sempre stando alle proiezioni del Sole, ai 10 miliardi di Btp di Unipol, si aggiungerebbero altri 5 miliardi di Cattolica. Come ricorda La Repubblica, il gruppo guidato da Bedoni, che ha visto il solvency ratio scendere dal 160% a fine dicembre al 122% al 22 maggio – ha ricevuto una lettera a fine maggio da parte dell l’Ivass (l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) con la richiesta di effettuare un aumento di capitale da 500 milioni di euro entro il 30 settembre. Alla luce del “deterioramento delle condizioni di solvibilità” del gruppo e di alcune sue controllate, l’authority ha chiesto a Cattolica “tempestivi interventi di patrimonializzazione”.
Non a caso, il Financial stability report di luglio redatto dall’Eiopa (l’autorità regolatrice europea delle assicurazioni) ha evidenziato quanto i rischi legati al Covid-19 possano influire sul deterioramento del solvency capital requirement delle assicurazioni europee, ovvero il requisito di capitale da detenere per fronteggiare eventi inattesi che si possono verificare. All’interno del documento, spiega a We Wealth Giacomo Alessi, senior financial analyst di Marzotto Sim, l’Eiopa ha sottolineato come, dai portafogli delle assicurazioni europee emerga una forte preferenza per il rischio collegato al proprio paese di appartenenza. Questo, continua l’analista, si tramuta in un rischio notevole per le assicurazioni di quei paesi che non hanno un rating investment grade forte e che, a fronte di un downgrade nazionale subirebbero un effetto domino su tutto il portafoglio e quindi sui parametri di patrimonializzazione.
Guardando al Bel Paese, “l’estrema sensibilità del Btp a shock ed il rating investment grade debole influiscono negativamente sui portafogli dei gruppi assicurativi italiani, che hanno un’esposizione piuttosto alta. Non solo, la stretta interconnessione tra rischio paese e rischio bancario amplifica ancora di più la percezione di rischio sistemico” evidenzia Alessi, sottolineando che, per questo motivo “è prevedibile una riduzione del ‘rischio italia’ per i portafogli assicurativi degli Istituti nostrani”.
Alla luce del quadro delineato, quali sono quindi le possibili implicazioni sul mercato dei titoli di Stato italiani?
Seppur il controvalore è decisamente alto, l’impatto, a detta di Alessi, sarà “il più possibilmente ridotto”. “Le assicurazioni – spiega l’analista – sono i principali detentori dei titoli a lunghissima scadenza (dai 15 anni in su). Inoltre, avendo un approccio agli investimenti ‘liability driven’ (ovvero secondo il quale gli investimenti devono rendere più delle future uscite, ndr) tendono a mantenere i titoli fino alla scadenza”. Per questi motivi, evidenzia Alessi, la vendita di Btp da parte delle assicurazioni potrebbe riflettersi in un “allargamento dello spread sulla parte più lunga della curva sovrana italiana”. “Tuttavia – conclude l’analista – la speranza è che le compagnie assicurative degli altri paesi europei, che dovranno anch’esse diversificare e diminuire la loro esposizione ai titoli di stato del paese di appartenenza, valutino l’investimento in titoli di Stato italiani”.
C’è da dire che, per ora, gli acquirenti dei titoli governativi del Bel Paese non mancano. Nell’ambito della nuova edizione del Qe partita a novembre, nel mese di luglio la Bce ha acquistato 7,876 miliardi di titoli di Stato italiani, portando il controvalore totale a quota 406,436 miliardi.