Conti deposito: cosa succede ai propri risparmi se la banca fallisce?

Rita Annunziata
11.4.2023
Tempo di lettura: 3'
Il Fondo interbancario a tutela dei depositi interviene a garanzia dei conti entro i 100mila euro, per ciascun istituto e ciascun risparmiatore. Ecco come funziona. E quali sono i tempi di rimborso

Menon: “Di solito non si arriva quasi mai a coinvolgere i depositanti, perché i metodi di risoluzione delle crisi bancarie sono molti e solo in rari casi si arriva alla liquidazione”

Nel caso in cui due o più depositanti abbiano un conto cointestato presso la stessa banca, ogni cointestatario potrà godere di una copertura massima di 100mila euro

Secondo una recente analisi di We Wealth, in collaborazione con ConfrontaConti.it e Segugio.it, i conti deposito che offrono le migliori condizioni per vincoli a 3 e a 5 anni rendono oggi dal 4,5% al 5%. Abbiamo visto però come, nel selezionare l’opzione più conveniente, bisogna considerare diversi fattori inerenti alla banca offerente, dagli aspetti di solidità (ovvero alcuni indici patrimoniali, tra cui il CET) agli aspetti di redditività, dalla qualità del credito al rischio percepito dal mercato nel caso degli operatori di maggiore dimensione. Ma cosa succede ai propri risparmi se la banca fallisce? In che misura, e in quanto tempo, interviene il Fondo interbancario a tutela dei depositi? Andiamo per gradi.


“Dipende moltissimo dal grado di insolvenza”, spiega Piermattia Menon, senior financial analyst di Consultique Scf. “Di solito non si arriva quasi mai a coinvolgere i depositanti, perché i metodi di risoluzione delle crisi bancarie sono molti e solo in rari casi si arriva proprio alla liquidazione. Di conseguenza, ci possono essere perdite sicuramente per azionisti e obbligazionisti subordinati; tendenzialmente invece non ce ne sono per obbligazionisti senior ed è molto difficile che siano coinvolti i depositanti”, aggiunge. In ogni caso, sono previste le garanzie del Fondo interbancario a tutela dei depositi (Fitd), consorzio di diritto privato costituito nel 1987 su base volontaria e divenuto successivamente obbligatorio dal 2011. Come dichiarato sul sito del Fitd infatti, ad oggi tutte le banche italiane hanno aderito al fondo, eccetto quelle di credito cooperativo, le casse rurali o casse raiffeisen (che aderiscono al Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo, ndr) e le succursali di banche extracomunitarie autorizzate in Italia a meno che non partecipino a un sistema di garanzia estero equivalente; inoltre, possono aderirvi anche le succursali italiane di banche comunitarie, in modo da integrare la garanzia offerta dal sistema di garanzia del proprio paese di origine.


Fondo interbancario a tutela dei depositi: come funziona

Il Fondo interbancario a tutela dei depositi punta in sostanza a garantire i risparmiatori delle banche consorziate, in particolare quei risparmiatori definiti dal Fitd come “inconsapevoli”, ovvero che non dispongono degli strumenti idonei a valutare la rischiosità degli intermediari cui affidano il proprio “tesoretto”. Nel dettaglio, il limite di copertura è pari a 100mila euro “per ciascun istituto e ciascun depositante”, precisa Menon. In altre parole, nel caso in cui per esempio due o più depositanti abbiano un conto cointestato presso la stessa banca, ogni cointestatario potrà godere di una copertura massima di 100mila euro; se invece un soggetto detiene, oltre al conto cointestato, anche altri conti presso lo stesso istituto, la copertura massima di 100mila euro si applica all’insieme dei depositi intestati o cointestati.


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Depositi sotto i 100mila euro: le tempistiche del rimborso

“Il Fitd dovrebbe intervenire in 7 giorni lavorativi dal provvedimento di liquidazione”, spiega Menon. Il pagamento avviene tramite una banca consorziata, presso la quale il risparmiatore potrà recarsi scegliendo una delle seguenti opzioni di rimborso: bonifico bancario (su un conto corrente differente rispetto a quello detenuto presso la banca in liquidazione), assegno circolare o contanti. “Stesso tempo previsto per il Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo”, continua Menon, che precisa: “Queste tempistiche riguardano i depositi nel limite dei 100mila euro. I fondi, però, possono intervenire a titolo volontario anche oltre i 100mila euro e, per l’eccedenza, possono esserci tempistiche più lunghe”.


Gli interventi del Fondo interbancario a tutela dei depositi

Sul sito del Fondo interbancario a tutela dei depositi è disponibile uno storico degli interventi effettuati in passato. Come si nota dalla tabella sottostante “quasi tutti sono di tipo preventivo e ci sono solamente due casi di effettivo rimborso dei depositanti, peraltro per importi non molto rilevanti”, conclude Menon. Si tratta in particolare di un primo intervento risalente al 1990 a favore dei risparmiatori del Banco di Tricesimo, pari a 3,4 milioni di euro totali, e di un secondo intervento risalente 2012 a favore della Banca network investimenti per 73,9 milioni di euro. Complessivamente, il Fondo interbancario a tutela dei depositi (ovvero interventi di sostegno, cessione attività e passività, e rimborso dei depositanti) ha smobilizzato oltre 3,32 miliardi di euro.


Fonte: Fondo interbancario a tutela dei depositi

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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