Dopo il Buono del Tesoro a un anno, anche il titolo a sei mesi è arrivato a rendere oltre il 5% nella giornata del 28 febbraio: niente male per un’obbligazione da sempre associata alla massima sicurezza di rimborso che si possa cercare sui mercati. Il 2023, che era partito con un ottimo progresso del portafoglio bilanciato fra un 60% azionario e un 40% obbligazionario (il tradizionale 60/40), le sorti dei mercati che già guardavano ai tagli dei tassi Fed a fine anno si sono invertite rapidamente.
“Dopo un periodo di 15 anni spesso definito dall’intenso costo di detenere liquidità e non partecipare ai mercati, la politica falco [delle banche centrali] sta premiando la cautela”, hanno dichiarato in una nota ai clienti gli strategist di Morgan Stanley.
Come We Wealth aveva approfondito in un precedente articolo, in un contesto che rischia di tornare ribassista e nel quale azioni e obbligazioni continuano a muoversi in coppia, una delle poche diversificazioni che continuano a offrire valore sono gli investimenti in titoli “cash-like” a breve termine – quelli tipici dei fondi monetari. Ad esempio, titoli di Stato ad elevato rating, che grazie all’aumento dei tassi atteso da parte delle banche centrali offrono una qualche protezione nei confronti dell’aumento del costo della vita (senza però arrivare a un rendimento reale, al netto dell’inflazione).
E’ una situazione che, in questa forma, non si verificava dal 2001: il Treasury Usa a sei mesi è arrivato a un rendimento del 5,14%, al di sopra del 5,06% realizzato dal portafogli 60/40 investito rispettivamente sui due indici di riferimento, rispettivamente S&P 500 per la parte azionaria e Bloomberg US Agg Index of bonds. Da inizio anno, il porfafoglio 60/40 del modello Bloomberg ha dovuto limare la sua performance al 2,7%(dopo il calo del 17% osservato nel 2022).
Come calibrare un portafoglio per affrontare una fase ribassista? In questo momento è opportuno ridurre l’esposizione ai mercati azionari?
Con il servizio Chiedi agli esperti di We Wealth puoi contattare gratuitamente un professionista che ti potrà guidare nella scelta dei migliori investimenti e nella gestione del tuo patrimonio. Fai una domanda a uno dei 300 esperti disponibili su We Wealth.
L’effetto-Fed sui Treasury
L’aumento sostenuto dei rendimenti offerti dai Treasury a breve termine è diventato possibile da un deciso aumento delle aspettative su quello che sarà il tasso terminale che la Fed potrà raggiungere quando il ciclo di rialzi sarà ultimato, con alcuni gestori che non escludono che si possa arrivare al 6% – quasi un punto in più rispetto alle attese di inizio anno. Anche il Bot semestrale, collocato dal Tesoro lo scorso 23 febbraio ha raggiunto un ragguardevole rendimento del 3,051%, superiore alla media offerta dai conti deposito di pari durata in questo momento.
Ancora una volta, esporsi all’azionario quando si temono nel prossimo futuro nuove strette monetarie e possibili ripercussioni sulla crescita economica è una prospettiva meno seducente, quando i rendimenti dei titoli a breve termine è così invitante e poco rischioso. Sono considerazioni che si sono già tradotte in decisioni per molti investitori già dalla scorsa settimana: nei sette giorni al 22 febbraio i fondi azionari e obbligazionari Usa hanno subito deflussi netti per 6,88 e 1,67 miliardi rispettivamente, secondo Refinitiv Lipper. Ad aver guadagnato capitali, invece, sono stati i fondi monetari, con un afflusso settimanale da 541 milioni.
L’inflazione in Europa incoraggia un posizionamento difensivo
Il trend potrebbe invertirsi nel momento in cui dai dati dell’inflazione arriveranno segnali di rallentamento. Per ora, tuttavia, il film che gli investitori stanno osservando mostra l’esatto opposto. Il 1° marzo i dati sull’inflazione tedesca di febbraio hanno mostrato un’inaspettata accelerazione dal 9,2 al 9,3%, con un incremento dell’1% su base mensile. L’inflazione di fondo, che esclude anche l’andamento dei prezzi energetici, è aumentata dal 5,6 al 5,8%. Martedì, invece, la pubblicazione dei dati sull’inflazione francese e spagnola non avevano inviato segnali molto più rassicuranti: in Spagna l’inflazione di fondo ha raggiunto il massimo dal 1986, con un tasso del 6,1%. In Francia il dato generale ha toccato il 7,2% superando le attese degli analisti di due decimali.
Con queste premesse, le future mosse della Bce manterranno probabilmente l’impostazione falco: il rialzo previsto questo mese è di 50 punti base, un ritmo che potrebbe non rallentare ad aprile se l’inflazione di fondo dell’Eurozona non offrirà segnali di raffreddamento. E la preferenza per gli investimenti difensivi, in quel caso, potrà ancora durare.