Nel primo trimestre dell’anno la quota di imprese che rivela un deterioramento della situazione economica generale si è ridotta dal 61 al 45%
Volge al meglio il saldo negativo fra giudizi di miglioramento e peggioramento delle condizioni per investire, ritenute complessivamente meno sfavorevoli
Mentre i giudizi negativi sulla situazione economica generale si attenuano, le condizioni per investire sembrano diventare meno sfavorevoli. Almeno secondo le attese delle aziende italiane. Stando all’ultima indagine di Banca d’Italia, condotta tra il 25 febbraio e il 19 marzo sulle imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, il saldo fra chi si attende un incremento della spesa in tal senso e chi ne prevede una riduzione è aumentato di circa due punti percentuali. Eppure, l’incertezza continua a rappresentare il principale fattore di freno per l’attività dei prossimi mesi. Ma andiamo per gradi.
Nel primo trimestre dell’anno la quota di imprese che rivela un deterioramento della situazione economica generale si è ridotta dal 61 al 45%. Un’attenuazione che ha riguardato principalmente l’industria in senso stretto, che aveva espresso valutazioni meno sfavorevoli già in occasione della precedente rilevazione. I giudizi negativi si sono contratti anche in riferimento a un possibile peggioramento delle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, dal 36 al 19%, accompagnandosi a un miglioramento di quelli relativi alla domanda dei propri prodotti. A tal proposito, il saldo tra i giudizi di aumento e riduzione delle vendite complessive è tornato in territorio positivo per l’industria in senso stretto (dal -7,6% al 14,6%), per la prima volta dall’inizio della pandemia, mentre è migliorato per i servizi, sebbene ancora in territorio negativo (dal -22,2% al -12,5%).
Tra l’altro, come anticipato, “l’incertezza imputabile a fattori economici e politici continua a rappresentare il principale fattore di freno per l’attività nei prossimi mesi”, scrive
Bankitalia. La percentuale di imprese che dichiara di aver recuperato i livelli di attività pre-crisi, infatti, è rimasta sostanzialmente stabile al 25% mentre è cresciuta la quota di coloro che ritengono di non poterli più raggiungere (dal 6 all’8%). Chiudono il cerchio le imprese che affermano di poter tornare a quei valori di attività mediamente tra 16 mesi, quasi uno in più rispetto alla precedente rilevazione.
Condizioni per investire meno sfavorevoli
Intanto, a migliorare è anche il saldo negativo fra giudizi di miglioramento e peggioramento delle condizioni per investire, che sono ritenute complessivamente meno sfavorevoli (dal -16 al 6%). Parallelamente, il saldo tra chi prevede un incremento della spesa per investimenti e chi si attende una riduzione è cresciuto di circa due punti percentuali (a 11,6). Il saldo relativo al complesso del 2021 rispetto al 2020 , invece, “è cresciuto di quattro punti percentuali (a 14,4) rispetto alla precedente rilevazione, suggerendo una prosecuzione della dinamica positiva degli investimenti anche nella seconda parte dell’anno, sospinta dalle attese particolarmente favorevoli delle imprese dell’industria in senso stretto e delle costruzioni”, precisa l’istituto guidato da Ignazio Visco.
Anche le valutazioni sull’occupazione non sono da meno, con il saldo tra chi intende espandere il numero di addetti e chi si attende una contrazione che torna positivo per la prima volta dal quarto trimestre del 2019. Sia per l’industria in senso stretto che per i servizi. Quanto all’inflazione al consumo attesa, le aspettative sono impennate di otto e sette decimi di punto rispettivamente sugli orizzonti a sei e 12 mesi, di sei decimi a 24 mesi e di tre decimi nell’orizzonte compreso tra tre e cinque anni.
Nel primo trimestre dell’anno la quota di imprese che rivela un deterioramento della situazione economica generale si è ridotta dal 61 al 45%Volge al meglio il saldo negativo fra giudizi di miglioramento e peggioramento delle condizioni per investire, ritenute complessivamente meno sfavorevoli
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