Rivista al ribasso la crescita del prodotto interno lordo per l’anno in corso: dal +3,7% dello scenario pre-bellico a un intervallo compreso tra il +2,6% e il +3%
A crescere in questo contesto è il numero di imprese innovative, che raggiungono quota 15.695 pari al +52% rispetto al 2014
Massimo Deandreis, Srm: “Pur con le tante e ben conosciute difficoltà, esiste un Mezzogiorno che innova, produce e sa essere competitivo”
La crisi russo-ucraina ha aggravato le fragilità del contesto socieconomico italiano. Non lasciando immune il Mezzogiorno. Ma le imprese meridionali vantano oggi una maggiore capacità di innovazione, che potrebbe consentire loro non solo di azzerare lo storico gap con il resto del Paese ma anche di contribuire al suo rilancio.
Secondo l’ultimo Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno pubblicato da Srm (centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo) gli impatti diretti, indiretti e indotti dagli ultimi eventi hanno innescato una revisione al ribasso della crescita del prodotto interno lordo per l’anno in corso. Che, stando anche agli ultimi dati Istat al 1° trimestre, è scivolata dal +3,7% dello scenario pre-bellico a un intervallo compreso tra il +2,6% e il +3%. A livello nazionale si parla di una crescita che va dal +2,9% al +3,3% a fronte del +4,1% ante-guerra. Parallelamente, però, vola l’export: nei primi tre mesi dell’anno il Mezzogiorno registra un aumento del +26,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno contro il +22,6% a livello italiano.
A crescere in questo contesto è anche il numero delle imprese, che al mese di giugno registra un +0,7% a fronte del -0,1% della media nazionale. Si contano più di 170mila imprese giovanili (pari al 40% del dato italiano) con un tasso di imprenditorialità giovanile pari al 9,8% (contro l’8,3% in media in Italia). Spiccano anche le imprese innovative, che raggiungono quota 15.695 (pari al 17% del totale nazionale) in crescita di circa il +52% rispetto al 2014 a fronte del +34,3% della media italiana.
Il 49% delle aziende del Sud, inoltre, dichiara di aver investito nel triennio 2019-2021. Un dato che si confronta con il 41% in Italia. Il 43% delle imprese meridionali ha impegnato in tal senso oltre il 30% del fatturato nell’ultimo triennio, contro il 28% a livello nazionale. E cresce dal 60 al 63% anche chi ha investito più del 20% del fatturato. Guardando ai prossimi tre anni, invece, il 41% prevede di incrementare i propri investimenti nel digitale di almeno il 15% mentre il 34% farebbe lo stesso nella ricerca in collaborazione. Non manca infine chi inizia a percepire le potenzialità del Piano nazionale di ripresa e resilienza: il 57% delle aziende del Mezzogiorno si dichiara “abbastanza o molto informato” su questo tema, 12 punti percentuali in più rispetto all’indagine 2021.
“I dati dimostrano che esiste un Mezzogiorno che nonostante tutto è in grado di contribuire alla crescita del Paese”, osserva Paolo Scudieri, presidente di Srm. “L’attuale fase economica e politica evidenzia opportunità e minacce crescenti, rendendo ancor più necessario attuare le riforme e riuscire ad investire con efficacia le risorse a disposizione. È il momento di sfruttare tutte le opportunità che ci sono affinché il Mezzogiorno possa realmente iniziare un percorso di recupero dello storico gap con il resto di Italia e contribuire al rilancio dell’intero Paese”, conclude. “Competenze, connessioni logistiche e digitali, imprese competitive e strutturate rappresentano i fattori centrali per il rilancio”, aggiunge Massimo Deandreis, direttore generale di Srm. “E i numeri dimostrano che, pur con le tante e ben conosciute difficoltà, esiste anche un Mezzogiorno che innova, produce e sa essere competitivo”.