Non distante dal Louvre, dalla Fondation Cartier e dalla Bourse de Commerce del rivale di sempre di Arnault, François Pinault, l’immobile è in ideale dialogo con la Fondation Louis Vuitton dall’altro lato della città.
Negli ambienti comuni si possono ammirare infatti opere d’arte a profusione, sia di artisti emergenti che molto noti, come Sonia Delaunay, Ingrid Donat, Frank Gehry, per esempio. L’ariosità del bianco – dal latte al panna, virando a volte sul crema – domina gli ambienti, luminosi e rilassanti.
L’affaccio quasi integrale sulla Senna consente un dialogo fra il fiume e la piscina, vero fiore all’occhiello del lavoro di Peter Marino e della sua squadra di 600 professionisti: 30 metri che sembrano infiniti, l’acqua a moltiplicarsi con un soffitto di specchio e le linee ondulate dei mosaici sul fondo.
Le camere, suite incluse, sono solo 72, a partire da 1500 euro a notte. «Un numero volutamente ristretto», rivela Olivier Lefebvre, responsabile delle attività alberghiere, Lvmh Hotel Management, «in nome della privacy assoluta».
Riservatezza, che, prosegue il manager, è uno dei quattro pilastri del loro concetto di ospitalità; gli altri sono artigianalità, creatività, arte del ricevere. Quattro i ristoranti.
Dalle vetrinette dislocate nell’hotel occhieggiano, ça va sans dire, i prodotti dei brand della galassia Lvmh: gioielli Tiffany, profumi e cosmetici Dior, pelletteria.
La spa dello Cheval Blan Paris è inoltre tutta firmata Dior. Quale migliore occasione per promuoversi venendo pagati.