Mancata vendita della scultura di Alberto Giacometti da Sotheby’s: cosa è successo davvero
Che un Alberto Giacometti potesse rimanere invenduto nelle aste più importanti di stagione, sa quasi di distopia. Eppure è successo: nella serata del 13 maggio 2025, da Sotheby’s a New York si è consumato l’inatteso. La “Grande testa magra – Gran testa di Diego”, Grande tête mince (Grande tête de Diego) di Alberto Giacometti (1901-1966), valutata 70 milioni di dollari, non ha trovato acquirente, a dispetto della sua indiscutibile qualità e significato (è un ritratto del fratello gemello dello scultore, Diego, scultore e designer anch’egli) e della sua provenienza. A mettere in vendita l’opera infatti era l’erede di Sheldon Solow, notissimo collezionista. Dopo diverse offerte al rialzo, a partire da 59 milioni di dollari, la casa d’aste ha ritirato l’opera.

Alberto Giacometti, Grande tete mince (Grande tete de Diego), 1955. Foto cortesia di Sotheby's
Come mai si è giunti a un esito tanto disastroso? «Questo insuccesso può essere attribuito a una combinazione di fattori economici, strategici e psicologici che hanno influenzato il comportamento dei collezionisti», osserva la dottoressa Alessia Zorloni, PhD, autrice, docente e consulente, è specializzata nell’economia dell’arte e nel mercato dei beni di lusso.

Alessia Zorloni
Azzardo finanziario
Nonostante la quotazione decisamente “blue chip”, ovvero una base d’asta di 59 milioni di dollari e un prezzo stimato di vendita di 70 milioni, (1) l’opera non era accompagnata da alcuna garanzia finanziaria. In altre parole, «un accordo che assicura la vendita dell’opera a un prezzo minimo tramite un acquirente predefinito», spiega la dottoressa Zorloni. In un mercato incerto, quale è quello attuale, «l’assenza di tale garanzia può scoraggiare i potenziali acquirenti, aumentando il rischio percepito dell’investimento».
Prudenza dell’incertezza
In generale poi, «il mercato dell’arte di fascia alta ha mostrato segnali di rallentamento, con (2) i collezionisti più facoltosi che adottano un approccio più prudente a causa delle incertezze economiche globali». Ne discende che questo atteggiamento «ha portato a una diminuzione della competitività nelle aste per opere di alto valore».
Aspettative troppo elevate
Il terzo motivo sottostante al Giacometti invenduto riguarda per assurdo la provenienza dell’opera, oggi di proprietà della Soloviev Foundation e parte della prestigiosa collezione di Sheldon Solow. Prosegue l’esperta: «Sebbene questa provenienza aggiunga valore storico e culturale, potrebbe aver contribuito a fissare (3) aspettative di prezzo troppo elevate, non allineate con la domanda attuale del mercato».
Si conferma una particolarissima tendenza del mercato attuale
Nella stessa serata, (4) opere di valore inferiore hanno registrato performance migliori: «Ad esempio, una scultura più piccola di Giacometti (1954) è stata venduta per 6,9 milioni di dollari, superando la stima massima prevista. Questo indica che, in un contesto di incertezza economica, i collezionisti preferiscono investimenti meno rischiosi e più accessibili», confermando la tendenza collezionistica attuale che guarda con sempre maggior interesse alle opere con prezzi bassi o quantomeno non estremamente elevati.
Tendenza generale del mercato
Il fallimento della vendita dell’opera di Giacometti riflette (5) una tendenza più ampia nel mercato dell’arte. Ormai, «anche opere di artisti blue chip non sono immuni alle fluttuazioni economiche e alle dinamiche di domanda e offerta. In sintesi, la mancata vendita di Grande tête mince (Grande tête de Diego) è il risultato di una combinazione di fattori: un prezzo di partenza ambizioso senza garanzie, un clima economico incerto che induce cautela negli acquirenti, e una domanda più orientata verso opere di fascia media. Questo episodio sottolinea la necessità per le case d’asta di adattare le loro strategie alle condizioni mutevoli del mercato dell’arte».
Qualche numero al di là del Giacometti invenduto
La miglior vendita della serata si deve a Pablo Picasso e al suo Homme assis (1969), che ha raggiunto i 12,6 milioni di dollari a martello (15,1 milioni con le commissioni). Il risultato lo colloca pienamente nella forchetta di stima pre-asta (12 milioni – 18 milioni). il realizzo totale della serata per Sotheby’s è stato di 186,4 milioni di dollari.
I lotti complessivamente offerti sono stati 65. Poi ne sono stati ritirati 5 e venduti 50, per un tasso di vendita post ritiro pari a circa l’83%. I lotti con garanzie della casa (assicurazione per il venditore) sono stati 26, mentre quelli con garanzie di terzi (assicurazione per la casa d’aste) sono stati 24. Alla luce delle numerosissime garanzie della serata, il lotto della collezione Solow ha dunque scontato la sicumera della parte venditrice.
Domande frequenti su Giacometti invenduto: i 5 motivi del flop
La scultura "Grande testa magra – Gran testa di Diego", Grande tête mince (Grande tête de Diego) di Alberto Giacometti non è stata venduta all'asta di Sotheby's a New York.
La mancata vendita della scultura di Alberto Giacometti si è verificata durante la serata del 13 maggio 2025, presso Sotheby's a New York.
La scultura di Alberto Giacometti, "Grande testa magra – Gran testa di Diego", era valutata 70 milioni di dollari prima dell'asta.
No, l'articolo sottolinea che è quasi distopico che un'opera di Alberto Giacometti rimanga invenduta nelle aste più importanti.
L'articolo suggerisce che fattori come un azzardo finanziario, la prudenza dovuta all'incertezza e aspettative troppo elevate potrebbero aver contribuito alla mancata vendita.