Personaggio carismatico e anche controverso. Lo si poteva amare o detestare. Silvio Berlusconi ha caratterizzato gli ultimi decenni della Storia italiana, come imprenditore e come politico.
Lungi da questo articolo il giudicare l’uomo, le sue idee o il suo agire. Nel momento della sua scomparsa, vogliamo analizzare – con dovuta distanza e massima oggettività – la sua vita da imprenditore e trovare quegli insegnamenti positivi che, se portati in azienda, possono funzionare anche per altri.
I 6 punti chiave della sua ascesa
1) Diversificazione imprenditoriale
Dal calcestruzzo alla televisione, dallo sport all’editoria. Investimenti e assicurazioni. E tanto altro ancora. Se Silvio Berlusconi lascia con un patrimonio di 6,9 miliardi (è il 5° Paperone d’Italia), è anche per la sua capacità di diversificazione imprenditoriale. Silvio ha investito in diversi settori, fiutando ogni volta quello che al momento stava sviluppando un mercato profittevole.
Con il boom demografico degli anni Settanta in Italia c’era bisogno di nuove case? E allora lui si butta nell’immobiliare e costruisce Milano 2.
Nel 1982 l’Italia è Campione del Mondo di calcio e la gente impazzisce per il pallone? E allora lui acquista il Milan e in pochi anni lo trasforma nella squadra più vincente al mondo.
Anche la sua discesa politica è avvenuta nel momento più propizio: gli italiani cominciavano a essere stufi dei soliti partiti che dal Dopoguerra si erano succeduti senza proporre nuove idee; Berlusconi coglie l’opportunità e si presenta come un imprenditore che vuole governare l’Italia come se fosse una grande azienda. Qualcosa di innovativo e mai visto prima. Avere fiuto non è appannaggio di tutti, ma è una dote che si può allenare frequentando persone di successo e imparando dai migliori.
2) Pensare fuori dagli schemi
Per essere un buon imprenditore occorre sapere risolvere problemi dove gli altri trovano ostacoli.
Nel 1976 Berlusconi aveva fondato, insieme a Giacomo Properzj e Alceo Moretti l’emittente televisiva privata via cavo Telemilanocavo. In quegli anni i regolamenti concedevano alle tv private di trasmettere a livello regionale, ma non nazionale. Silvio allora si inventa quello che poi venne chiamato “il pizzone”: l’imprenditore milanese ingaggia Mike Bongiorno, uomo simbolo della Rai, e con lui come testimonial crea un network nazionale: si accorda con circa 50 emittenti private sparse in tutta Italia per far trasmettere, alla stessa ora, gli stessi programmi. Come? Con una cassetta registrata di programmi e spot che viene spedita a tutte le 50 emittenti giornalmente
Quest’idea fu propulsiva per cambiare i regolamenti e permettere così la nascita di televisioni private nazionali che potessero trasmettere anche via etere.
E questo è solo uno degli innumerevoli esempi della creatività di Berlusconi: pensare di realizzare idee in territori non esplorati, sviluppando il pensiero laterale.
3) Leadership umana
Lo abbiamo scritto: Berlusconi è stato un personaggio tanto amato quanto criticato. Ma è indubbio che chi lo ha amato gli è rimasto fedele a lungo. Pensiamo ad esempio ad Adriano Galliani, che ha iniziato con lui a Telemilanocavo nel lontano 1974, è stato amministratore delegato del Milan per un ventennio e lo ha seguito anche nella sua ultima scommessa sportiva, con il Monza Calcio. Ma potremmo citare anche lo stesso Mike Buongiorno, che con “La ruota della fortuna”, su Canale 5, ha condotto uno dei programmi più longevi della tv italiana (15 stagioni!).
Cosa ha permesso a Berlusconi di circondarsi di persone così fedeli? Sicuramente la sua attenzione al lato umano dei collaboratori. Sempre pronto ad ascoltare le loro esigenze, a gioire con loro nei momenti di successo, a gratificarli quando dovuto (così dicono loro). Questa è una dote in lui sicuramente naturale, ma che può essere sviluppata con la formazione o il coaching individuale.
4) Auto-ironia
Può capitare che le cose ogni tanto non si mettano per il verso giusto. Quando questo accade in azienda, l’imprenditore deve essere capace di comprendere quali dinamiche hanno portato al (momentaneo) fallimento. Ma un imprenditore che sa sorridere dei suoi errori o delle sue debolezze digerisce meglio la sconfitta (o le critiche) ed è anche più veloce a rialzarsi. Silvio ci ha abituato a fare dell’ironia (e dell’auto-ironia) uno dei suoi cavalli di battaglia. Forse non tutti ameranno le sue barzellette, ma non è da tutti prendersi in giro da soli. Si può essere autoironici se si ha grande fiducia in se stessi. E anche queta qualità si può sviluppare lavorandoci su.
5) Semplicità comunicativa
La comunicazione è un pilastro fondamentale per garantire ottimi rapporti umani. Silvio Berlusconi si è distinto per uno stile comunicativo molto particolare. Indimenticabile il suo “Mi consenta”, usato per confutare chi gli dava contro, ma sempre in modo rispettoso. O le sue metafore più popolari, molte delle quali legate al mondo del calcio, sua grande passione. E così, ad esempio, la sua candidatura politica è diventata uno “Scendere in campo”. Semplice, ma anche diretto e, in qualche modo, geniale. La possibilità di usare un linguaggio efficace, le metafore, la narrazione oramai sono alla portata di chiunque si viglia cimentare.
6) Pensare oltre (passaggio generazionale)
Più è grande il patrimonio, più è difficile organizzare il passaggio generazionale. Se si tratta di aziende, occorre assicurarsi che i figli siano preparati e amino continuare il percorso tracciato dal genitore. Silvio in questo si è mosso in anticipo.
Ha optato per la costituzione di diverse holding, cioè società per azioni, ciascuna delle quali incorpora un certo numero di sue aziende. E poi ha diviso le holding tra i figli. Ai due figli più grandi, Pier Silvio e Marina, è stato affidato il controllo delle società attive nel settore televisivo ed editoriale, mentre i tre figli più giovani si occuperanno delle altre società.
Berlusconi si è inoltre premurato di inserire i figli in azienda già da giovani, sotto la sua supervisione, per insegnare loro ogni cosa, formarli e verificare che fossero adatti a rivestire il ruolo destinatogli.
Sicuramente altri imprenditori e manager hanno già adottato alcune di queste strategie, ma mai nessuno tutte assieme e con cosi grandi risultati. Pensiamo ad esempio ai manager apicali che stanno per andare in pensione: il passaggio del testimone è sempre un tema difficile da gestire che crea non pochi grattacapi.
Se ogni imprenditore o manager tiene a mente questi punti, sia nella gestione a breve che a lungo termine, sicuramente farà della sua azienda una realtà ancora più solida.
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