I family office non sono solo strutture di gestione patrimoniale sofisticate, ma anche strumenti che le grandi famiglie imprenditoriali utilizzano per dare un’impronta concreta al proprio ruolo sociale, per esprimere il cosiddetto purpose (letteralmente, lo “scopo”). Raggiunti determinati livelli di patrimonio, lo “scopo” va oltre la pura e semplice massimizzazione dei ritorni attesi o dalla normale gestione finanziaria.
Ha approfondito questo aspetto l’ultima edizione dell’Osservatorio dedicato ai Family Office realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano. “Un purpose condiviso a livello familiare è particolarmente importante per mantenere una connessione tra i valori della famiglia e la volontà di creare impatto da parte del family office”, si legge nel rapporto realizzato in collaborazione con il Centro di Family Business Management della Libera Università di Bolzano, “il purpose permette di giustificare e dare senso a scelte che potrebbero non essere direttamente giustificabili sulla base di criteri puramente economici”.
L’impotanza di misurare l’impronta che si lascia sul mondo
Nell’ambito delle strategie di investimento motivate anche da scopi extra finanziari, i family office fanno uso della gran parte degli approcci green, con un predominio a sorpresa dell’impact investing, adottato dall’86% delle società intervistate. Da un certo punto di vista si tratta della scelta più coerente con la volontà di incidere concretamente sull’economia: l’impact investing, infatti prevede la misurazione degli effetti prodotti dall’investimento, che rappresenta una dimostrazione empirica del cambiamento. Questa forte popolarità dell’impact investing fra i family office è in aperto contrasto con i dati globali disponibili sugli asset in gestione nei vari approcci di investimento sostenibile. Secondo il rapporto 2020 della Global Sustainable Investment Alliance, l’impact investing rappresentava 212 miliardi di dollari in Europa, contro gli oltre 9.200 miliardi dell’approccio di esclusione (negative screening).
Oltre 8 family office su 10, comunque, fanno propri anche gli approcci selezione best-in-class e l’esclusione degli investimenti nei settori che non rispettano determinati criteri. Meno comuni, invece l’azionariato attivo, che prevede un diretto ruolo nelle decisioni dei board delle aziende investite (19%) e in parte anche l’integrazione dei fattori di sostenibilità economica, sociale e di governance (Esg).
La preferenza per l’impact investing trova una chiara motivazione quando si osservano le principali barriere che i family office descrivono nell’ambito dell’investimento responsabile: per il 93% degli uffici intervistati “la mancanza di criteri chiari e informazione per la misurazione dell’impatto” è la prima ragione per la quale si decide di lasciar perdere. “Infatti, in assenza di una misurazione solida e puntuale dell’impatto, diventa difficile dimostrare i risultati e l’efficacia di questo tipo di investimenti”, si spiega nel rapporto.
In oltre 8 casi su 10, poi, la principale barriera, che ostacola l’utilizzo di strategie di investimento sostenibile sta nello scarso impegno delle famiglie imprenditoriali di riferimento del family office. In circa un terzo dei casi il problema sta nella “scarsa comprensione” del tema da parte delle famiglie o il timore di ritorni più bassi rispetto ad altre asset class.
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I numeri dei family office in Italia
Secondo il censimento aggiornato della School of Management del Politecnico di Milano in Italia operano 107 single family office, oltre a 94 multi family office professionali e 18 organizzazioni di origine bancaria che offrono analoghi servizi strutturati rivolti a più famiglie. Poco più di un quarto dei family office che seguono una singola famiglia imprenditoriale sono stati costituiti per gestire gli asset ricavati dalla vendita di parte dell’azienda di famiglia (o altri eventi di liquidità). Nella gran parte dei casi il family office opera in parallelo con l’impresa famigliare.
I due servizi più comuni che i multi family office offrono ai loro clienti sono la gestione strategica degli asset (oltre 9 su 10) seguita dalla pianificazione successoria (eseguita da oltre 8 uffici su 10). Si tratta allo stesso tempo, dei due servizi che generano i maggiori ricavi per i family office, che si reggono per oltre il 43% sulla gestione degli asset e per quasi il 16% sulla pianificazione successoria. Anche se sono molto comuni anche i servizi di educazione degli eredi e l’opera di mediazione dei conflitti familiari il terzo servizio più remunerativo è la pianificazione fiscale, che pesa per oltre il 12% del valore aggiunto.
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