Le cinque maggiori banche italiane hanno realizzato 20,75 miliardi di utili nel 2023 e una larghissima parte di questi risultati torneranno nelle tasche degli azionisti sotto forma di dividendi e buyback nel corso di quest’anno solare.
Secondo le previsioni dei Cda, ancora soggette ad approvazione delle assemblee degli azionisti, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps offriranno una remunerazione combinata da 16,25 miliardi di euro, di cui 7,39 miliardi in dividendi e, per la parte restante, in riacquisti di azioni proprie.
Unicredit, come testimoniato dalla vampata del titolo azionario in seguito all'annuncio, giocherà la parte del leone con una distribuzione complessiva prevista da oltre 10 miliardi, suddivisa in 3 miliardi di dividendi relativi ai risultati del 2023, 4,2 miliardi di buyback ancora da eseguire per la distribuzione 2023, e altri 3 miliardi di previsto anticipo sui risultati che verranno realizzati quest'anno.
Intesa Sanpaolo, da parte sua, offrirà una remunerazione di 4,461 miliardi, conquistando una seconda posizione. Seguono a distanza Banco Bpm, Bper e Mps, che ha annunciato il ritorno alla distribuzione di dividendi dopo tredici anni.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Investire in titoli bancari: che tipo di caratteristiche offre questa scelta?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR
Il confronto su scala europea
Se si considerano i rendimenti relativi delle remunerazioni previste, Bank of America aveva sottolineato come Unicredit e Intesa Sanpaolo si posizionino nelle prime posizioni su scala europea.
Non tutti gli osservatori, tuttavia, sono particolarmente entusiasti di vedere payout così elevati. Una forte remunerazione degli azionisti, infatti, riduce le risorse a disposizione per nuovi investimenti. Le banche italiane, ha affermato il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani in una nota di analisi, “non devono limitarsi a remunerare gli azionisti con dividendi e buyback a pioggia”.
“L’alta qualità del portafoglio crediti e il tasso di decadimento dei prestiti più basso degli ultimi venti anni, insieme all’eccedenza di capitale”, ha proseguito, “rendono evidente che ci sono tutte le condizioni affinché le banche possano svolgere una funzione anticiclica a sostegno dell’economia italiana, in una fase in cui servono investimenti ingenti per assicurare la transizione ecologica dei sistemi produttivi”.