Si alza il faro sulla “direttiva case green” in vista del voto del Parlamento europeo. La Energy Performance of Buildings Directive (Epdb) dovrebbe, infatti, essere discussa tra l’11 e il 14 marzo.
La revisione della direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici
La revisione della direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Energy Performance of Building Directive), la cosiddetta “direttiva case green”, proposta dall’Esecutivo comunitario a dicembre 2021 con l’intento di riqualificare il patrimonio immobiliare dell’Unione, aveva destato moltissime critiche e condivisibili preoccupazioni.
Impatti della direttiva case green sulle classi E, F, G
Come si ricorderà, il testo approvato a marzo 2023 dal Parlamento europeo imponeva la ristrutturazione entro il 2033 di tutti gli edifici abitativi nelle classi E, F, G (in Italia ne abbiamo oltre 20 milioni dei quali 1,8 milioni in classe G, ovvero la peggiore), prevedendo per gli edifici residenziali, senza alcuna distinzione geografica o di contesto economico nazionale, il necessario raggiungimento della classe energetica E entro il 2030 e della classe energetica D entro il 2033.
Inoltre, da inizio 2026 tutti gli edifici pubblici (e dal 2028 i privati) di nuova costruzione avrebbero dovuto rientrare obbligatoriamente nella categoria Zeb, ovvero Zero Emission Buildings.
Una scure potenzialmente enorme e assai pericolosa per tutti: investitori, banche e soprattutto proprietari, che temevano (giustamente) un terremoto nel mercato (già in affanno con i problemi di crescita dei tassi e della congiuntura mondiale), un carico di costi enormi per scongiurare la polverizzazione dei valori e, nei casi peggiori, una sostanziale “incommerciabilità” degli immobili stessi.
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La bozza dell’accordo del 7 dicembre 2023 sulle case green, in vista della riunione di marzo 2024
Dopo un ultimo round di trattative del cosiddetto “trilogo” (Consiglio Ue, Parlamento, Commissione) – forse anche grazie al vento delle prossime elezioni – lo scorso 15 gennaio la commissione Itre (Industria, ricerca, telecomunicazioni ed energia) del Parlamento europeo ha approvato a maggioranza la bozza di accordo Energy performance of buildings directive (Epbd) raggiunto il 7 dicembre 2023.
Il nuovo testo, che ora passa all’esame della plenaria per la votazione definitiva attesa tra l’11 e il 14 marzo 2024, contiene una cornice normativa certamente più ragionevole, con requisiti di adeguamento energetico meno stringenti e con una maggiore flessibilità per tutti i Paesi membri.
Revisione dell’articolo chiave: l’articolo 9
Lo snodo si è avuto con la revisione del passaggio più rilevante della direttiva, l’articolo 9, che stabilisce appunto il percorso di rinnovamento degli edifici residenziali.
In particolare, se nella stesura precedente della norma venivano indicati dei requisiti stringenti per i singoli edifici senza alcun margine discrezionale nazionale, ora ciascun Paese membro dovrà definire dei piani per la riduzione dei consumi del proprio patrimonio edilizio residenziale con l’obiettivo di avere un patrimonio edilizio a zero emissioni entro il 2050, operando con interventi normativi nazionali basati sulle medie di consumo energetico e non più sulla classe di efficienza dei singoli edifici.
Per gli edifici residenziali esistenti, dunque, i Paesi membri – in base al loro sistema nazionale di classi energetiche che dovranno essere armonizzate a livello europeo (processo quantomai ambizioso) – dovranno stabilire standard minimi di prestazione energetica basandosi su una “traiettoria nazionale” calcolata sul consumo medio di energia dell’intero parco edilizio residenziale nel periodo dal 2025 al 2050.
Ciascun Paese sarà poi libero di scegliere quali edifici prendere in considerazione e quali misure adottare. Gli Stati membri avranno la possibilità di esentare da tali obblighi determinate categorie di immobili residenziali e non residenziali, compresi gli edifici storici o le case di vacanza.
Abbandono dei combustibili fossili e incentivi
L’altro grande capitolo riguarda l’abbandono dei combustibili fossili, a partire dalle caldaie a gas metano, nelle abitazioni. La data entro la quale arrivare al bando completo è stata spostata in avanti, dal 2035 al 2040. Inoltre, se gli incentivi fiscali per tali impianti saranno cancellati a partire dal 2025, è stato esplicitamente stabilito che sarà possibile dare incentivi ai sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore.
Conclusioni e prospettive
Pare dunque che il buonsenso abbia prevalso, anche se per dare un giudizio complessivo e articolato (e tirare un respiro di sollievo) dobbiamo comunque aspettare il testo definitivo che verrà approvato.