Secondo un’analisi di Standard & Poor’s, il cambiamento climatico rischia di bruciare fino al 4,4% del pil mondiale all’anno
Lo scorso anno i sussidi per i combustibili fossili hanno superato la cifra record di 7mila miliardi di dollari
Haefele: “Al di là dei mercati pubblici, gli investitori possono cogliere le opportunità della disruption energetica nei mercati privati”
I drammatici effetti del cambiamento climatico rischiano di bruciare il 4,4% del prodotto interno lordo mondiale all’anno. Una prospettiva che potrebbe materializzarsi entro il 2050, se non si riuscisse a contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C. E che metterà a dura prova soprattutto i paesi a basso reddito, esposti in modo sproporzionato alla crisi climatica e meno in grado di prevenire perdite permanenti, secondo uno studio condotto da Standard & Poor’s e diffuso alla vigilia della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in calendario a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.
“Gli scienziati avvertono che non stiamo facendo abbastanza per evitare i peggiori effetti del riscaldamento globale”, dichiara Mark Haefele, chief investment officer di Ubs global wealth management. “Un punto chiave dell’agenda è la proposta di triplicare la spesa per le energie rinnovabili e raddoppiare i risparmi energetici entro il prossimo decennio. Tuttavia, dopo l’impennata dei prezzi dell’energia dello scorso anno, i governi hanno continuato a concentrarsi sul miglioramento dell’accessibilità, dell’affidabilità e della resilienza delle forniture energetiche”. Il rimedio immediato, continua Haefele, è stato un incremento del consumo di carbone. Secondo una recente analisi del Fondo monetario internazionale, lo scorso anno i sussidi per i combustibili fossili hanno superato la cifra record di 7mila miliardi di dollari, pari al 7,1% del pil globale, ovvero più di quanto i governi spendono ogni anno per istruzione (4,3%) e sanità (10,9%).
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“Per raggiungere gli obiettivi di net zero (termine con il quale si indica una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra il più vicino possibile allo zero, ndr) sarà necessario adottare tecnologie verdi e investire nella produzione di energia, nelle infrastrutture energetiche, nei trasporti, nell’industria, negli edifici e nei sistemi di riscaldamento e raffreddamento”, dice Haefele. Osservando come gli investitori potranno trarre a loro volta beneficio dall’esposizione a una serie di questi temi, date le diverse fasi di sviluppo nei vari paesi e settori. “La capacità solare globale è destinata a triplicare nei prossimi anni, aumentando la quota delle rinnovabili nel mix energetico globale”, spiega l’esperto, evidenziando come la quota delle rinnovabili nella produzione di elettricità sia già salita dal 20 al 30% nell’ultimo decennio.
“Chi investe può cogliere l’opportunità del solare attraverso un’esposizione diversificata alle tecnologie verdi, un’esposizione a lungo termine alla catena del valore dell’efficienza energetica o un’esposizione più concentrata alle soluzioni energetiche intelligenti”, suggerisce Haefele. “Prevediamo che i veicoli elettrici (compresi quelli a batteria e quelli ibridi) rappresenteranno circa il 30% delle vendite globali di auto entro il 2025 e oltre il 60% entro il 2030. La loro catena del valore è parte integrante dei temi di investimento greentech, specie in Asia e in Europa”. La decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento di edifici e fabbriche, continua Haefele, richiederà una forte enfasi sugli investimenti in efficienza energetica. “Per questo motivo, riteniamo che gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico guadagneranno terreno, con una crescente attenzione al problema da parte di governi, aziende, investitori e consumatori”, dichiara l’esperto. Poi conclude: “Al di là dei mercati pubblici, gli investitori possono cogliere le opportunità della disruption energetica nei mercati privati, tra cui lo sviluppo di infrastrutture rinnovabili, l’efficienza energetica e le soluzioni di economia circolare. Queste opportunità, tuttavia, sono adatte solo agli investitori in grado e disposti a tollerare una liquidità inferiore e altri rischi”.