Mentre il mercato continuava a soffrire per l’aumento dell’inflazione e i continui rialzi dei tassi, gli investitori hanno potuto contare su un faro luminoso in mezzo alla tempesta, una classe di investimento che ha continuato a registrare una crescita degli utili e rendimenti azionari solidi: quella delle infrastrutture.
Ferrovie, strade e aeroporti rappresentano oggi la spina dorsale della società moderna. Anche in un momento di ristrettezza economica, i consumatori possono tagliare gli acquisti superflui, ma non possono tenere le luci spente ed evitare l’autostrada.
Proprio per la loro centralità, agli inizi del 2000 le infrastrutture si sono promosse come un’offerta autonoma e da allora sono cresciute fino a diventare una vera e propria asset class, che rappresenta circa il 2% delle allocazioni azionarie globali.
Investire in infrastrutture: buona scelta contro la volatilità
Ad oggi sono ancora pochi gli investitori che guardano al di là dei classici investimenti sul debito e sull’azionario, ignorando le grandi opportunità che si trovano oltre a queste asset class. Il mondo delle infrastrutture, chiaramente con un’analisi precisa e accurata sui singoli titoli, è in grado di offrire rendimenti a bassa volatilità e superiori all’inflazione, ponendosi quindi come un ottimo mezzo di diversificazione.
Secondo Bertrand Cliquet, Portfolio Manager di Lazard Asset Management, gli asset infrastrutturali, quindi dagli aeroporti ai servizi di pubblica utilità, sono resi più stabili dai pagamenti dei contratti da parte dei clienti. “Proprio per questo offrono una potenziale copertura dell’inflazione, resilienza degli utili e diversificazione”.
In un contesto inflazionistico come quello attuale, dove l’inflazione è diminuita rispetto ai picchi toccati tra il 2021 e il 2022 ma rimane ancora superiore ai livelli pre-pandemici, le infrastrutture possono giocare un ruolo chiave nei portafogli. Questo non significa che tutte le società in questo settore siano uguali: il grado di protezione potenziale dall’inflazione varia significativamente a seconda della società scelta, per questo la selezione è fondamentale.
“In base alle nostre analisi – spiega l’esperto – meno del 25% delle società infrastrutturali quotate può potenzialmente offrire una vera protezione dall’inflazione. All’interno di questo 25%, il livello di protezione varia. Alcune hanno una protezione esplicita dall’inflazione, mentre altre hanno una protezione implicita dall’inflazione”.
Infrastrutture e inflazione: dove guardare
Il mondo sembra diviso a metà se si guarda al settore delle infrastrutture. Da una parta i servizi di pubblica utilità, gli aeroporti e le strade a pedaggio in Europa, incluso il Regno Unito, e in Australia hanno un collegamento diretto ed esplicito con l’inflazione. Ovvero, i contratti su questi beni legano i pagamenti direttamente al tasso di inflazione. Negli Stati Uniti, invece, la situazione è ben diversa. I rendimenti delle utility, delle ferrovie e dell’infrastruttura di comunicazione sono implicitamente legati all’inflazione. Questo significa che i livelli di guadagno vengono fissati dalle autorità di regolamentazione in base a ipotesi di tassi di interesse a lungo termine.
In generale, tra i vari comparti del settore delle infrastrutture, le strade a pedaggio sembrano un chiaro esempio di protezione dell’inflazione incorporata nei guadagni. Infatti, le concessioni di questo tipo di strade sono semplici e trasparenti: il proprietario di una concessione, questa dura tra i 20 e i 50 anni, richiede il pagamento di pedaggi in cambio della costruzione e della manutenzione della strada. Questo settore gode, inoltre, di una domanda altamente anelastica, infatti come detto prima, i consumatori possono tagliare le spese discrezionali, ma continuano a viaggiare in auto.
In un momento di alta volatilità, le infrastrutture rappresentano una buona opzione anche perché hanno registrato basse correlazioni di rendimento con la maggior parte delle altre classi di attività, oltre ad una volatilità minore rispetto ai mercati azionari.
Osservando, ad esempio, l’indice MSCI World Infrastructure, questo ha dimostrato un rischio inferiore rispetto all’indice azionario globale.
Insomma, guardando agli ultimi anni, il settore delle infrastrutture ha svolto un ruolo fondamentale nei portafogli nel caso di mercati ribassisti, catturando solo il 57% del drawdown nei mesi negativi, godendo poi del 77% dei rendimenti nei mesi positivi.
“Le infrastrutture quotate possono potenzialmente fornire un legame contrattuale in termini di liquidità, rendimenti stabili attraverso i cicli economici, un basso rischio di perdita di capitale, “cedole crescenti” grazie alla crescita degli utili reali e, infine, vantaggi di diversificazione grazie alla bassa volatilità e alle basse correlazioni con altre classi di attività”, conclude Cliquet.
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