Anche se il dibattito sul possibile divieto alle retrocessioni nella consulenza finanziaria è entrato nel vivo solo da pochi mesi, le associazioni bancarie di Francia, Italia e Spagna si sono mosse con grande anticipo per portare dati a favore del modello di business predominante in Europa. E’ quanto testimonia uno studio realizzato dalla società di consulenza Kpmg su mandato di 17 associazioni, fra cui Abi, Assogestioni, Assoreti e Assosim. Lo studio, completato nel novembre 2021, è stato pubblicato da Kpmg in Francia solo lo scorso 28 febbraio ed è stato citato dalle varie associazioni per mostrare le criticità emerse nei due Paesi, Olanda e Regno Unito, in cui l’unico modo di ottenere consulenza finanziaria è attraverso il pagamento diretto di una parcella da parte del cliente.
Lo studio Kpmg conclude che, per i clienti che desiderino avere accesso alla consulenza finanziaria, il costo complessivo dei fondi, una volta sommato a quello del servizio di consulenza, non cambia molto fra il modello a parcella e quello basato sulle commissioni. Tuttavia, l’accesso al confronto umano con un professionista viene di fatto precluso per i portafogli più piccoli, in particolare sotto i 50-100euro, nel modello a parcella britannico. Il costo della tariffa diventa troppo oneroso, infatti, quando le cifre in gioco sono basse. Al contrario, il pagamento dilazionato e incorporato nel costo dei fondi, permette anche ai clienti più piccoli di avere a disposizione un consulente nel modello predominante in Italia e nel resto d’Europa.
La questione è di grande attualità , in quanto la commissaria europea ai Servizi finanziari, Mairead McGuinness, si è espressa a favore del divieto europeo alle retrocessioni. Ovvero, al meccanismo che retribuisce in parte la consulenza finanziaria attraverso il trasferimento indiretto di una parte dei costi di gestione che il cliente versa alla società di gestione. Trattandosi di un pagamento indiretto, una consistente percentuale dei clienti non è consapevole di pagare il proprio consulente, nonostante le informative obbligatorie che debbono rendere nota la presenza di questo accordo.
L’argomento dei sostenitori dell’abolizione del divieto è che il modello a parcella è più trasparente (il cliente non può non sapere quanto paga il consulente), ma anche meno costoso. Uno studio fatto realizzare dalla Commissione europea aveva messo in evidenza come i fondi d’investimento che prevedono un accordo di retrocessione fossero mediamente più costosi del 24-26%. Perciò, la commissaria McGuinness aveva sostenuto che abolire il fenomeno alla radice come avvenuto in Olanda e Regno Unito potrebbe ridurre i costi a carico degli investitori europei.
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Consulenza finanziaria, costi a confronto
Lo studio di Kpmg si è incaricato di dimostrare che, nei casi in cui si passa da un modello di consulenza basato sulle commissioni a quello basato sulle parcelle i costi non diminuiscono – a meno di non rinunciare al consulente finanziario.
“Gli strumenti finanziari del modello basato sulle commissioni non sono più costosi se si considerano la consulenza e gli altri servizi inclusi nel loro prezzo”, ha affermato Kpmg, “le critiche rivolte in questa direzione, secondo cui i prodotti del modello basato sulle commissioni sono troppo costosi, derivano generalmente da un confronto con gli Etf. Tale confronto potrebbe essere fuorviante, in quanto non tiene conto del costo dei servizi connessi al modello basato sulle commissioni, come la consulenza sugli investimenti”.
Di fatto, per i piccoli clienti il risparmio si verificherebbe ricorrendo a forme di investimento autonome o di mera esecuzione ordini, che permetterebbero di fare leva sui costi più bassi dei prodotti e tralasciando il servizio di consulenza. Ad esempio, i servizi di robo advisory che costruiscono allocazioni di portafoglio sulla base di questionari, tipicamente con fondi a basso costo. Del resto, la consulenza a parcella non ha sostituito il modello basato su retrocessioni neanche in Olanda e Regno Unito, dove si è affermato proprio un modello di esecuzione degli ordini finanziari basati su criteri di adeguatezza, privo di servizio di consulenza. La consulenza fee only, anche in quei Paesi, è rivolta a una clientela mediamente più facoltosa e con esigenze più sofisticate.
Al di là delle conseguenze per gli investitori finali, perdere buona parte dei piccoli clienti attualmente seguiti dai consulenti finanziari tradizionali avrebbe anche un contraccolpo importante sui ricavi delle banche, come aveva messo in luce un precedente rapporto di Mediobanca.
Nella fascia più abbiente, allora, qual è il confronto in termini di costi fra consulenza a parcella e basata su retrocessioni?
Il confronto più realistico, fra quelli elaborati da Kpmg, è quello fra un portafoglio bilanciato di fondi comuni nei modelli basati su commissioni, con la sua controparte basata su Etf nei modelli a parcella. Di fatto, questa è la situazione che si configura più di frequente: gli Etf costituiscono la base dei portafogli costruiti dai consulenti fee only, sono fondi meno cari, ma al loro costo va aggiunto quello relativo alla parcella del consulente, che fa lievitare il costo totale del possesso (Tco). Com’è possibile osservare nel dettaglio della tabella, il costo complessivo del portafoglio bilanciato nella media di Italia, Spagna e Francia, dopo cinque anni, è dell’1,6% annuo. Nel modello britannico a parcella si sale all’1,7%, mentre in quello olandese si scende a 1,43%.
Un aspetto da considerare è che il trattamento fiscale del pagamento delle parcelle, non essendo incorporato nella performance dei fondi, ma pagato a parte è soggetto a Iva e potrebbe generare costi aggiuntivi a seconda delle varie giurisdizioni.
Quanto costa il consulente e la distribuzione dei fondi da parte della banca
Ma esattamente quanti costi aggiunge la retrocessione a quello che è il solo costo del prodotto? O meglio: la banca e il consulente finanziario quanto trattengono delle commissioni complessive che il cliente versa? Secondo lo studio di Kpmg, la media di Italia, Francia e Spagna indica che, sul 2,04% di costi complessivi annui per cinque anni di possesso di un fondo azionario, oltre la metà (1,07%) retribuisce il servizio di distribuzione/consulenza. In un portafoglio 100.000 euro questo si traduce, in oltre mille euro all’anno di costi che vengono ripartiti fra banca e consulente e che vengono sottratti dalla performance del prodotto. I costi di distribuzione scendono allo 0,9% per i fondi bilanciati e allo 0,61% per gli obbligazionari.