Cosa sono le fondazioni d’arte e come si finanziano
Come si finanziano le fondazioni è la prima domanda da porsi pensando alla loro sopravvivenza. Le fondazioni sono uno degli strumenti utilizzati per costituire i musei privati da parte di collezionisti mecenati che hanno l’urgenza di una condivisione pubblica della loro raccolta di arte. In altri casi le fondazioni sono utilizzate per realizzare progetti culturali e per la valorizzazione di beni storici anche di proprietà pubblica.
Le fondazioni sono oggi enti del terzo settore (ETS) che si collocano tra il pubblico e il privato e si caratterizzano per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale di interesse generale e per l’assenza di scopo di lucro. L’aspetto finanziario rappresenta una peculiarità.
Il caso Made in Cloister su come si finanziano le fondazioni
Questi enti, infatti, nella migliore delle ipotesi ricevono i fondi apportati dal fondatore. In altri casi l’apporto del fondatore è solo iniziale e poi si ricorre a diverse forme di finanziamento. “Fin dal principio la fondazione ha puntato a realizzare un modello auto-sostenibile e riproducibile”, afferma Eleonora De Blasio, direttrice di Made in Cloister, fondazione privata costituita nel 2012 con lo scopo di restaurare il chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello a Napoli. È stata una delle prime fondazioni in Italia ad utilizzare la piattaforma di crowdfunding Kickstarter per il finanziamento di parte del restauro del chiostro, restituendo così lo spazio alla comunità. “Altre fonti di ricavi più tradizionali sono i contributi regionali e statali, principalmente nella forma di bandi pubblici, le partnership con aziende private su progetti culturali, le donazioni, anche attraverso la piattaforma ArtBonus, la biglietteria e il bar/ristorante”, prosegue Eleonora De Blasio.
Come guadagnano le fondazioni?
Le entrate delle fondazioni, infatti, derivano da attività non commerciali e commerciali. Tra le prime rientrano quelle provenienti dall’attività istituzionale di “interesse generale” purché se svolte dietro versamento di corrispettivi questi non superino di oltre il 6% i relativi costi per ciascun periodo d’imposta e per non oltre tre periodi d’imposta consecutivi. Altre entrate sono costituite dai contributi, dalle sovvenzioni, dalle liberalità, o attraverso i fondi pervenuti a seguito di raccolte pubbliche effettuate occasionalmente anche mediante offerte di beni di modico valore, in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione. Le entrate commerciali invece derivano da attività secondarie e strumentali rispetto a quelle istituzionali.
Tali attività si considerano secondarie qualora i relativi ricavi non siano superiori: al 30% delle entrate complessive dell’ente, ovvero al 66% dei costi complessivi dell’ente e consentano alla fondazione di avere altre entrate, comunque, da reimpiegare nell’ente per raggiungere lo scopo generale. Le fondazioni, infatti, non possono distribuire utili che devono essere reinvestiti nell’ente. “Un‘altra parte importante degli introiti di Made in Cloister, infatti, è il progetto Bottega in cui il bookshop museale, oltre ai cataloghi d’arte e al merchandising, produce delle linee di oggetti a cavallo tra arte e design in edizioni limitate realizzate dagli artisti in residenza con gli artigiani e che vengono distribuiti anche su shop online specifici. Inoltre, le sponsorizzazioni tecniche con aziende di produzione sono alla base di molti dei progetti essendo l’attività principale della Fondazione la produzione”, conclude Eleonora De Blasio.
Le agevolazioni fiscali per le fondazioni d’arte
Può essere utile per sapere come si finanziano le fondazioni anche rilevare che altre entrate possono pervenire alle fondazioni anche da contributi sotto forma di benefici fiscali. In primo luogo, i contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi possono destinare il cinque per mille in sede di dichiarazione a favore dell’ente che intendono sostenere a cui si aggiungono detrazioni Irpef, deduzioni dal reddito imponibile e crediti di imposta per coloro che effettuano donazioni agli ETS. Le elargizioni devono essere esclusivamente destinate allo svolgimento delle attività istituzionali (non commerciali). Ancora, non si applicano le imposte di successione e di donazione per i trasferimenti a favore dell’ente con applicazione in misura fissa delle imposte di registro, ipotecarie e catastali e l’esenzione da bollo e altri tributi minori.
Le erogazioni liberali
Una fondazione privata poi che gestisce un “istituto e luogo della cultura pubblico”, le cui collezioni siano di proprietà pubblica, può ricevere erogazioni liberali con l’Art bonus per il sostegno dell’attività svolta quando sia costituita per iniziativa di soggetti pubblici (e mantenga una maggioranza pubblica dei soci e partecipanti). Si tratta di un credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura di appartenenza pubblica.
In capo alla fondazione si verifica l’esenzione dall’Imu per gli immobili posseduti e utilizzati dagli Ets destinati esclusivamente ai relativi scopi istituzionali non commerciali. L’esenzione dall’imposta sugli intrattenimenti per le attività ricreative svolte in via occasionale o in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione, previa comunicazione preventiva alla Siae. È previsto poi un regime specifico per la determinazione del reddito, avente carattere opzionale, per le attività commerciali eventualmente svolte, in modo non prevalente o secondario, dagli enti di natura non commerciale basato su diversi coefficienti che si applicano, a scaglioni, sull’ammontare dei ricavi derivanti dalle prestazioni di servizi o cessioni di beni.
Le fondazioni infine possono poi concludere delle apposite convenzioni con gli enti amministrativi territoriali per la gestione di spazi pubblici di interesse culturale e artistico e per l’inserimento nei circuiti dei musei civici. Altre convenzioni possono essere stipulate con il MiBACT e con la Soprintendenza per gli stessi fini.