Chi ama l’arte ha appuntamenti precisi e immancabili che scandiscono il tempo come le stagioni. Solo il disastro planetario che ha sconvolto le nostre vite poteva anche scompigliare le abitudini, a dire il vero un po’ eccessive, di collezionisti e addetti ai lavori, sempre in moto per il globo tra mostre, fiere e aste.
Dopo più di un anno di appuntamenti “bidimensionali”, questa settimana New York ci ha ridato gioia e leggerezza. Le aste sono tornate più vivaci che mai, proponendo capolavori straordinari e quello che il mondo dell’arte ha chiamato “il duello dei Basquiat” tra Sotheby’s e Christie’s, vinto da quest’ultima con l’opera “In this case”, venduta per $93milioni.
Sfogliando i cataloghi della 21st Century Evening Sale si constata come un profondo cambiamento di gusto sia in atto. Accanto ai “classici”, Gerhard Richter, Damien Hirst e Louise Bourgeois, compaiono artisti, come Lynette Yiadom-Boakye, (Diplomacy III – $1.95 milioni), El Anatsui (New Layout – $1.95milioni) e l’NFT di Larva Labs “9 Cryptopunks: 2, 532, 58, 30, 635, 602, 768, 603 and 757” ($16,9milioni, da una stima di $7milioni-$9milioni).
Cindy Sherman, “Clowns” Untitled, 2004
Quello che fa riflettere però, è che tra i 39 lotti offerti nella 21st Century Sale di Christie’s e i 34 della Contemporary Art Auction di Sotheby’s, solo due fotografie si sono aggiudicate un posto tra gli “dei dell’Olimpo” dell’asta serale di New York. Una dell’artista multimediale Richard Prince e l’altra della fotografa americana Cindy Sherman.
Cindy Sherman Untitled #150, 1985, (125x168cm), Christies, New York, 11 Maggio 2021
Tratta dalla serie “Fairy Tales “, ispirata al lato oscuro nascosto nelle fiabe dei bambini, l’immagine della Sherman “Untitled #150”, è stata venduta per $525,000. Seducente ma inquietante, realizzata nel 1985 in 6 esemplari, rappresenta una strana creatura, dallo sguardo ambiguo e la pelle imperlata di sudore che si accarezza la lingua palesemente finta. La sua presenza incombe e domina dall’alto le minuscole figure sullo sfondo, forse la sua preda. Un’immagine grottesca, tra l’incubo e la stranezza di certi racconti popolari e fiabeschi.
Fotografa e regista americana, nata nel 1954, Cindy Sherman è sempre la protagonista delle sue immagini. Trasformandosi ogni volta in un personaggio diverso, lavora sull’identità e sul potere degli stereotipi. Il suo, non è solo un travestimento, è una messa in scena minuziosamente costruita, una performance in cui l’artista interpreta ogni volta un ruolo studiato in ogni minimo dettaglio.
Le opere sono sempre senza titolo per non dare alcun contenuto descrittivo all’immagine, ma il suo lavoro è scandito da temi ricorrenti e serie caratterizzanti: “Hollywood”, “Clowns”, “History Portraits”, “Sex Pictures”, “Society Ladies” e molte altre.
Cindy Sherman, (B1954) Untitled, 1981, Christie’s New York 11, Maggio 2011
La donna e la complessità della condizione umana sono al centro della sua riflessione artistica. Con trucchi, parrucche, costumi e travestimenti, Cindy Sherman recita i ruoli che la vita impone, mettendoli platealmente davanti alla macchina fotografica, perfettamente in posa. Una parodia caricaturale degli archetipi di cui siamo succubi. Una riflessione su ciò che sembra e ciò che appare, sulla delusione dei sogni non realizzati, sull’ideale di bellezza infranto dal tempo che passa, sulla fragilità e la solitudine. Uno sguardo distaccato che osserva dal di fuori una scena surreale di cui siamo noi stessi i protagonisti. Il risultato è raramente divertente, più spesso appare scioccante, commovente, o inquietante.
Cindy Sherman, Untilted Film Stils #3, 1977
Di tutti i suoi lavori, “Untitled Film Stills”, realizzato appena arrivata a New York nel 1977, è il più sorprendente. Una serie di 70 fotografie in bianco e nero, di piccolo formato, in cui l’artista interpreta i ruoli e i modelli femminili degli anni ’50. La sequenza, vista dal vivo, ricorda una serie di fotogrammi del cinema muto, intrigante e piena di fascino. Un’imitazione delle immagini del cinema hollywoodiano con citazioni al neorealismo italiano, alle atmosfere di Hitchcock, alla gestualità di Greta Garbo. Una serie iconica per la storia della fotografia che rappresenta anche il record per l’artista. L’edizione 4/10 di “Untitled Film Still #2,”, composta da 21 fotografie, è stata venduta in asta a New York nel 2014 a $6,770,000.
Come Richard Prince, Cindy Sherman parte dal fotogramma per la sua narrazione e anche lei riflette sull’immagine stereotipata dei media. La fotografia per loro non è descrizione, ma riflessione. L’ultimo atto di un processo artistico e di una messa in scena.
Quello che è difficile comprendere è come esista ancora una distinzione tra fotografia e pittura, come siano ancora pochi gli artisti che riescono ad accedere con le loro immagini alle “Evening Sale” dell’arte contemporanea, alle collezioni dei grandi musei e alle esposizioni nelle più importanti gallerie internazionali. Un direttore di un grande museo un giorno mi ha detto: speriamo che prima o poi la fotografia non sia sempre relegata negli angoli bui dei musei, tra le uscite di sicurezza e i bagni. Speriamo.
Cindy Sherman, Untitled #465, 2008
Chi ama l’arte ha appuntamenti precisi e immancabili che scandiscono il tempo come le stagioni. Solo il disastro planetario che ha sconvolto le nostre vite poteva anche scompigliare le abitudini, a dire il vero un po’ eccessive, di collezionisti e addetti ai lavori, sempre in moto per il globo tra m…